Gennaro Francione: Il giudice Fausto e l'avvocato Mefisto

MEFISTO:Chi tosto giudica, tosto si pente.

FAUSTO:

Lo so, lo so. Ma qua il giudizio val poco. L’avvocato Mefisto è qui e vuole corrompermi. E’ una realtà.

MEFISTO:

Lei è anziano, caro giudice. Parte da quella sete di giustizia antichissima, mitologica ed espressa già in letteratura da Esiodo, Camus, Dostojewskji, Flaubert. E faccio nomi a caso ma precisi... Dimentica un altro dilemma vecchio quanto il mondo. (Indicando la statua) Se Temi sia dea o bagascia...

FAUSTO(girando per la scena):

Il giudice è come un topo. Si aggira tra le carte, ricolme d’inchiostro sbiadito, simili a fogne di papiro, sentina di tutti i peggiori vizi del mondo. Carte umide, polverose, grondanti di sangue di cristiani, là tra foto orribili di sgozzati, corpi squartati, abbruciati per renderli irriconoscibili e intrasportabili sinanche all’inferno. Vi sono corpi che non si ricomporranno nel giorno del Giudizio Finale tanto sono decomposti, ibridati, sclerotizzati, sventrati, schiacciati.

MEFISTO:

Lei non è mai sceso nel male fino in fondo, dottor Fausto. Ma ora ha intrapreso la via giusta... Corrotto è una parola che morde le viscere di una persona onesta. Ma all’origine non era così cattivo, il Verbo. Derivava da corruptio, era il degradarsi stesso della materia. Tutta la materia naufraga dolcemente nell’entropia, là dove tutta l’energia si esaurisce. Nella notte del tempo si conoscerà tutta la verità. Vuole aspettare così tanto per riscoprire la corruzione primordiale?

FAUSTO:

Basta, basta. Capisco la sua strategia. Vuole prendermi per la gola, riarsa dalla mia sete di conoscenza. Mi lasci crepare nel mio deserto senz’acqua, nella mia cecità di giudice col paraocchi della legge.

MEFISTO:

Non si butti giù così con la sua falsa modestia. Lei è un giudice, la longa manus del numinoso. E allora compia il suo dovere di conoscenza totale. Pensi. Lei toccherà il fondo, esaminerà il vero male, conoscerà da uomo globale i sentieri dell’autentica giustizia.

FAUSTO:

No, no, no. La conoscenza totale non può percorrere i sentieri del male...

MEFISTO(indica col dito a 180° la povertà della casa, con aria di profondo disprezzo):

Male? Guardi la trappola tribunalizia in cui l’hanno incastrata. Lei che si crede libero, è peggio di uno schiavo. (Pausa)Cos’ha ottenuto con la sua onestà? A voi giudici dovrebbero pagarvi a peso d’oro!

[Deposito SIAE 12.12.1994, tratto dal copione teatrale disponibile sul sito di Gruppo Teatro Tempo: http://www.gttempo.it]