Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) - IL PUGNALE ALATO E ALTRI RACCONTI
La luna rossa di Meru
«Ecco che arrivate al punto! A tutto quello che la gente non può e non vuole capire. Tutte le religioni sono una cosa sola, dice Lady Mounteagle. Ma davvero, per Giove! lo vi dico che alcune sono così diverse che l’uomo migliore di una fede sarà un insensibile, mentre il peggiore di un’altra sarà un individuo pieno di delicatezza. Vi ho detto che non amo il potere spirituale, perché l’accento cade sulla parola potere. Non dico che il Maestro ruberebbe un rubino, molto probabilmente non lo farebbe; molto probabilmente, penserebbe che non valga la pena di rubarlo. La sua personale tentazione non sarebbe di rubare gioielli, piuttosto di attribuirsi il credito di miracoli che non gli appartengono più che i gioielli. E a questo genere di tentazione verso questo genere di furto che oggi ha ceduto. Voleva farci credere di avere meravigliosi poteri mentali capaci di far volare un oggetto materiale nello spazio; e anche quando non l’ha fatto, ci ha permesso di credere il contrario. Di certo, nella sua mente non si è affacciata, prima di tutto, la questione della proprietà privata. La questione non gli si sarebbe presentata nella forma: "Devo rubare questo ciottolo?" ma solo nella forma: "Potrei fare svanire un ciottolo e trasferirlo su una montagna lontana?". La questione di chi fosse il proprietario del ciottolo gli sarebbe sembrata di scarsa pertinenza. E’ questo che intendo, quando dico che le religioni sono diverse. Lui è molto fiero di avere quelli che definisce poteri spirituali. Ma ciò che definisce spirituale non coincide con ciò che noi definiamo morale. Significa, piuttosto, mentale, nel senso del potere esercitato dalla mente sulla materia: il mago che controlla gli elementi. Ora, noi siamo diversi, anche quando non siamo migliori, anche quando siamo peggiori. Noi, i cui padri, perlomeno, erano cristiani, noi, che siamo cresciuti sotto quegli archi medievali, anche se li addobbiamo con tutti i demoni dell’Asia, noi conosciamo un’ambizione e una vergogna esattamente opposte. Saremmo divorati dall’ansia, all’idea che qualcuno pensasse a noi come agli autori di un furto. Lui, viceversa, era ansioso di far credere a tutti di averlo commesso, anche se non l’aveva commesso. Di fatto, ha rubato il credito del furto. Mentre noi eravamo tutti protesi a scrollarci di dosso il crimine come un serpente, lui, in realtà, l’attirava a sé come un incantatore di serpenti. Ma i serpenti non sono animaletti domestici in questo paese! Qui le tradizioni del cristianesimo si rivelano all’istante, a una prova del genere. Guardate il vecchio Mounteagle, per esempio! Ah, potrete essere orientale ed esoterico quanto volete, e portare un turbante e una veste lunga e vivere solo per i messaggi dei Mahatma, ma se vi rubano un pezzo di sasso in casa, e i vostri amici sono sospettati, fate presto a scoprire di essere un comune gentiluomo inglese coinvolto in un pasticcio. Il vero responsabile del furto non avrebbe mai voluto che pensassimo a lui come al responsabile, perché anche lui era un gentiluomo inglese. E persino qualcosa di molto meglio: un ladro cristiano. Spero, e credo, un ladro pentito.»
[Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003, pp. 354-355].
La luna rossa di Meru
«Ecco che arrivate al punto! A tutto quello che la gente non può e non vuole capire. Tutte le religioni sono una cosa sola, dice Lady Mounteagle. Ma davvero, per Giove! lo vi dico che alcune sono così diverse che l’uomo migliore di una fede sarà un insensibile, mentre il peggiore di un’altra sarà un individuo pieno di delicatezza. Vi ho detto che non amo il potere spirituale, perché l’accento cade sulla parola potere. Non dico che il Maestro ruberebbe un rubino, molto probabilmente non lo farebbe; molto probabilmente, penserebbe che non valga la pena di rubarlo. La sua personale tentazione non sarebbe di rubare gioielli, piuttosto di attribuirsi il credito di miracoli che non gli appartengono più che i gioielli. E a questo genere di tentazione verso questo genere di furto che oggi ha ceduto. Voleva farci credere di avere meravigliosi poteri mentali capaci di far volare un oggetto materiale nello spazio; e anche quando non l’ha fatto, ci ha permesso di credere il contrario. Di certo, nella sua mente non si è affacciata, prima di tutto, la questione della proprietà privata. La questione non gli si sarebbe presentata nella forma: "Devo rubare questo ciottolo?" ma solo nella forma: "Potrei fare svanire un ciottolo e trasferirlo su una montagna lontana?". La questione di chi fosse il proprietario del ciottolo gli sarebbe sembrata di scarsa pertinenza. E’ questo che intendo, quando dico che le religioni sono diverse. Lui è molto fiero di avere quelli che definisce poteri spirituali. Ma ciò che definisce spirituale non coincide con ciò che noi definiamo morale. Significa, piuttosto, mentale, nel senso del potere esercitato dalla mente sulla materia: il mago che controlla gli elementi. Ora, noi siamo diversi, anche quando non siamo migliori, anche quando siamo peggiori. Noi, i cui padri, perlomeno, erano cristiani, noi, che siamo cresciuti sotto quegli archi medievali, anche se li addobbiamo con tutti i demoni dell’Asia, noi conosciamo un’ambizione e una vergogna esattamente opposte. Saremmo divorati dall’ansia, all’idea che qualcuno pensasse a noi come agli autori di un furto. Lui, viceversa, era ansioso di far credere a tutti di averlo commesso, anche se non l’aveva commesso. Di fatto, ha rubato il credito del furto. Mentre noi eravamo tutti protesi a scrollarci di dosso il crimine come un serpente, lui, in realtà, l’attirava a sé come un incantatore di serpenti. Ma i serpenti non sono animaletti domestici in questo paese! Qui le tradizioni del cristianesimo si rivelano all’istante, a una prova del genere. Guardate il vecchio Mounteagle, per esempio! Ah, potrete essere orientale ed esoterico quanto volete, e portare un turbante e una veste lunga e vivere solo per i messaggi dei Mahatma, ma se vi rubano un pezzo di sasso in casa, e i vostri amici sono sospettati, fate presto a scoprire di essere un comune gentiluomo inglese coinvolto in un pasticcio. Il vero responsabile del furto non avrebbe mai voluto che pensassimo a lui come al responsabile, perché anche lui era un gentiluomo inglese. E persino qualcosa di molto meglio: un ladro cristiano. Spero, e credo, un ladro pentito.»
[Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003, pp. 354-355].