Giovanni Ricci: Incubo interregno alla corte dei duchi d'Este

Giovanni Ricci: Incubo interregno alla corte dei duchi d'Este
Giovanni Ricci: Incubo interregno alla corte dei duchi d'Este

Ben più che per i re di Francia, gli interregni erano un incubo per i duchi d'Este nel cui ambiente il tanatologo Giraldi operava. Come sappiamo, formalmente Ferrara apparteneva al Patrimonio di San Pietro. Per parte sua, la magistratura ferrarese dei Savi ricorreva alla finzione giuridica della dedizione spontanea della città al suo signore. La prassi risaliva all'insediamento del marchese Obizzo II nel 1264 e, nella sua ambiguità, manteneva una facciata di delega popolare. Roma ratificava a posteriori la scelta dei Savi, che guarda caso cadeva sempre sull'erede designato dal signore defunto. E dopo abile contrattazione per stabilire il prezzo, Roma concedeva all'Estense il titolo di vicario apostolico. Il balletto formalistico poteva celare fatti politici differenziati, a seconda della maggiore o minore forza negoziale dei contraenti. La dipendenza dal vero titolare della sovranità, il Papato, comunque c'era, e andava misurata. Di conseguenza i tempi della transizione si allungavano, mettendo in luce la fragilità un po' umiliante del potere estense, in quanto  semplice potere delegato.

[Giovanni Ricci, I giovani, i morti, Il Mulino, 2007, pp. 163-164]