“L’avvocato”. Rapporti coi giudici: sospetti reciproci

L’aneddotica relativa ad avventure di avvocati alle prese con loro clienti per via dei quattrini è assai abbondante, soprattutto in un certo settore penale. All’avvocato palermitano Pierfranco Buonocore avvenne una volta di difendere un borsaiolo contro promessa di pagamento a processo terminato. Pronunciata dal giudice la sentenza d’assoluzione, il borsaiolo sussurrò in un orecchio di Buonocore: “Avvocato, il primo colpo è suo”. Tre giorni dopo, poco prima di mezzanotte, Buonocore sentì bussare alla porta. Il borsaiolo entrò e, porgendo nelle mani dell’avvocato un portafoglio gonfio, esclamò: “Avvocato, ci si serva!” Dice Buonocore: “Il portafoglio era ancora caldo. Sentii un filo di nausea”. Cacciato con il suo portafogli, il giorno seguente il borsaiolo spedì un vaglia all’avvocato che lo aveva difeso. Era di trentacinque mila lire. Nell’apposito spazio c’era scritto: Non avrò più bisogno della sua opera”.
[Egisto Corradi: L’avvocato, Vallecchi Editore, 1966, pp.278]
Cortese segnalazione dell’Avv. Barbara Urbini