“L’avvocato”. Rapporti coi giudici: sospetti reciproci

Chiunque abbia avuto occasione di frequentare aule giudiziarie di paesi anglosassoni avrà osservato, per comparazione, come nelle aule giudiziarie latine, e italiane in ispecie, la pratica formalistica dell’ossequio ai giudici raggiunga gradi quasi grotteschi. Si parla di ossequio formalistico, si badi; e non di giusto rispetto. “ C’è la tendenza a un grande rispetto verso i giudici da parte degli avvocati – ci dice ancora l’avvocato Mario Livi. – Ora, ai giudici va sì il rispetto, ma non l’ossequio! L’avvocato deve dire tutto ciò che deve e reputa necessario dire; e dirlo senza riguardi. Oggi tra avvocati e magistrati c’è troppa dimestichezza. Gli uni e gli altri vanno a spasso insieme e insieme a divertirsi. Questo è un errore. È difficile reagire contro un amico. Bisogna che tra giudici e avvocati vi siano normali rapporti di cortesia. E non l’esasperato ossequio, come ho detto”. “L’esasperato ossequio” c’è spesso, anche se non sempre.
[Egisto Corradi: L’avvocato, Vallecchi Editore, 1966, pp.264]
Cortese segnalazione dell’Avv. Barbara Urbini