“L’avvocato”. Rapporti coi giudici: sospetti reciproci

“L’avvocato”. Rapporti coi giudici: sospetti reciproci
“L’avvocato”. Rapporti coi giudici: sospetti reciproci

“La parte più nobile e difficile e spesso eroica della funzione del giudice – scriveva Giuseppe Maranini sul Corriere della Sera del 10 novembre 1963 – non ha rilievo, rimane segreta nel profondo della coscienza; non serve per la carriera. Per la carriera serve piuttosto il favore dei “superiori”, l’amicizia dell’avvocato potente e politicante, l’orpello della sentenza inzeppata di inutile dottrina. Ma questo non serve per la giustizia”. Per la giustizia serve anche poco che una sentenza, magari “inzeppata di inutile dottrina”, venga pubblicata su una delle moltissime riviste giuridiche che escono attualmente in Italia favorendo la vanità o la carriera di un giudice. D’altra parte, come abbiamo accennato le reazioni dei giudici di fronte ad avvocati in qualche modo “potenti” sono spesso tutt’altre da quelle desiderate da quei clienti che avevano loro maliziosamente affidato le loro cause.

[Egisto Corradi: L’avvocato, Vallecchi Editore, 1966, pp.263]

 

Cortese segnalazione dell’Avv. Barbara Urbini