“L’avvocato”. Rapporti coi giudici: sospetti reciproci

“Il giudice che dirige il dibattito – ha scritto il penalista Achille Battaglia – ha già affrontato e risolto per suo conto, prima dell’udienza, il delicato processo di ricerca della verità. Crede di averla definitivamente conquistata studiando gli atti dell’inquisizione scritta; e non può consentire che il difensore rimetta tutto in discussione o quanto meno, è naturale che gli resista e che consideri il suo sforzo come un attentato alla verità e alla giustizia. Nel processo accusatorio, il presidente è collocato al di sopra delle parti e della loro contesa dialettica; non prende parte alle indagini e assiste come spettatore alla ricerca di una verità che ancora non conosce. Nel nostro processo il presidente dirige la prova: ma non può fare a meno di dirigerla verso la verità che egli ritiene di già conoscere. È personalmente interessato – nella sfera più alta e più nobile della sua persona – a impedire con ogni mezzo qualsiasi possibile deviazione. Perciò il difensore è un avversario naturale a cui non si possono concedere eccessive libertà; perciò necessita infrenarlo e correggerlo; perciò il nostro magistrato ha bisogno di avere in mano anche la ferula del precettore…”.
[Egisto Corradi: L’avvocato, Vallecchi Editore, 1966, pp.262]
Cortese segnalazione dell’Avv. Barbara Urbini