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L’etichetta alla corte di Versailles

La penna d’oca del re
L’etichetta alla corte di Versailles
L’etichetta alla corte di Versailles

Nel 1673 l’avventuriero Primi Visconti tentò di entrare a corte come indovino. Gli sottoposero una lettera, perché ne indovinasse l’autore. Era una lettera del re. Primi, che era stato informato per settimane sui segreti di corte dal Gran Priore dell’Ordine di Malta, disse che la lettera era di un vecchio strozzino. Tutti inorridiscono; solo il re sorrise. La lettera in realtà era stata vergata dal ricco e avarissimo presidente Rose, segretario di gabinetto del sovrano, che godeva del privilegio della plume, la penna d’oca del re, il diritto cioè di contraffare la scrittura di Luigi XIV. Così iniziò la carriera di Primi.

“Avere la penna d’oca del re significava essere pubblico falsario, e fare per mestiere quello che a qualsiasi altro costerebbe la vita”. Rose aveva la Plume perché era, dei quattro segretari, quello con più anzianità; ma non vergava mai la firma Louis. “La sua penna d’oca lo aveva tenuto a contatto col re, e al corrente di questioni ignorate dai ministri”; perché il segretario di gabinetto che ha la penna d’oca ne ha tutte le funzioni, gli altri nessuna, a parte le entrate.

 

[Daria Galateria: L’etichetta alla corte di Versailles, Sellerio editore Palermo, p.233]