Loredana Chines: Il dominio della parola

Nella Bologna della grande tradizione glossatoria giuridica la parola si impone molto presto nella sua evidenza visiva; trovano luogo infatti nella mis en page del volume manoscritto (o della pecia universitaria) relazione grafiche e proporzionali tra autore e glossa, fra testo e paratesto. Relazioni grafiche che sono anche, necessariamente, semantiche e stabiliscono rimandi, gerarchie, con il progressivo affermarsi delle auctorites dei commentatori sui verba degli autori, aprendo gradatamente la via a quella centralità della parola letteraria e all’importanza dell’interpres che troverà compiuta maturazione nella stagione del commento umanistico, tra XV e XVI secolo tra i cui prodromi si collocano fin dai tempi del soggiorno del Petrarca nello studio bolognese.Il giovane Francesco, come è noto, mandato dal padre insieme al fratello Gherardo a studiare diritto, disertava le aule dei famosi giuristi (Pietro de’ Cerniti ad esempio) per seguire le lezioni su Ovidio di Giovanni del Virgilio, quell’Ovidio delle metamorfosi o “in maiori” che avrà tanto rilievo nella sua personale mitopoiesi letteraria e iconografica dei tempi a venire e potremmo dire nel’idea stessa, archetipica della narrazione metamorfica di tanta letteratura posteriore.

[Loredana Chines, Il dominio della parola tra filologia, poesia e immagine nell’umanesimo bolognese, in Crocevia e capitale della migrazione artistica: forestieri a Bologna e bolognesi nel mondo (secoli XV e XVI), a cura di Sabine Frommel, Bononia University Press, 2010, pp.25-26]