Marta Guerra: Leon Battista Alberti a Bologna

Che cosa conosciamo allora degli anni universitari del giovane Battista?Le prime informazioni giungono a noi dalla Vita latina dell’Alberti (di controversa attribuzione), la cui ultima edizione è stata congedata nel 1972 da Riccardo Fubini e Anna Menci Gallorini sulla rivista «Rinascimento».

Il testo informa che l’Alberti studiò per qualche anno, a partire dal 1424, il diritto sia canonico che civile, senza specificare tuttavia in quale città e presso quale Studio. Il rigore della disciplina giuridica, che esige applicazione continua e sforzo mnemonico, non giovò tuttavia alla salute di Alberti - racconta la Vita - ed egli per la fatica dello studio si ammalò, per giunta non ricevendo assistenza dai parenti, indifferenti e crudeli. Fu durante la convalescenza che egli compose la sua prima pagina di letterato, la Philodoxeos fabula, la quale, appartenendo al genere ameno della commedia, gli apportò perlomeno il conforto ristoratore della letteratura.

Proseguiti dopo la prima infermità gli studi di legge, di nuovo Alberti, per giunta povero, si ammalò, e questa volta più gravemente. I medici gli proibirono categorici le fatiche della giurisprudenza e così il Nostro, non rassegnato in nessun modo ad abbandonare gli studi, decise di dedicarsi a materie meno faticose e meno mnemoniche, come la filosofia e le arti matematiche.

Secondo la Vita ci troviamo a questo punto nel 1428. Altre notizie sugli studi bolognesi di Alberti emergono dalle opere dell’umanista stesso: nel Commentarium preposto alla seconda edizione della Philodoxeos fabula Alberti afferma di avere composto la commedia a Bologna, dove si trovava per studiare diritto canonico già al momento della morte del padre avvenuta il 28 maggio 1421, e, oltre a trattare del difficile rappono coi parenti (così come nelle Intercenali Erimna e Pupillus), afferma di essersi laureato, descrivendo poi una festa di laurea nel De commodis litterarum atque incommodis, opera composta appena dopo avere lasciato Bologna e gli studi di legge.

Anche un documento archivistico conferma la presenza di Alberti «studente in diritto canonico» in città, poiché, in data Il maggio 1426, il notaio bolognese Rolando Castellani, a conclusione di un doppio rogito, che riguardava l’acquisto di una casa e l’enfiteusi di un’altra, annotò, come d’uso, i nomi dei contraenti, tra cui il cugino di Battista Antonio di Ricciardo, e, come già si ricordava, i nomi dei testimoni, tra cui Bertoldo di Bivigliano Alberti e Battista in persona. Di Battista il rogito afferma che era studente in diritto canonico e che abitava, così come il cugino Antonio, sotto la parrocchia di Sant’Agata (ben identificabile con l’odierna piazzetta del Francia).

Insomma, se anche non possediamo la laurea di Alberti (di cui tanto si è andati in cerca non solo negli archivi bolognesi ma anche in quelli delle città limitrofe, come Ferrara), è certo che egli avesse frequentato la facoltà di giurisprudenza a Bologna: e se poi non bastassero le testimonianze autobiografiche o il suddetto atto notarile, si potrebbe notare, con Mariangela Regoliosi, quale accurata conoscenza delle formule della questio medievale trapeli dalle pagine del De commodis o, si potrebbe aggiungere, con lo storico del diritto Giovanni Rossi, che la preparazione in diritto canonico fu certamente presupposta dalla successiva carriera curiale dell’Alberti.

Egli fu peraltro autore di un trattatello specificamente dedicato al tema della giustizia, il De iure (composto proprio a Bologna nel 1437 e dedicato al giurista Francesco Coppini da Prato) ove - spiega ancora Rossi - Alberti si distacca dalla giurisprudenza medievale, per riallacciarsi, da vero umanista, alle fonti classiche, soprattutto ciceroniane, del diritto.

Potrebbe verosimilmente essere accaduto - ed è un’ipotesi ancora di Rossi - che Battista, iniziati gli studi in utroque iure, abbandonasse il diritto civile per proseguire il solo diritto canonico, anche in considerazione della propria debolezza fisica e dei problemi di salute.

Potrebbe anche essere accaduto che Alberti avesse completato il cursus studiorum senza conseguire la laurea: nell’università medievale i due momenti potevano non accompagnarsi, sia perché era possibile esercitare la professione anche con la sola frequenza degli esami (è il caso per esempio del giurista Antonio Pratovecchi che insegnò all’università con successo fin dal 1410, laureandosi solo nel 1424), sia perché la cerimonia di laurea era un costo non facilmente sostenibile: e al proposito si legga quanto Anna Laura Trombetti Budriesi scrive nel 1988 sull’esame di laurea presso lo Studio bolognese (in «Studi e Memorie per la storia dell’Università di Bologna»).

Comunque stiano le cose, certo è che a Bologna Alberti da un lato ebbe legami familiari, dall’altro frequentò un ambiente culturalmente ricco: insegnavano presso lo Studio giuristi del calibro di Paolo di Castro, Graziolo Accarisi, Floriano da San Pietro, Antonio Pratovecchi e Marco Canetoli, o umanisti come Giovanni Aurispa, Gasparino Barzizza e Francesco Filelfo, e vi soggiornavano letterati di fama, come il Panormita, che nel 1425 a Bologna pubblicò la raccolta poetica Ermaphroditus (il cui carme I 19 è dedicato a Battista), o Tommaso Parentucelli da Sarzana, futuro pontefice col nome di Niccolò V, o il cardinale Niccolò Albergati, umanista e mecenate. Né si dimentichino altre figure di spicco nel panorama cittadino come Bornio da Sala o Carlo Ghisilieri.

[Marta Guerra, La formazione di Leon Battista Alberti a Bologna, in Crocevia e capitale della migrazione artistica: forestieri a Bologna e bolognesi nel mondo (secoli XV e XVI), a cura di Sabine Frommel, Bononia University Press, 2010, pp.39-40]

Che cosa conosciamo allora degli anni universitari del giovane Battista?Le prime informazioni giungono a noi dalla Vita latina dell’Alberti (di controversa attribuzione), la cui ultima edizione è stata congedata nel 1972 da Riccardo Fubini e Anna Menci Gallorini sulla rivista «Rinascimento».

Il testo informa che l’Alberti studiò per qualche anno, a partire dal 1424, il diritto sia canonico che civile, senza specificare tuttavia in quale città e presso quale Studio. Il rigore della disciplina giuridica, che esige applicazione continua e sforzo mnemonico, non giovò tuttavia alla salute di Alberti - racconta la Vita - ed egli per la fatica dello studio si ammalò, per giunta non ricevendo assistenza dai parenti, indifferenti e crudeli. Fu durante la convalescenza che egli compose la sua prima pagina di letterato, la Philodoxeos fabula, la quale, appartenendo al genere ameno della commedia, gli apportò perlomeno il conforto ristoratore della letteratura.

Proseguiti dopo la prima infermità gli studi di legge, di nuovo Alberti, per giunta povero, si ammalò, e questa volta più gravemente. I medici gli proibirono categorici le fatiche della giurisprudenza e così il Nostro, non rassegnato in nessun modo ad abbandonare gli studi, decise di dedicarsi a materie meno faticose e meno mnemoniche, come la filosofia e le arti matematiche.

Secondo la Vita ci troviamo a questo punto nel 1428. Altre notizie sugli studi bolognesi di Alberti emergono dalle opere dell’umanista stesso: nel Commentarium preposto alla seconda edizione della Philodoxeos fabula Alberti afferma di avere composto la commedia a Bologna, dove si trovava per studiare diritto canonico già al momento della morte del padre avvenuta il 28 maggio 1421, e, oltre a trattare del difficile rappono coi parenti (così come nelle Intercenali Erimna e Pupillus), afferma di essersi laureato, descrivendo poi una festa di laurea nel De commodis litterarum atque incommodis, opera composta appena dopo avere lasciato Bologna e gli studi di legge.

Anche un documento archivistico conferma la presenza di Alberti «studente in diritto canonico» in città, poiché, in data Il maggio 1426, il notaio bolognese Rolando Castellani, a conclusione di un doppio rogito, che riguardava l’acquisto di una casa e l’enfiteusi di un’altra, annotò, come d’uso, i nomi dei contraenti, tra cui il cugino di Battista Antonio di Ricciardo, e, come già si ricordava, i nomi dei testimoni, tra cui Bertoldo di Bivigliano Alberti e Battista in persona. Di Battista il rogito afferma che era studente in diritto canonico e che abitava, così come il cugino Antonio, sotto la parrocchia di Sant’Agata (ben identificabile con l’odierna piazzetta del Francia).

Insomma, se anche non possediamo la laurea di Alberti (di cui tanto si è andati in cerca non solo negli archivi bolognesi ma anche in quelli delle città limitrofe, come Ferrara), è certo che egli avesse frequentato la facoltà di giurisprudenza a Bologna: e se poi non bastassero le testimonianze autobiografiche o il suddetto atto notarile, si potrebbe notare, con Mariangela Regoliosi, quale accurata conoscenza delle formule della questio medievale trapeli dalle pagine del De commodis o, si potrebbe aggiungere, con lo storico del diritto Giovanni Rossi, che la preparazione in diritto canonico fu certamente presupposta dalla successiva carriera curiale dell’Alberti.

Egli fu peraltro autore di un trattatello specificamente dedicato al tema della giustizia, il De iure (composto proprio a Bologna nel 1437 e dedicato al giurista Francesco Coppini da Prato) ove - spiega ancora Rossi - Alberti si distacca dalla giurisprudenza medievale, per riallacciarsi, da vero umanista, alle fonti classiche, soprattutto ciceroniane, del diritto.

Potrebbe verosimilmente essere accaduto - ed è un’ipotesi ancora di Rossi - che Battista, iniziati gli studi in utroque iure, abbandonasse il diritto civile per proseguire il solo diritto canonico, anche in considerazione della propria debolezza fisica e dei problemi di salute.

Potrebbe anche essere accaduto che Alberti avesse completato il cursus studiorum senza conseguire la laurea: nell’università medievale i due momenti potevano non accompagnarsi, sia perché era possibile esercitare la professione anche con la sola frequenza degli esami (è il caso per esempio del giurista Antonio Pratovecchi che insegnò all’università con successo fin dal 1410, laureandosi solo nel 1424), sia perché la cerimonia di laurea era un costo non facilmente sostenibile: e al proposito si legga quanto Anna Laura Trombetti Budriesi scrive nel 1988 sull’esame di laurea presso lo Studio bolognese (in «Studi e Memorie per la storia dell’Università di Bologna»).

Comunque stiano le cose, certo è che a Bologna Alberti da un lato ebbe legami familiari, dall’altro frequentò un ambiente culturalmente ricco: insegnavano presso lo Studio giuristi del calibro di Paolo di Castro, Graziolo Accarisi, Floriano da San Pietro, Antonio Pratovecchi e Marco Canetoli, o umanisti come Giovanni Aurispa, Gasparino Barzizza e Francesco Filelfo, e vi soggiornavano letterati di fama, come il Panormita, che nel 1425 a Bologna pubblicò la raccolta poetica Ermaphroditus (il cui carme I 19 è dedicato a Battista), o Tommaso Parentucelli da Sarzana, futuro pontefice col nome di Niccolò V, o il cardinale Niccolò Albergati, umanista e mecenate. Né si dimentichino altre figure di spicco nel panorama cittadino come Bornio da Sala o Carlo Ghisilieri.

[Marta Guerra, La formazione di Leon Battista Alberti a Bologna, in Crocevia e capitale della migrazione artistica: forestieri a Bologna e bolognesi nel mondo (secoli XV e XVI), a cura di Sabine Frommel, Bononia University Press, 2010, pp.39-40]