Michel Pastoureau MEDIOEVO SIMBOLICO
All’inizio del 1386, a Falaise, in Normandia, ebbe luogo un avvenimento per lo meno insolito. Una scrofa di circa tre anni, vestita in abiti da uomo, fu trascinata da una giumenta dalla piazza del castello fino al sobborgo di Guibray, dove era stato sistemato un patibolo sul luogo in cui si teneva la fiera. Là, di fronte ad una folla eterogenea, composta dal visconte di Falaise e dai suoi servitori, dagli abitanti della città, dai contadini venuti dalla campagna circostante e da una moltitudine di maiali, il boia mutilò la scrofa mozzandole il grugno e tagliandole una coscia. Poi, dopo averla agghindata con una specie di maschera a figura umana, la appese per i garretti posteriori a una forca di legno appositamente predisposta, abbandonandola in questa posizione fino a che non sopravvenne la morte. Che arrivò forse rapidamente perché fiotti di sangue colavano dalle ferite dell’animale. Ma lo spettacolo tuttavia non finì qui. Venne richiamata la giumenta e la carcassa della scrofa, dopo un finto strangolamento, fu legata ad un graticcio affinché il rituale infamante della berlina potesse ricominciare. Infine, dopo parecchi giri di piazza, i resti più o meno smembrati del povero animale furono posti sul rogo e bruciati. Ignoriamo cosa si fece delle sue ceneri, ma sappiamo che qualche tempo dopo, su richiesta del visconte di Falaise, venne realizzata nella chiesa della Santa Trinità una grande pittura murale per conservare memoria dell’avvenimento.
Insolito, tale avvenimento lo è a più di un titolo. Il travestimento da uomo della scrofa, le mutilazioni corporali, la duplice berlina rituale e, soprattutto, la presenza dei congeneri suini sul luogo del supplizio, tutto ciò è veramente eccezionale. Ciò che forse lo è meno, invece, in questa fine del XIV secolo, è l’esecuzione pubblica di un animale che, avendo commesso un crimine o un mesfet grave, compare di fronte a un tribunale, viene giudicato e quindi condannato a morte da una autorità laica. Tale fu il caso della scrofa di Falaise, colpevole di avere ucciso un lattante; il suo processo, diversamente da molti altri, ha lasciato qualche traccia negli archivi.
Sono infatti i documenti degli archivi giudiziari a permetterci il più delle volte di prendere conoscenza di queste strane cerimonie. E, ancor più del racconto (rarissimo) dell’esecuzione, o del testo della sentenza che la impone, sono le semplici menzioni contabili che mettono lo storico sulle tracce di tali processi.
[Traduzione di Renato Riccardi, Editori Laterza, Bari, 2007, pp. 26-27]
All’inizio del 1386, a Falaise, in Normandia, ebbe luogo un avvenimento per lo meno insolito. Una scrofa di circa tre anni, vestita in abiti da uomo, fu trascinata da una giumenta dalla piazza del castello fino al sobborgo di Guibray, dove era stato sistemato un patibolo sul luogo in cui si teneva la fiera. Là, di fronte ad una folla eterogenea, composta dal visconte di Falaise e dai suoi servitori, dagli abitanti della città, dai contadini venuti dalla campagna circostante e da una moltitudine di maiali, il boia mutilò la scrofa mozzandole il grugno e tagliandole una coscia. Poi, dopo averla agghindata con una specie di maschera a figura umana, la appese per i garretti posteriori a una forca di legno appositamente predisposta, abbandonandola in questa posizione fino a che non sopravvenne la morte. Che arrivò forse rapidamente perché fiotti di sangue colavano dalle ferite dell’animale. Ma lo spettacolo tuttavia non finì qui. Venne richiamata la giumenta e la carcassa della scrofa, dopo un finto strangolamento, fu legata ad un graticcio affinché il rituale infamante della berlina potesse ricominciare. Infine, dopo parecchi giri di piazza, i resti più o meno smembrati del povero animale furono posti sul rogo e bruciati. Ignoriamo cosa si fece delle sue ceneri, ma sappiamo che qualche tempo dopo, su richiesta del visconte di Falaise, venne realizzata nella chiesa della Santa Trinità una grande pittura murale per conservare memoria dell’avvenimento.
Insolito, tale avvenimento lo è a più di un titolo. Il travestimento da uomo della scrofa, le mutilazioni corporali, la duplice berlina rituale e, soprattutto, la presenza dei congeneri suini sul luogo del supplizio, tutto ciò è veramente eccezionale. Ciò che forse lo è meno, invece, in questa fine del XIV secolo, è l’esecuzione pubblica di un animale che, avendo commesso un crimine o un mesfet grave, compare di fronte a un tribunale, viene giudicato e quindi condannato a morte da una autorità laica. Tale fu il caso della scrofa di Falaise, colpevole di avere ucciso un lattante; il suo processo, diversamente da molti altri, ha lasciato qualche traccia negli archivi.
Sono infatti i documenti degli archivi giudiziari a permetterci il più delle volte di prendere conoscenza di queste strane cerimonie. E, ancor più del racconto (rarissimo) dell’esecuzione, o del testo della sentenza che la impone, sono le semplici menzioni contabili che mettono lo storico sulle tracce di tali processi.
[Traduzione di Renato Riccardi, Editori Laterza, Bari, 2007, pp. 26-27]