Otto Kirchheimer (1905-1965) GIUSTIZIA POLITICA

Ma in generale i compiti delle autorità che conducono l’indagine penale negli Stati totalitari sono di gran lunga più complicati; la loro importanza principale non consiste nella eliminazione degli avversari politici, già conseguita per via amministrativa, bensì nel legittimare la loro eliminazione di fronte alle masse popolari. Per ottenere questo, azioni degli avversari trascorse da molto tempo, le loro idee e i loro legami politici istituiti nell’attesa, costruita a partire da ciò, di future azioni, devono essere intrecciati in un insieme evidente e unitario. A questo fine viene prodotta preliminarmente e presentata una realtà alternativa. L’autorità inquirente deve fabbricare circostanze concrete, in cui si mescolino elementi di fatto e avvenimenti ben noti in modo tale che ne nasca l’immagine di un pericolo reale. La creazione di questa realtà è tanto precostituita quanto anche alternativa: essa ha il carattere della precostituzione perché, nei suoi tratti fondamentali, deve essere sviluppata già prima del processo; solo così è data la garanzia che le singole parti s’inseriscano armonicamente nel quadro complessivo, che l’autorità inquirente vuole presentare al pubblico. L’accusato e l’autorità inquirente, pertanto, devono essere pervenuti, per lo meno per abbozzi sommari, a un’intesa; in questo si può trattare - come nel, 1948 - della collaborazione tra Rajk e Tito allo scopo di eliminare il regime consiliare ungherese oppure allo scopo di restaurare il capitalismo e di far saltare il governo consiliare grazie alla organizzazione di atti di terrorismo e di atti di sabotaggio, come nel caso del processo di Mosca, nel 1936, fatto contro il cosiddetto centro trotzkista. Questa realtà è alternativa: perché è l’obbiettivo principale del processo mettere in luce che senza la vigilanza delle autorità gli imputati avrebbero avuto la migliore possibilità di realizzare i loro progetti delittuosi.

[Traduzione di Roberto Racinaro, Liberilibri, Macerata, 2002, pp. 18-20]

 

 

Ma in generale i compiti delle autorità che conducono l’indagine penale negli Stati totalitari sono di gran lunga più complicati; la loro importanza principale non consiste nella eliminazione degli avversari politici, già conseguita per via amministrativa, bensì nel legittimare la loro eliminazione di fronte alle masse popolari. Per ottenere questo, azioni degli avversari trascorse da molto tempo, le loro idee e i loro legami politici istituiti nell’attesa, costruita a partire da ciò, di future azioni, devono essere intrecciati in un insieme evidente e unitario. A questo fine viene prodotta preliminarmente e presentata una realtà alternativa. L’autorità inquirente deve fabbricare circostanze concrete, in cui si mescolino elementi di fatto e avvenimenti ben noti in modo tale che ne nasca l’immagine di un pericolo reale. La creazione di questa realtà è tanto precostituita quanto anche alternativa: essa ha il carattere della precostituzione perché, nei suoi tratti fondamentali, deve essere sviluppata già prima del processo; solo così è data la garanzia che le singole parti s’inseriscano armonicamente nel quadro complessivo, che l’autorità inquirente vuole presentare al pubblico. L’accusato e l’autorità inquirente, pertanto, devono essere pervenuti, per lo meno per abbozzi sommari, a un’intesa; in questo si può trattare - come nel, 1948 - della collaborazione tra Rajk e Tito allo scopo di eliminare il regime consiliare ungherese oppure allo scopo di restaurare il capitalismo e di far saltare il governo consiliare grazie alla organizzazione di atti di terrorismo e di atti di sabotaggio, come nel caso del processo di Mosca, nel 1936, fatto contro il cosiddetto centro trotzkista. Questa realtà è alternativa: perché è l’obbiettivo principale del processo mettere in luce che senza la vigilanza delle autorità gli imputati avrebbero avuto la migliore possibilità di realizzare i loro progetti delittuosi.

[Traduzione di Roberto Racinaro, Liberilibri, Macerata, 2002, pp. 18-20]