Ottone Rosai: Pignoramento

Un avviso trovato dentro alla cassettina della posta ci avvertiva di un prossimo pignoramento, e se non sbaglio proprio per la mattina dopo.
Andammo infatti a buon’ora e rinchiusa che si ebbe ben bene la porta dal didentro ci mettemmo sdraiati sul pavimento. Passammo così qualche ora, senza dirsi una parola, e ad un tratto si sentì bussare alla porta ed una voce autoritaria c’impose: Aprite!...
Ci guardammo in viso e si sorrise fra i baffi e rimanemmo muti e immobili.
La voce imperiosa, replica altre due o tre volte. Il bussare si ripete altrettante ed infine si sentono come dei passi che si allontanano.
Nemmeno un commento, passa, fra me e l’amico e si seguita a guardare il soffitto. Dopo poco si ode un rumore strapotente di passi, un colpo secco alla porta e l’ingiunzione, – Aprite! in nome della legge! Ed ancora una volta: – Aprite! la forza!!...
– La forza? – interrompe il Cavallini. – La legge? e non siete capaci di aprire?! Ah! ah! buoni a niente.
Ma non avevo finito di farmi quella bella risata che l’uscio aveva ceduto alle quadrate spalle di un poliziotto.
Una irruzione di dieci individui spavaldi e irrequieti inonda la stanza, tutti parlano, ognuno con esclamazioni diverse e Cavallini calmo e sorridente dopo aver indovinato il capo di tutti gli si avvicina, gli porge la mano, gli si presenta e come per incanto tutti gli altri tacciono.
Si viene quindi a trattative, gli spieghiamo la nostra miseria fino al punto di vedere in molti di quegli occhi dei lucciconi, gli presentiamo gli oggetti pignorabili che si riducono ad una candela, ad una seggiola senza due gambe e ad una tenda che è di proprietà del padrone di casa, e dopo avergli lasciati pensare un po’ sul da fare ritorniamo all’attacco e ripicchiamo sulle nostre difficoltà: il socio che ci aveva traditi rubandoci tutto, il nostro triste momento e finalmente riescimmo a commuoverli tanto che il capo propose una specie di colletta.
Ci rimediarono una ventina di lire e consegnandocele ci augurarono un migliore avvenire.
[Ottone Rosai, Via Toscanella, in Il libro di un teppista, Vallecchi, 2010, pp.128-129]