Prina deve morire

In sei anni (dal 1796 al 1802) le imposte dirette erano quasi raddoppiate, passando dal 28 al 48 per cento. Nell’anno 1803 le spese per l’Armata francese erano state calcolate in 25.458.750 di lire ( e sarebbero aumentate quasi del doppio negli anni successivi); quelle per l’esercito italiano in 3.900.00 di lire; le spese per la costruzione e la riparazione di caserme, alloggi per gli uffici, per la costruzione del Foro Bonaparte e di Porta Magenta in 3.000.000 di lire; per la costruzione dell’Arsenale militare di Pavia in 2.000.000 di lire: per la costruzione della strada del Sempione in 1.000.000 di lire. Di questo passo - scriveva il Melzi - la Repubblica italiana rischierà la bancarotta; e in una lettera a Marescalchi del 24 gennaio 1803 spiegava: “Il est d’une notorieté solennelle que les sommes enormes fourniers par l’Italie aux differéntes armées francaises ont été plus que doubles de leurs rééls et véritables besoins. (Ossia, è una verità incontestabile che le somme versate dall’Italia alle diverse armate francesi sono state più che doppie dei loro reali e veri bisogni).
[Romano Bracalini, Prina deve morire, Libreria San Giorgio, 2015, p. 32 - 33]