Prina deve morire

Fin dal 10 settembre 1802 il Corpo Legislativo, su proposta del governo, aveva approvato una legge “di tassa sul bollo della carta”. L’articolo 8 del Bollettino I, pagg. 319-324, stabiliva che dovevano necessariamente scriversi o stamparsi in carta bollata tutti gli atti notarili, tutte le scritture private, tutti i certificati, tutti gli atti e tutti i decreti e sentenze dei processi civili, tutte le scritture delle professioni di ingegnere, architetto agrimensore, stimatore, ragioniere e perito commerciale; infine tutti gli atti relativi alle rispettive arti e mestieri. La tassa sul bollo venne reintrodotta nel Regno senza variazioni. Le tasse erano le uniche cose che sopravvivevano al cambio dei regimi.
Prina colpiva soprattutto il ceto medio produttivo; per corrispondere alle continue richieste di Napoleone non ritenne sconveniente né particolarmente odioso reintrodurre alcune imposte precedentemente abolite sotto la Repubblica.
[Romano Bracalini, Prina deve morire, Libreria San Giorgio, 2015, p. 32]