Rodney Stark: Vifage

Oggi possiamo dare in pegno una proprietà, come una fattoria o una fabbrica, in cambio di denaro contante e restituire il capitale con gli itneressi (dovuti come pagamento per l’uso del capitale avuto in prestito). Nel frattempo il mutuatario conserva la proprietà del bene ipotecato e fruisce di qualsiasi reddito prodotto da quest’ultimo. Nell’XI secolo, invece, il proprietario di un bene poteva prendere in prestito denaro sotto forma di vifage, cioè un particolare accordo per cui il controllo della proprietà e del reddito da essa generato, in toto o in parte, passava al mutuante fino a quando l’intero capitale non fosse stato restituito. Il reddito ottenuto dal mutuante grazie alla proprietà non era che un interesse sul capitale prestato, ma dato che la Chiesa non lo riteneva tale non veniva commesso nessun peccato di usura. Così, per esempio, per partecipare alla prima crociata Guillame de Le Vast diede in pegno le sue terre per tre marchi d’argento all’abbazia di Fécamp, che, a sua volta, avrebbe goduto di tutte le rendite dei terreni fino alla completa restituzione del prestito, nella quale non era conteggiato il reddito ricavato dall’uso della proprietà. Bernard Morel riuscì a strappare condizioni migliori quando diede in pegno la sua fattoria alle monache di Marcigny. Secondo il suo accordo di vifage, infatti, alle monache sarebbe andata soltanto la metà di tutte le rendite della fattoria fino a quando lui o i suoi eredi avessero restituito il prestito.

[Rodney Stark, Gli eserciti di Dio, Lindau, 2010, p.161]