William Shakespeare (1564-1616) IL MERCANTE DI VENEZIA
Entrano il Doge, i Magnifici, Antonio, Bassanio, Salerio, Graziano e altri.
DOGE Ebbene, è qui Antonio?
ANTONIO Sono qui, se piace a Vostra Grazia.
DOGE Mi rincresce per te. Devi rispondere a un avversario di pietra, una disumana canaglia, incapace di pietà, prosciugato della più piccola goccia di misericordia.
ANTONIO Ho saputo che Vostra Grazia si è data grande pena per moderare il suo rigido atteggiamento; ma poiché resta inflessibile, e non c’è mezzo legale che mi metta al riparo dalla sua cattiveria, io oppongo la mia pazienza al suo furore e sono armato a sopportare con la tranquillità del mio spirito crudeltà e la ferocia del suo.
DOGE Fate venire l’ebreo dinanzi alla corte.
SALERIO È pronto alla porta; eccolo, mio signore.
Entra Shylock.
DOGE Fategli largo, che ci venga davanti. Shylock, tutti credono, e così credo anch’io, che persisterai in questo perfido atteggiamento fino all’ultimo atto; e poi si pensa che mostrerai clemenza e compassione più strane di questa tua strana crudeltà manifesta; e laddove ora tu esigi la penale, che è una libbra di carne di questo povero mercante, non solo vorrai rinunciare all’obbligazione, ma, toccato da umana gentilezza e benevolenza, gli condonerai una parte del capitale, considerando con misericordia le perdite che di recente gli si sono accumulate sulle spalle, tali da schiacciare un principe dei mercanti e strappare commiserazione per il suo stato a petti di bronzo e duri cuori di pietra, ainflessibili turchi e tartari mai educati ad azioni d’affettuosa generosità. Aspettiamo tutti una risposta gentile, ebreo.
SHYLOCK Ho informato Vostra Grazia del mio intendimento, e sul nostro santo Sabato ho giurato di prendermi la penale che mi è dovuta dall’obbligazione. Se me lo negate, ne ricada il danno sul vostro statuto e sulla libertà della vostra città. Mi chiederete perché io preferisca prendere una porzione di putrida carne anziché accettare tremila ducati. Non risponderò a questo, ma diciamo che è un mio capriccio. È una risposta? E se la mia casa fosse molestata da un topo,e a me piacesse dar diecimila ducati per farlo avvelenare? Vi basta la risposta? C’è chi non sopporta un maiale cotto a bocca aperta, c’è chi dà in smanie se vede un gatto, e altri che non riescono a trattenere l’orina quando la zampogna suona di naso; perché l’emozione, signora delle passioni, le governa secondo il modo che le piace o le ripugna. Ora, per rispondervi: come non può dare una sicura ragione chi non sopporta un maiale a bocca aperta, chi un gatto innocuo e necessario, chi una lanosa zampogna, ma deve per forza sottomettersi all’inevitabile vergogna di offendere, ricevendo egli stesso offesa; così non sono io in grado di dare una ragione, né voglio, al di là di un odio radicato e di una certa ripugnanza che ho per Antonio, per cui così insisto in un costoso processo contro di lui. Vi basta la risposta?
BASSANIO Questa, non è una risposta, uomo insensibile, da giustificare il fiume della tua crudeltà.
SHYLOCK Io non sono obbligato a compiacerti nelle mie risposte.
BASSANIO Forse che si uccidono le cose che non si amano?
SHYLOCK Si odia forse la cosa che non si vuole uccidere?
BASSANIO Non ogni offesa è subito odio.
SHYLOCK Cosa? Lasceresti che il serpente ti morda due volte?
ANTONIO Ti prego di ricordare che discuti con un ebreo.Tanto varrebbe che ti mettessi sulla spiaggia a dire all’alta marea d’abbassare il suo livello; tanto varrebbe che disputassi con il lupo perché fa belare la pecora per il suo agnello; tanto varrebbe che proibissi ai pini montani di agitare le alte cime e di stormire quando sono scossi dalle raffiche del cielo; piuttosto che cercare di ammorbidire - cosa c’è di più duro? - il suo cuore giudeo. Perciò, ti scongiuro, non fare altre offerte, non usare altri mezzi, ma lascia che nel modo più semplice e breve io abbia la mia sentenza, e l’ebreo ciò che vuole.
BASSANIO Per i tuoi tremila ducati qui ce ne sono sei.
SHYLOCK Se ogni ducato dei seimila ducati fosse diviso in sei parti, e ogni parte un ducato, io non li prenderei. Voglio la mia obbligazione!
DOGE Come potrai sperare clemenza, se non ne concedi?
SHYLOCK Quale giudizio dovrei temere, se non faccio alcun male? Voi avete con voi molti schiavi comprati, che, come i vostri asini e cani e muli, usate per compiti abbietti e servili, perché li avete acquistati. Dovrei dirvi, lasciateli liberi, sposateli alle vostre figlie! Perché sudano sotto i loro carichi? Che i loro letti siano soffici come i vostri e i loro palati stuzzicati dalle stesse vivande. Rispondereste: gli schiavi sono nostri. Così vi rispondo io: la libbra di carne che esigo da lui fu pagata cara, è mia e voglio averla. Se me la negate, vergogna sulla vostra legge! Non hanno forza i decreti di Venezia. Aspetto la sentenza. Rispondete, l’avrò?
DOGE Per i miei poteri, potrei sciogliere questa corte, a meno che Bellario, un sapiente dottore che ho convocato per deliberare su questo caso, non venga qui oggi.
SALERIO Mio signore, c’è qui fuori un messaggero appena giunto da Padova con lettere del dottore.
DOGE Portateci le lettere. Chiamate il messaggero.
BASSANIO Sta su, Antonio! Fatti coraggio, amico! L’ebreo avrà la mia carne, e sangue e ossa e tutto, prima che tu perda per me una goccia di sangue.
ANTONIO Io sono un infetto castrato del gregge, il più adatto alla morte. Il frutto più debole cade per primo al suolo, e così sia di me; tu non puoi trovar miglior impiego, Bassanio, che vivere ancora e scrivere il mio epitaffio. Atto IV - Scena I
Entrano il Doge, i Magnifici, Antonio, Bassanio, Salerio, Graziano e altri.
DOGE Ebbene, è qui Antonio?
ANTONIO Sono qui, se piace a Vostra Grazia.
DOGE Mi rincresce per te. Devi rispondere a un avversario di pietra, una disumana canaglia, incapace di pietà, prosciugato della più piccola goccia di misericordia.
ANTONIO Ho saputo che Vostra Grazia si è data grande pena per moderare il suo rigido atteggiamento; ma poiché resta inflessibile, e non c’è mezzo legale che mi metta al riparo dalla sua cattiveria, io oppongo la mia pazienza al suo furore e sono armato a sopportare con la tranquillità del mio spirito crudeltà e la ferocia del suo.
DOGE Fate venire l’ebreo dinanzi alla corte.
SALERIO È pronto alla porta; eccolo, mio signore.
Entra Shylock.
DOGE Fategli largo, che ci venga davanti. Shylock, tutti credono, e così credo anch’io, che persisterai in questo perfido atteggiamento fino all’ultimo atto; e poi si pensa che mostrerai clemenza e compassione più strane di questa tua strana crudeltà manifesta; e laddove ora tu esigi la penale, che è una libbra di carne di questo povero mercante, non solo vorrai rinunciare all’obbligazione, ma, toccato da umana gentilezza e benevolenza, gli condonerai una parte del capitale, considerando con misericordia le perdite che di recente gli si sono accumulate sulle spalle, tali da schiacciare un principe dei mercanti e strappare commiserazione per il suo stato a petti di bronzo e duri cuori di pietra, ainflessibili turchi e tartari mai educati ad azioni d’affettuosa generosità. Aspettiamo tutti una risposta gentile, ebreo.
SHYLOCK Ho informato Vostra Grazia del mio intendimento, e sul nostro santo Sabato ho giurato di prendermi la penale che mi è dovuta dall’obbligazione. Se me lo negate, ne ricada il danno sul vostro statuto e sulla libertà della vostra città. Mi chiederete perché io preferisca prendere una porzione di putrida carne anziché accettare tremila ducati. Non risponderò a questo, ma diciamo che è un mio capriccio. È una risposta? E se la mia casa fosse molestata da un topo,e a me piacesse dar diecimila ducati per farlo avvelenare? Vi basta la risposta? C’è chi non sopporta un maiale cotto a bocca aperta, c’è chi dà in smanie se vede un gatto, e altri che non riescono a trattenere l’orina quando la zampogna suona di naso; perché l’emozione, signora delle passioni, le governa secondo il modo che le piace o le ripugna. Ora, per rispondervi: come non può dare una sicura ragione chi non sopporta un maiale a bocca aperta, chi un gatto innocuo e necessario, chi una lanosa zampogna, ma deve per forza sottomettersi all’inevitabile vergogna di offendere, ricevendo egli stesso offesa; così non sono io in grado di dare una ragione, né voglio, al di là di un odio radicato e di una certa ripugnanza che ho per Antonio, per cui così insisto in un costoso processo contro di lui. Vi basta la risposta?
BASSANIO Questa, non è una risposta, uomo insensibile, da giustificare il fiume della tua crudeltà.
SHYLOCK Io non sono obbligato a compiacerti nelle mie risposte.
BASSANIO Forse che si uccidono le cose che non si amano?
SHYLOCK Si odia forse la cosa che non si vuole uccidere?
BASSANIO Non ogni offesa è subito odio.
SHYLOCK Cosa? Lasceresti che il serpente ti morda due volte?
ANTONIO Ti prego di ricordare che discuti con un ebreo.Tanto varrebbe che ti mettessi sulla spiaggia a dire all’alta marea d’abbassare il suo livello; tanto varrebbe che disputassi con il lupo perché fa belare la pecora per il suo agnello; tanto varrebbe che proibissi ai pini montani di agitare le alte cime e di stormire quando sono scossi dalle raffiche del cielo; piuttosto che cercare di ammorbidire - cosa c’è di più duro? - il suo cuore giudeo. Perciò, ti scongiuro, non fare altre offerte, non usare altri mezzi, ma lascia che nel modo più semplice e breve io abbia la mia sentenza, e l’ebreo ciò che vuole.
BASSANIO Per i tuoi tremila ducati qui ce ne sono sei.
SHYLOCK Se ogni ducato dei seimila ducati fosse diviso in sei parti, e ogni parte un ducato, io non li prenderei. Voglio la mia obbligazione!
DOGE Come potrai sperare clemenza, se non ne concedi?
SHYLOCK Quale giudizio dovrei temere, se non faccio alcun male? Voi avete con voi molti schiavi comprati, che, come i vostri asini e cani e muli, usate per compiti abbietti e servili, perché li avete acquistati. Dovrei dirvi, lasciateli liberi, sposateli alle vostre figlie! Perché sudano sotto i loro carichi? Che i loro letti siano soffici come i vostri e i loro palati stuzzicati dalle stesse vivande. Rispondereste: gli schiavi sono nostri. Così vi rispondo io: la libbra di carne che esigo da lui fu pagata cara, è mia e voglio averla. Se me la negate, vergogna sulla vostra legge! Non hanno forza i decreti di Venezia. Aspetto la sentenza. Rispondete, l’avrò?
DOGE Per i miei poteri, potrei sciogliere questa corte, a meno che Bellario, un sapiente dottore che ho convocato per deliberare su questo caso, non venga qui oggi.
SALERIO Mio signore, c’è qui fuori un messaggero appena giunto da Padova con lettere del dottore.
DOGE Portateci le lettere. Chiamate il messaggero.
BASSANIO Sta su, Antonio! Fatti coraggio, amico! L’ebreo avrà la mia carne, e sangue e ossa e tutto, prima che tu perda per me una goccia di sangue.
ANTONIO Io sono un infetto castrato del gregge, il più adatto alla morte. Il frutto più debole cade per primo al suolo, e così sia di me; tu non puoi trovar miglior impiego, Bassanio, che vivere ancora e scrivere il mio epitaffio.