William Shakespeare (1564-1616) RE LEAR
Lear: Come! sei pazzo? Un uomo può vedere anche senza gli occhi, come va il mondo. Guarda con gli orecchi: vedi come quel giudice là maltratta quel ladroncello. Ascolta in un orecchio: cambia i loro posti e, ruota, ruota, quale è il giudice, e quale il ladro?... Hai mai visto il cane di un fattore abbaiare dietro a un povero?
Gloucester: Sì signore.
Lear: e il pover’uomo scappare davanti al cagnaccio? Allora hai potuto osservare la grande immagine dell’autorità: un cane che è obbedito quand’è nelle sue funzioni ... Birbante di un aguzzino, ferma la tua mano sanguinosa! Perché frusti quella puttana? Denuda le tue proprie spalle: tu ardi dalla brama di usare con lei in quel modo, per il quale, appunto, tu la frusti. L’usuraio impicca il truffatore. Attraverso le vesti stracciate si mostrano i vizi minori: i roboni e le pellicce le nascondono tutti. Ricopri il peccato con una lamina d’oro, e la forte lancia della giustizia si spezza innocua: armalo di stracci, la paglia di un pigmeo lo trafigge. Nessuno è colpevole, nessuno, dico, nessuno; garante io. Credilo a me, amico mio, a me che ho il potere di suggellare le labbra dell’accusatore. Mettiti gli occhiali, e, come un volgare politicastro, fingi di vedere ciò che non vedi... Via, via, via via, levatemi le scarpe.. più forte, più forte.. così.
[Teatro, a cura di Mario Luzi, traduzione di Cino Chiarini, Sansoni Editore, 1961, Vol. III; pp. 299-300]
Lear: Come! sei pazzo? Un uomo può vedere anche senza gli occhi, come va il mondo. Guarda con gli orecchi: vedi come quel giudice là maltratta quel ladroncello. Ascolta in un orecchio: cambia i loro posti e, ruota, ruota, quale è il giudice, e quale il ladro?... Hai mai visto il cane di un fattore abbaiare dietro a un povero?
Gloucester: Sì signore.
Lear: e il pover’uomo scappare davanti al cagnaccio? Allora hai potuto osservare la grande immagine dell’autorità: un cane che è obbedito quand’è nelle sue funzioni ... Birbante di un aguzzino, ferma la tua mano sanguinosa! Perché frusti quella puttana? Denuda le tue proprie spalle: tu ardi dalla brama di usare con lei in quel modo, per il quale, appunto, tu la frusti. L’usuraio impicca il truffatore. Attraverso le vesti stracciate si mostrano i vizi minori: i roboni e le pellicce le nascondono tutti. Ricopri il peccato con una lamina d’oro, e la forte lancia della giustizia si spezza innocua: armalo di stracci, la paglia di un pigmeo lo trafigge. Nessuno è colpevole, nessuno, dico, nessuno; garante io. Credilo a me, amico mio, a me che ho il potere di suggellare le labbra dell’accusatore. Mettiti gli occhiali, e, come un volgare politicastro, fingi di vedere ciò che non vedi... Via, via, via via, levatemi le scarpe.. più forte, più forte.. così.
[Teatro, a cura di Mario Luzi, traduzione di Cino Chiarini, Sansoni Editore, 1961, Vol. III; pp. 299-300]