x

x

La vergogna della classe professionale

La vergogna della classe professionale
La vergogna della classe professionale

Il neo introdotto articolo 2929 bis del codice civile non è che l’ultima spallata che il legislatore oggi, e i tribunali prima, tentano GIUSTAMENTE di dare ad un proliferare scellerato e vergognoso di atti istitutivi di trust e di vincoli di destinazione in spregio non solo a qualsiasi regola del diritti civile e penale ma, soprattutto, ai pilastri fondanti una società civile.

È mai possibile, mi chiedo, che il trust esiste in Inghilterra da secoli e mostri la sua utilità in ogni campo mentre nel nostro paese i più credano solo che possa servire a frodare i creditori?

Davvero la nostra società civile è così arretrata rispetto ad altre?

Ma è corretto parlare di società civile o invece sarebbe più corretto parlare di classe professionale?

Questo è il punto.

Sono grata alla redazione di filodiritto che mi ha permesso di pubblicare questa nota di vera e propria censura e monito non solo in difesa del trust ma di tutti quei professionisti che ne hanno fatto un uso lecito, innovativo e soprattutto utile alla società ed ai cittadini.

E sono tantissimi.

La censura va invece diretta ad altri nostri colleghi, il cui totale disinteresse verso il bene dei loro clienti ha prodotto la scellerato scenario nel quale oggi ci troviamo e che ha determinato la venuta ad esistenza di norme qual è quella suddetta insieme a decine di sentenze italiane che revocano il trust fraudolento.

Mi rivolgo allora a questi professionisti furbetti, che ricordano proprio i furbetti del quartierino di passata memoria, per dire loro non solo di vergognarsi, ma soprattutto per farli riflettere sul fatto che prima o poi anche la responsabilità professionale non potrà non essere chiamata in causa.

Raffinate opere di ingegneria giuridica, che invero di raffinato non hanno nulla, essendo solo raffazzonati pasticci che dimostrano totale ignoranza del diritto dei trust e del diritto civile, superficialità e nessuno studio specifico, non escono dalle menti di poveri imprenditori che, giunti all’epilogo della loro attività e con i creditori alla porta, sperano solo di salvare il salvabile.

E quindi ben vengano questi poveretti ai quali, senza ritegno, si infligge il colpo mortale facendo loro fare atti che non servono a nulla, che li metteranno in ulteriore e pessima luce avanti i creditori, le sezioni fallimentari, l’amministrazione finanziaria e le procure della repubblica, e che per contro li priveranno delle poche risorse rimaste, per pagare le ingenti parcelle di questa scellarata classe professionale.

Alcuni casi sono stati eclatanti: il Tribunale di Milano ha inviato al Consiglio Notarile nazionale gli atti di un notaio (oltre 500) che stipulava trust liquidatori fuori da ogni legge ma si è dimenticato di coinvolgere anche gli avvocati che avevano seguito il tutto, un altro collega è stato arrestato al confine di Ventimiglia, scappato con la cassa di trust illeciti e che, alla fine, volevano gabbare tutti.

Ma questo non basta: su internet proliferano colleghi che patrocinano trust di “protezione patrimoniale” laddove la protezione patrimoniale non c’entra nulla con il trust che, invece, dovrebbe avere quale unico fine portare a compimento in programma lecito a vantaggio di determinate persone per il loro benessere.

Il trust ci permette di assistere ad un declino della classe dei professionisti che fa realmente paura, un baratro di ignoranza, avidità e mancanza di scrupolo che sconcerta e disarma.

Ben venga allora l’articolo 2929 bis del codice civile, ben vengano le azioni revocatorie a raffica, ma si attende anche la sanzione della responsabilità.

Il neo introdotto articolo 2929 bis del codice civile non è che l’ultima spallata che il legislatore oggi, e i tribunali prima, tentano GIUSTAMENTE di dare ad un proliferare scellerato e vergognoso di atti istitutivi di trust e di vincoli di destinazione in spregio non solo a qualsiasi regola del diritti civile e penale ma, soprattutto, ai pilastri fondanti una società civile.

È mai possibile, mi chiedo, che il trust esiste in Inghilterra da secoli e mostri la sua utilità in ogni campo mentre nel nostro paese i più credano solo che possa servire a frodare i creditori?

Davvero la nostra società civile è così arretrata rispetto ad altre?

Ma è corretto parlare di società civile o invece sarebbe più corretto parlare di classe professionale?

Questo è il punto.

Sono grata alla redazione di filodiritto che mi ha permesso di pubblicare questa nota di vera e propria censura e monito non solo in difesa del trust ma di tutti quei professionisti che ne hanno fatto un uso lecito, innovativo e soprattutto utile alla società ed ai cittadini.

E sono tantissimi.

La censura va invece diretta ad altri nostri colleghi, il cui totale disinteresse verso il bene dei loro clienti ha prodotto la scellerato scenario nel quale oggi ci troviamo e che ha determinato la venuta ad esistenza di norme qual è quella suddetta insieme a decine di sentenze italiane che revocano il trust fraudolento.

Mi rivolgo allora a questi professionisti furbetti, che ricordano proprio i furbetti del quartierino di passata memoria, per dire loro non solo di vergognarsi, ma soprattutto per farli riflettere sul fatto che prima o poi anche la responsabilità professionale non potrà non essere chiamata in causa.

Raffinate opere di ingegneria giuridica, che invero di raffinato non hanno nulla, essendo solo raffazzonati pasticci che dimostrano totale ignoranza del diritto dei trust e del diritto civile, superficialità e nessuno studio specifico, non escono dalle menti di poveri imprenditori che, giunti all’epilogo della loro attività e con i creditori alla porta, sperano solo di salvare il salvabile.

E quindi ben vengano questi poveretti ai quali, senza ritegno, si infligge il colpo mortale facendo loro fare atti che non servono a nulla, che li metteranno in ulteriore e pessima luce avanti i creditori, le sezioni fallimentari, l’amministrazione finanziaria e le procure della repubblica, e che per contro li priveranno delle poche risorse rimaste, per pagare le ingenti parcelle di questa scellarata classe professionale.

Alcuni casi sono stati eclatanti: il Tribunale di Milano ha inviato al Consiglio Notarile nazionale gli atti di un notaio (oltre 500) che stipulava trust liquidatori fuori da ogni legge ma si è dimenticato di coinvolgere anche gli avvocati che avevano seguito il tutto, un altro collega è stato arrestato al confine di Ventimiglia, scappato con la cassa di trust illeciti e che, alla fine, volevano gabbare tutti.

Ma questo non basta: su internet proliferano colleghi che patrocinano trust di “protezione patrimoniale” laddove la protezione patrimoniale non c’entra nulla con il trust che, invece, dovrebbe avere quale unico fine portare a compimento in programma lecito a vantaggio di determinate persone per il loro benessere.

Il trust ci permette di assistere ad un declino della classe dei professionisti che fa realmente paura, un baratro di ignoranza, avidità e mancanza di scrupolo che sconcerta e disarma.

Ben venga allora l’articolo 2929 bis del codice civile, ben vengano le azioni revocatorie a raffica, ma si attende anche la sanzione della responsabilità.