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La Polonia sfida l’UE: l’insolita comitiva dei sovranisti costituzionali

Mateusz Morawiecki
Mateusz Morawiecki

Ci sono un polacco, un italiano, un tedesco e un russo. Quello che potrebbe essere l’inizio di una barzelletta pierinesca rappresenta invece un’insolita “coalizione” di sovranisti. Ciascuno, con intensità diversa, ha infatti difeso la superiorità über alles del proprio ordinamento costituzionale contro il diritto internazionale e/o sovranazionale. Trattasi della teoria dei “controlimiti” (la definizione è del giurista bolognese Paolo Barile), risalente agli anni ’70 e al famoso landmark case tedesco-occidentale Solange I[1].

Si parta dal caso più recente e discusso, quello della Polonia. Il 7 ottobre, il Tribunale costituzionale polacco ha stabilito che le fonti del diritto UE sono incompatibili con la Costituzione polacca nella misura in cui gli organi eurounionali operino ultra vires, ossia al di fuori dei poteri delegati a Bruxelles da Varsavia.

Ciò è valso a incrinare il principio della primazia del diritto UE su tutte le fonti di diritto interne – mantra della Corte di giustizia dell’UE (CGUE).

Il caso è partito da una mozione del primo ministro Mateusz Morawiecki, che ha interpellato il Tribunale in merito a una sentenza emessa dalla CGUE all’inizio di marzo, con la quale i giudici di Lussemburgo avevano stabilito, in via pregiudiziale, l’incompatibilità col diritto UE delle norme polacche sul nuovo sistema di nomine giudiziarie. Il 14 luglio la CGUE ha bissato, richiedendo alle autorità polacche di sospendere immediatamente l’operatività di un’altra legge, quella sulla responsabilità dei magistrati entrata in vigore nel 2019. Secondo la norma, una camera disciplinare istituita presso la Corte Suprema polacca è incaricata di punire i giudici nazionali che esercitano “attività politica”, comminando loro una multa, una riduzione di stipendio o financo rimuovendoli dall’incarico. La corte lussemburghese ha coerentemente ordinato a Varsavia di abrogare con efficacia ex tunc le decisioni prese dalla camera disciplinare. Nonostante la simultanea apertura di una procedura d’infrazione, a inizio settembre l’intransigenza delle istituzioni polacche ha spinto la Commissione europea a sollecitare la CGUE nell’infliggere sanzioni pecuniarie.

Un mese più tardi, a inizio ottobre, a finire sul banco del Tribunale costituzionale è stata la sentenza CGUE sull’incompatibilità del processo di nomine dei magistrati. “[I] poteri delle autorità statali della Repubblica di Polonia non possono essere esercitati da autorità cui la Polonia non le abbia delegate, e l’applicazione in Polonia di norme giuridiche di rango non costituzionale anteriori alla Costituzione o contrarie ad essa implica la perdita di sovranità legale polacca[2]. Secondo il Tribunale, l’organizzazione giudiziaria non è un tema che rientra nelle competenze di Bruxelles, e quindi fa parte di quella identità costituzionale sulla quale i giudici di Lussemburgo non hanno diritto di sindacato. La sentenza ha sollevato un polverone mediatico-politico – la sentenza costituendo l’ultimo capitolo del grande scontro Bruxelles-Varsavia su temi che spaziano dalla democrazia ai diritti della comunità LGBTQ, fino all’indipendenza della magistratura.

Sentenze del genere, invero, non sono poi così sporadiche. Per rimanere nell’ambito UE, in estate la Commissione ha notificato l’avvio di una procedura d’infrazione anche nei confronti del vicino occidentale della Polonia, quella Germania sovente identificata come la potenza europea quintessenziale. Nel caso tedesco, la Corte costituzionale di Karlsruhe non si era limitata a “disapplicare” il diritto UE, ma si era spinta al punto di togliere alla CGUE il monopolio nella sua interpretazione. Al centro della diatriba, la cui origine è nel maggio 2020, c’era un ingente acquisto di titoli di Stato da parte della BCE (Public Securities Purchase Programme), che la Corte tedesca sospese ritenendo che l’istituzione UE stesse operando ultra vires, e che il diritto UE non consentisse una tale forma di finanziamento diretto a meno di circostanze eccezionali. Accuse prontamente e laconicamente rispedite al mittente da Lussemburgo, che si definì inappellabilmente l’unico organo a poter “dichiarare che un atto di un'istituzione dell'UE è contrario al diritto UE”[3].

A completare la lista di dissidenti c’è il Belpaese, dove però la questione si è posta più nella teoria che nella pratica. L’unico caso di una certa rilevanza risale infatti al 2017-18 (c.d. caso Taricco), in cui la questione verteva sul principio di legalità dei reati e delle pene, e in particolare sull’irretroattività delle norme penali[4] – che ha visto una contrapposizione dottrinale tra CGUE e Consulta poi risoltasi diplomaticamente.

Non è però solo l’UE ad avere grane giuridiche con i suoi Stati membri. Quella del rapporto tra fonti sopranazionali-internazionali e fonti costituzionali interne è una spinosa querelle che si è propagata fino agli estremi confini orientali del Vecchio Continente. In Russia, per la precisione, dove a finire sul banco (metaforico) degli imputati è stata la Corte europea dei diritti umani, custode della semi-omonima convenzione internazionale (CEDU) istitutiva del Consiglio d’Europa. Secondo i giudici costituzionali pietroburghesi, la Costituzione russa godrebbe infatti di una posizione gerarchicamente sovraordinata rispetto alla CEDU e alle sentenze della Corte di Strasburgoragion per cui le autorità moscovite si sono rifiutate di applicare alcune sentenze (di condanna) relative alla violazione dei diritti umani nei confronti di cittadini russi. Intenzionato a “tagliare la testa al toro” (sempre metaforicamente), nell’estate del 2020 il legislatore ha ritenuto opportuno sancire costituzionalmente la supremazia del dettato costituzionale interno sul diritto internazionale pattizio – con la possibilità per i giudici costituzionali di derogare solo in alcuni casi particolari e a loro discrezione[5].

Il sovranismo, nel diritto, non è solo un affare da “sovranisti”.

 

[1] Giovanni Boggero, “Consulta e Bundesverfassungsgericht: da Italia e Germania Due Diverse Visioni dei ‘Controlimiti’,” Euractiv, 13 agosto 2020, https://euractiv.it/section/europea-parlano-i-fatti/linksdossier/consulta-e-bundesverfassungsgericht-da-italia-e-germania-due-diverse-visioni-dei-controlimiti/.

[2] “Trybunał Konstytucyjny Uznał Wyższość Prawa Polskiego nad Prawem Unijnym,” Onet.pl, 7 ottobre 2021, https://www.onet.pl/informacje/onetwiadomosci/tk-uznal-wyzszosc-prawa-polskiego-nad-prawem-unijnym/nfywm7v,79cfc278.

[3] Daniel Boffey, “EU Takes Legal Action against Germany after Tussle between Courts,” Guardian, 9 giugno 2021, https://www.theguardian.com/world/2021/jun/09/eu-launches-legal-case-against-germany-over-alleged-breach-of-eu-law-primacy-principle.

[4] Cristiano Cupelli, “L'Epilogo del Caso Taricco: l'Attivazione 'Indiretta' dei Controlimiti e gli Scenari del Diritto Penale Europeo,” Criminal Justice Network, 13 dicembre 2018, https://www.criminaljusticenetwork.eu/it/post/lepilogo-del-caso-taricco-lattivazione-indiretta-dei-controlimiti-e-gli-scenari-del-diritto-penale-europeo

[5] Gennaro Mansi, “Superiorem Non Recognoscens: la Costituzione Russa tra Sovranità Interna e Diritto Internazionale,” Filodiritto, 19 gennaio 2021, https://www.filodiritto.com/superiorem-non-recognoscens-la-costituzione-russa-tra-sovranita-interna-e-diritto-internazionale.