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Salvo d’Acquisto e Vincenzo Giudice: influencer?

Salvo d’Acquisto e Vincenzo Giudice
Salvo d’Acquisto e Vincenzo Giudice

In questi giorni di settembre cadono due tragiche ricorrenze, l’uccisione del carabiniere Salvo D’Acquisto (23 settembre 1943) e del maresciallo della Guardia di Finanza di Marina Vincenzo Giudice (16 settembre 1944); due uomini normali che si sacrificarono per salvare donne, uomini e bambini.

Degli eroi della guerra inumana e dura che dilagò nella nostra penisola negli anni 1943-45.

Scrisse Joseph Campbell: “Un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze”.

D’Acquisto e Giudice si sacrificarono per la fedeltà all’idea dell’onore e del dovere e perché spinti dalla volontà di “salvare” degli ostaggi dei tedeschi. Entrambi non hanno avuto le celebrazioni e il ricordo che meritavano, forse perché scomodi se paragonati ad altri “eroi” che non ebbero mai il coraggio di “sacrificarsi” per tentare di salvare tanti ostaggi nelle mani delle SS.

Oggi Filodiritto vuole ricordare il vicebrigadiere dei carabinieri Salvo D’Acquisto che fu fucilato a Palidoro (Roma) il 23 settembre 1943 e il Maresciallo della Guardia di Finanza di Marina Vincenzo Giudice, ucciso a Bergiolla Foscalina il 16 settembre 1944.

D’Acquisto fu assegnato alla caserma dei carabinieri di Torre in Pietra. In quella località, la sera del 22 settembre, un’esplosione, avvenuta in una vicina caserma abbandonata dalla Guardia di Finanza, uccise due militari tedeschi e ne ferì alcuni altri che vi si erano acquartierati.

Alcune bombe a mano, dimenticate dalle “Fiamme gialle” in una cassa, erano esplose quando i tedeschi vi si erano messi a curiosare. Fu il pretesto per organizzare un rastrellamento e il mattino i tedeschi si presentarono alla Stazione dei Carabinieri trascinandovi 22 civili, fermati casualmente nei dintorni: per dare una sembianza di legalità a quello che si proponevano di fare, chiesero la presenza del comandante della Stazione.

Il maresciallo non c’era e il vicebrigadiere D’Acquisto fu costretto a seguire i tedeschi con i loro prigionieri sino a Palidoro.

Dopo un sommario interrogatorio, durante il quale ciascuno professò la propria estraneità al fatto, l’ufficiale che comandava il drappello tedesco ordinò che a tutti i 22 civili fosse data una pala perché si scavassero la fossa. A questo punto il vicebrigadiere, compreso che i tedeschi avrebbero ucciso tutti i prigionieri, per salvare 22 innocenti si accusò del preteso attentato. D’Acquisto fu fucilato sul posto. I civili vennero tutti rilasciati.

Il gesto di D’Acquisto fu seguito dal Maresciallo della Guardia di Finanza di Marina Vincenzo Giudice, nato ad Eboli e comandante della stazione della Finanza di Carrara.

Il 16 settembre del 1944, Giudice, saputo che nella vicina frazione di Bergiola Foscalina i tedeschi, a seguito dell’uccisione di un soldato delle SS, erano intenti a far razzia in paese e a far diversi prigionieri e si apprestavano ad ucciderli, si offriva al loro posto.

Il capitano delle SS Walter Reader si oppose allo scambio in quanto disse, “Ella è un militare…”. Il maresciallo allora si tolse la giacca dicendo: “Ora sono un civile..” e offrì la sua vita in cambio di quella degli ostaggi.

Non ci fu nulla da fare: il Maresciallo Giudice fu ucciso e con lui barbaramente trucidate 72 persone – arse vive – tantissime donne e tanti bambini del paese. Tra questi, anche la moglie e i figli del maresciallo Giudice.

Entrambi sono stati insigniti della medaglia d’oro al valor militare.

Nel rapporto del 25 gennaio 1945 n. 20/7-11 di protocollo riservato, inviato dal comandante della Legione di Roma al Comando Generale dell’Arma, si legge che la sera del giorno dell’esecuzione di Salvo D’Acquisto alcuni militari tedeschi, parlando con una giovane del luogo, affermarono che il sottufficiale era “morto da eroe”.

Alla Memoria del vice brigadiere Salvo D’Acquisto il Luogotenente Generale del Regno, con Decreto “Motu Proprio” del 25 febbraio 1945, conferì la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:

Esempio luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pur essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile d’un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così, da solo, impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma”.

Gli “esempi di altruismo”, dovrebbero essere ricordati e le loro storie diffuse e portate alla conoscenza delle nuove generazioni, per non dare credito all’ammonimento di Calvin Coolidge, 30° presidente degli Stati Uniti d’America, che disse: “La nazione che dimentica i suoi eroi sarà essa stessa dimenticata”.