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Caduta del Muro di Berlino, 9 novembre 1989

Caduta Muro di Berlino
Ph. Massimo Golfieri / Caduta Muro di Berlino

La galleria d’arte Studio Cenacchi ospita dal 31 ottobre al 28 novembre la mostra di Massimo Golfieri Berlin, Brandenburger Tor 1989, fotografie in bianco e nero con i colori della memoria. Sono esposte una quarantina di foto ed un filmato di circa 15 minuti contenente molte altre immagini scattate nelle settimane successive al crollo del Muro di Berlino, avvenimento tra i più importanti del XX° secolo sia dal punto di vista storico che per l’immaginario collettivo. Quest’anno, il 9 novembre, è il 30° anniversario di quell’evento.

Caduta Muro di Berlino
Ph. Massimo Golfieri

L’esposizione origina dal vissuto dell’autore, che, nei giorni del crollo del muro, era là. Ha visto. Ha “sentito”. Ha, infine, registrato con la sua vecchia Nikon manuale ciò che accadeva intorno a lui.

Ci consegna oggi, 30 anni dopo gli accadimenti dei quali è stato testimone, questo reportage, completamente analogico, per il quale ha utilizzato antiche tecniche di colorazione all’albumina e alcuni materiali portati dalla Germania Est.

Difficile per chi ha sempre vissuto da uomo libero, immaginare cosa provarono i berlinesi, dell’est e dell’ovest, in quei momenti. I molti che hanno visto il film “Le vite degli altri”, ricorderanno il volto sperduto di Ulrich Mühe , che impersonava il capitano Wiesler, nel momento in cui, via radio, intuisce cosa sta avvenendo fuori dallo scantinato in cui sta lavorando.

Caduta Muro di Berlino
Ph. Massimo Golfieri

Nondimeno Golfieri sofferma il suo occhio sensibile non solo sui festeggiamenti dei berlinesi finalmente e improvvisamente liberi, ma soprattutto sulle loro esistenze. Vediamo una sorridente famiglia in una mitica automobile Trabant, persone che aspettano il treno in una piccola stazione, improvvisati commercianti polacchi che vendono oggetti di ogni tipo per terra in mezzo al fango della Potsdamer Platz, giovanissimi e smarriti Vopos le terribili guardie della Germania Est, il Muro, ormai mera struttura architettonica dopo essere stato confine invalicabile per 28 anni. Infine, l’aspetto più importante, gli sguardi delle persone, turbati dall’enormità di ciò che intorno a loro si era appena compiuto e, non secondario, da ciò che di sconosciuto li aspettava.

Caduta Muro di Berlino
Ph. Massimo Golfieri
Caduta Muro di Berlino
Ph. Massimo Golfieri

I fatti si sono ormai sedimentati. Le fotografie in bianco e nero sono state, come dice il sottotitolo della mostra, colorate con i colori della Memoria. La lettura che Golfieri ci propone e ci chiede, mediandola con l’esperienza di ognuno di condividere, è alfine antropologica. Ci immerge con i suoi colori nelle vite minime di quelle persone chiedendoci di provare empatia; l’unico sentimento capace forse di farcene comprendere un poco le emozioni.

Caduta Muro di Berlino
Ph. Massimo Golfieri

Empatia che non possiamo non provare soffermandoci sull’immagine guida dell’esposizione: un bimbo verosimilmente sulle spalle di un genitore, che non si vede, la Porta di Brandeburgo sullo sfondo. Crolla un regime, sono appena nati e nasceranno, in un mondo libero, altri bambini.

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Ph. Massimo Golfieri

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