x

x

Se si passa dal sistema di finanziamento a ripartizione a quello a capitalizzazione … cambiano le regole d’ingaggio

il dono del giorno
Ph. Ermes Galli / il dono del giorno

Se si passa dal sistema di finanziamento a ripartizione a quello a capitalizzazione … cambiano le regole d’ingaggio
 

La Fondazione ENPAM, con molta prontezza, ha coperto la gobba pensionistica aumentando gli asset a premio di rischio, come si evince dalla Redazione di MondoInstitutional del 27.05.2024 della quale riporto due stralci ,utili a questo approfondimento :

«Si, abbiamo avviato la costruzione dinamica del portafoglio di copertura che dovrà finanziare per tempo le importanti richieste di liquidità derivanti dalla gobba prevista dal Bilancio Tecnico. Nel corso del 2023 è stata coperta al 100% la prima parte di 4 anni del periodo di gobba, che inizia nel 2026 e finisce nel 2040, e il resto per circa il 25%, tramite l’acquisto di titoli di Stato con scadenza intorno all’inizio di ciascun anno per il quale sono previsti flussi negativi. Prevediamo di aumentare progressivamente la restante copertura nei prossimi anni seguendo anche le proiezioni attuariali del nuovo Bilancio Tecnico in formazione, che recepiscono importanti cambiamenti nella platea degli aderenti, sia nel lato contributori sia nel lato pensionati. Ciò permette di esporre una quota maggiore del portafoglio a investimenti finanziari a maggior rischio di mercato. Ciò significa un aumento della quota di asset a premio di rischio, azionario quotato in primis e poi private market, con una specifica esposizione al mercato italiano che attualmente riflette prospettive di crescita più interessanti rispetto agli altri mercati. Tali aumenti comporteranno una riduzione della componente high yield (più alto rischio) e in particolare sul fronte dei Mercati emergenti.

I nostri programmi di private market puntano a un rendimento target del 12/13% per il private equity e 7/8% per il private debt, entrambi con un’esposizione di investimenti sul mercato italiano tra il 20% e il 30%, ben diversificati per annata, tipologia di investimento ed esposizione geografica. I programmi attualmente sono ben strutturati e in linea con gli obiettivi di rendimento e di diversificazione. Nel private equity l’obiettivo di esposizione geografica è intorno al 34% Europa (di cui 20% Italia) e 66% resto del mondo (di cui 50% circa Usa). Nel private debt sono privilegiati investimenti su prestiti diretti (70%), seguiti da credito opportunistico e infrastrutture». (Fonte: MondoInstitutional, Fondazione Enpam copre la gobba pensionistica e aumenta gli asset a premio di rischio del 27.05.2024).

A questo punto bisogna intendersi bene sul regime di finanziamento dei sistemi pensionistici.

«Regime di finanziamento

  • a ripartizione: regime finanziario di gestione nel quale i contributi previdenziali versati nell’anno solare di riferimento per i lavoratori attivi sono utilizzati per finanziare l’erogazione delle prestazioni previdenziali ai pensionati; in tal modo non c’è alcuna accumulazione di risorse finanziarie e la gestione è puramente amministrativo/contabile.
  • a capitalizzazione: regime finanziario di gestione nel quale i contributi versati per i lavoratori attivi vengono accantonati, anche in conti individuali, e vengono gestiti secondo le tecniche dell’investimento finanziario con la finalità di costituire un montante per la successiva erogazione della pensione».

(Fonte: Covip.it).

Per le Casse professionali del 509 il cash flow operativo è rappresentato dai saldi previdenziali e si intuisce facilmente come istituti previdenziali nei quali le entrate contributive siano superiori, costantemente e nel lungo periodo, alle uscite previdenziali, non possono che considerarsi in equilibrio (finanziario). Viceversa situazioni nelle quali interviene il patrimonio accumulato ed in particolare operazioni di disinvestimento di quest’ultimo, non possono che individuare contesti quanto meno da tenere sotto controllo.

«La Legge n. 335 del 1995 (cd. Riforma Dini) ha introdotto una netta distinzione tra lavoratori dipendenti e alcune categorie di autonomi iscritti all’INPS, da un lato, liberi professionisti iscritti alle Casse di previdenza, dall’altro. Le Casse “uscivano” dal sistema pubblico per intraprendere un percorso autonomo, trasformandosi in Enti di diritto privato (d.lgs. 509/1994). Il passo successivo è stata la costituzione di nuovi Enti di previdenza privati per assicurare la copertura a categorie di professionisti non ancora soggette a tutela previdenziale (d.lgs. 103/1996). Gli Enti 103 sono un unicum nel panorama previdenziale italiano. Adottano infatti il metodo contributivo del sistema pubblico di 1° pilastro per il calcolo delle pensioni, ma se ne differenziano perché il regime di finanziamento è a capitalizzazione, a differenza di Inps e Casse 509 che si basano sulla ripartizione. La differenza nei regimi di finanziamento si coglie anche nei Bilanci di esercizio degli Enti 103: tra le passività, infatti, viene data evidenza dei montanti contributivi che rappresentano il “debito” verso gli iscritti e i pensionati. Pur essendo a capitalizzazione, gli Enti 103 devono, per legge, adottare il PIL per la rivalutazione dei montanti contributivi individuali al posto, come sarebbe logico, del rendimento del patrimonio investito che rappresenterebbe il loro tasso di “equilibrio”. Alcuni Enti riconoscono una rivalutazione aggiuntiva dei montanti qualora il rendimento del patrimonio investito sia superiore alla rivalutazione del montante in base al PIL (cd. extra-rendimento); il meccanismo passa attraverso la costituzione di un Fondo di riserva nel quale viene accantonato l’extra-rendimento per la successiva destinazione a montante». (Fonte: Inarcassa, Gli Enti privati di previdenza del D.Lgs. 103/1996 di Francesca Corezzi, Arianna Traini – 4/2023).

Con l’operazione svolta da Enpam, per finalità sicuramente lodevoli perché di fronte alla gobba previdenziale cerca di garantire le pensioni, a mio giudizio la Fondazione Enpam transita, di fatto, dal regime di finanziamento a ripartizione al regime di finanziamento a capitalizzazione, senza sottostare agli adempimenti che il regime di finanziamento a capitalizzazione richiede.

Gli enti privatizzati del d.lgs. 103/1996 , come abbiamo visto , si finanziano con il sistema a capitalizzazione.

Le pensioni sono calcolate interamente con metodo contributivo, in analogia al sistema pubblico, ma i montanti sono rivalutati ad un tasso convenzionale individuato nella variazione percentuale media quinquennale del PIL e non nel rendimento conseguito dal patrimonio investito, come è – diversamente - per la previdenza complementare che è però su base volontaria.

Negli Enti del 103/1996 il patrimonio alla fine di ogni esercizio è, in linea generale, almeno pari al totale delle passività verso attivi e pensionati e vi è dunque corrispondenza fra attivo e passivo e il grado di capitalizzazione è intorno al 100%.

Ogni iscritto ha un conto individuale in cui i contributi sono effettivamente accumulati e investiti sui mercati e non dunque destinati a pagare le attuali pensioni.

La differenza tra le Casse del 509, a ripartizione, e quelle del 103, a capitalizzazione, è sostanziale e, tale diversità, la si vede nella rappresentazione contabile delle varie poste nei bilanci di esercizio perché, nelle Casse del 509, i montanti contributivi non sono registrati nei rispettivi bilanci consuntivi e di previsione. Nello stato patrimoniale, tra le passività non vi è evidenza del debito nei confronti di iscritti attivi e pensionati. Il patrimonio netto, dato dalla differenza tra attività e passività, non da conto dei reali impegni della Cassa verso gli iscritti.

Per contro negli Enti del 103, lo Stato patrimoniale, tra le passività, registra i montanti contributivi degli iscritti attivi e la parte residua dei montanti relativi ai pensionati dove i montanti costituiscono le promesse pensionistiche future e rappresentano il debito della Cassa nei confronti degli iscritti.

Gli iscritti delle Casse del 509 , oggi subiscono passivamente queste decisioni e se gli investimenti di cui sopra non porteranno agli esiti sperati da Enpam, vi è il rischio concreto della volatilità delle pensioni.

Come scrivo, inascoltato, da molte lune è un tema che va affrontato oggi per evitare i disastri di domani.

La volatilità delle pensioni non risponde ai parametri dell’art. 38 della nostra Carta costituzionale.

Voglio dirlo con chiarezza: qui non è un problema di autonomia ma di sostenibilità del sistema della previdenza obbligatoria dei professionisti che va ripensato, perché non può essere legato al target del rendimento.