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Tra passività e aggressività, spunta l’assertività

Sorano, Toscana
Ph. Maria Cristina Sica / Sorano, Toscana

Se essere aggressivi vuol dire "io sono contro di te", essere assertivi vuol dire, semplicemente ma a gran voce, "io sono".

Monica Morganti, Il fuoco della rabbia, 2004

 

 

Qualche tempo fa avevamo parlato del No dove avevano accennato all’assertività. Approfondiamola un po’, provando a darne una definizione: l’atteggiamento assertivo si caratterizza per la spiccata capacità di ascolto delle posizioni altrui e per la franchezza nelle relazioni.

Il rispetto di sé e degli altri porta la persona assertiva a rendere partecipe il proprio interlocutore delle difficoltà vissute, dei propri bisogni e dei sentimenti provati, sempre manifestando un comportamento pacato e disponibile. Chi decide di essere assertivo (perché lo si decide) non teme di manifestare le proprie opinioni ed il proprio punto di vista assumendosi le responsabilità che questo comporta, accoglie ed accetta le posizioni altrui.

In sintesi: dare valore a sé e all’altro.

L’assertività sta su un continuum: da un lato la passività dall’altra l’aggressività.

Conosciamole un po’ meglio.

Sono passivo quando non riesco a prendermi delle responsabilità, lascio che siano gli altri a parlare, a decidere, a intervenire. Sono passivo quando mento per non espormi, quando evito il conflitto pur credendo nelle mie idee, quando non riesco a dire dei no, quando mi sacrifico, quando mi lamento senza reagire.

Tutto questo nasce spesso da una forte insicurezza in sé e scarsa fiducia nelle proprie capacità, dal non volere dispiacere agli altri, dal non potere esprimere i propri bisogni. Quando ci capita focalizziamoci sui nostri bisogni, sui nostri valori e liberiamoci dalla necessità di piacere agli altri.

Sono aggressivo sostanzialmente quando ho paura, e quindi con una modalità “attacco” non riesco a vedere i bisogni dell’altro: aggredisco verbalmente, voglio avere ragione, alzo la voce, interrompo, finisco le frasi al posto degli altri, non ascolto, ordino, non rispetto il mio interlocutore.

Spesso ottengo nel breve termine quello che voglio, ma alla lunga perdo di credibilità (e molto spesso i miei collaboratori lasciano il loro posto per evitare di avere a confrontarsi con una modalità così disfunzionale).

Se ci capita (perché a tutti capita): fermiamoci, respiriamo, accogliamo le nostre emozioni e cerchiamo di connetterci con l’altro.

In linea di massima e per consolarci passiamo il 70% del tempo relazionale in modalità assertiva; ecco quindi qualche consiglio per il restante 30% del tempo:

  • Dare valore ai propri valori e bisogni
  • Usare modalità di comunicazione FOS (fatti, opinioni e sentimenti)
  • Esprimere le cose che ci interessano e che hanno per noi valore
  • Accettare di non essere «perfetti»
  • Rimanere fedeli a noi stessi anche se ci sembra di non essere accolti
  • Prestare attenzione al nostro disagio e farlo parlare
  • Separare i feedback (che diamo/riceviamo) dalla persona: noi andiamo bene anche se sbagliamo qualcosa (https://www.filodiritto.com/corruttele-e-refusi-del-rimanere-umani)
  • Avere autostima e fiducia in noi stessi e negli altri (https://www.filodiritto.com/fiducia-e-micromanagement)
  • Essere aperti al cambiamento (https://www.filodiritto.com/cambiamento)
  • Se incontriamo qualcuno di “tossico” diciamo STOP (https://www.filodiritto.com/stop) (non ci succede nulla se lo fermiamo o se ce ne allontaniamo, se non stare meglio)
  • Dare voce alle nostre emozioni

Facciamo un piccolo e banale esempio: sono furibonda per i calzini che i miei “coinquilini” lasciano in giro: sono passiva se borbotto tra me e li raccolgo giorno dopo giorno, sono aggressiva se urlo “lasciate sempre i calzini in giro, siete schifosi” e glieli faccio trovare nel piatto a cena, sono assertiva se dico “trovo i calzini in giro, sono triste perché amo l’ordine, che cosa possiamo fare”? Confido che una soluzione si trovi!

Oggi una sola, ma importante domanda che dovremmo porci quotidianamente:

  • Se dico si a qualcosa o a qualcuno, quale no dico a me stesso? Ne vale la pena?

Come dice Paul Gascoigne, “Le persone sono arrabbiate, depresse o alcolizzate solo per un motivo: non sanno dire di no”.
 

Buon viaggio nella nostra nuova ritrovata assertività.