Siamo tutti impostori?

Il cielo di Bologna visto dal Sole
Ph. Luca Martini / Il cielo di Bologna visto dal Sole

Siamo tutti impostori?

 

"Raggiungere il 'successo' senza aver raggiunto un'autostima positiva significa essere condannati a sentirsi come un impostore in trepidante attesa di essere scoperti."

Nathaniel Branden

 

“Non sono abbastanza”

“Non sono all’altezza”

“Non è merito mio”

“Sono fortunato/a”

“Sono un(‘) incapace, idiota…”

“Potevo fare meglio”

“Non mi merito quel posto/quel ruolo/quei complimenti…”

Quante di queste frasi abbiamo detto o pensato? Umiltà? No! Siamo colti dalla Sindrome dell’impostore. Tantissimi dei miei pazienti mi riportano queste convinzioni. Scavando, arrivano molto spesso dalla famiglia, dai compagni, dai colleghi/responsabili che ci mandano il messaggio “se non fai come dico io non vai bene”. Ma che cosa è? È la sensazione che una persona può avere di non meritare la posizione che ricopre o le responsabilità che le sono state affidate. Questo sentimento arriva fino alla paura di essere smascherato da un momento all'altro da chi lo circonda, poiché la persona sperimenta sé stessa come un "impostore". Le persone che ne soffrono dubitano di sé o mettono in discussione i loro risultati o successi e li attribuiscono a fattori esterni.

Un po’ di storia, perché mi pare interessante notare da dove nasce e soprattutto i primi soggetti dello studio. Il concetto di Sindrome dell'Impostore è stato formulato nel 1978 da due psicologhe e professoresse universitarie americane, Pauline Rose Clance e Suzanne Imes, a seguito di uno studio condotto sulle cosiddette donne "high-achievers".

Da allora, gli esperti hanno scoperto che anche gli uomini possono esserne vittime e alcuni studi hanno dimostrato che circa il 70% delle persone (uomini e donne insieme) ha sperimentato la sindrome dell'impostore ad un certo punto della propria vita. È stato notato che spesso colpisce persone con grandi capacità e/o molto perfezioniste.  Spesso sono le persone che sono "diverse" dai loro simili in un determinato ambiente (ad esempio, le donne che lavorano in settori storicamente dominati dagli uomini) che hanno maggiori probabilità di sperimentarlo.

Vi assicuro per la mia esperienza di terapeuta che chi ne soffre spesso è molto, molto molto più bravo di quello che pensa.

Ci possono essere vari tipi di impostori:

  • Il perfezionista - che si pone obiettivi irraggiungibili
  • Il superuomo o la superdonna - che lavora senza limiti
  • Genio  – che soffre se non raggiunge facilmente un obiettivo o al primo tentativo
  • Il solista - che non chiederà mai aiuto per evitare di essere “smascherato”
  • L'esperto - che non saprà mai abbastanza e non imparerà mai abbastanza

In quale vi ritrovate?

E allora che cosa possiamo fare? Oltre ovviamente a farci aiutare da un professionista nel caso in cui questo atteggiamento diventi invalidante:

  • Facciamo un elenco delle nostre capacità, dei nostri successi, dei nostri risultati. E se non ci riusciamo? Facciamoci aiutare da qualcuno che ci vuole bene, ci stima, ci apprezza o, anche solo, ci conosce!
  • Liberiamoci dal bisogno di perfezione. Ne abbiamo già parlato, la perfezione è una grandissima trappola che ci allontana dal fare al meglio le cose con serenità
  • Accettiamo i complimenti che ci fanno (ce li fanno, ma spesso non ce ne accorgiamo o tendiamo a sminuirli o ancora peggio pensiamo che siano falsi)
  • Accettiamo che noi possiamo andare bene anche se sbagliamo
  • Cambiamo le convinzioni negative: ogni volta che ci viene da dire “non sono abbastanza” proviamo a cambiare in “ho fatto del mio meglio”
  • Impariamo a chiedere aiuto
  • Dedichiamoci a cose piacevoli che ci distolgano da queste convinzioni invalidanti
  • Proviamo a guardarci come se fossimo un estraneo: fa magie!!!!

Rubiamo le ricche parole di Frida Kahlo "Innamorati di te, della vita e dopo di chi vuoi."