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La felicità di Umanesimo Manageriale

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La felicità di Umanesimo Manageriale

 

Ho voglia di condividere con voi le risposte di quel “giochetto” che ho proposto nella prima parte di questo piccola chiacchierata sulla felicità. Avevo chiesto alle persone appartenenti alla bellissima comunità di Umanesimo Manageriale “che cosa è per te la felicità”. Trovate le risposte che sono arrivate via mail. Ognuna parla di un mondo di emozioni, valori, sentimenti, relazioni: le lascio leggere a voi, ognuno si ritroverà in alcune di più, in altre di meno e ognuno potrà aggiungere in fondo alla pagina la felicità.

Personalmente ciò che mi appaga e mi commuove (la felicità intensa mi commuove!) di più è avere la sensazione di contribuire alla felicità e alla serenità degli altri … a partire ovviamente dai miei figli, dalla mia compagna, da mia mamma, le mie sorelle, i miei nipoti, i colleghi  ma senza darsi alcun limite sul ricevente che può anche rimanere totalmente sconosciuto … qui qualcosa di tangenziale al concetto che spero di averti fatto arrivare .

"Vivere una vita che ha un senso".

Giorni fa tornavo a casa a piedi dopo una giornata lavorativa intensa.

Sulla strada ho incrociato un giovane padre che spingeva il passeggino con un piccolo monello.

Ho osservato non visto il suo sguardo di orgoglio e protezione: per alcuni interminabili secondi, davvero, sono stato felice.

E’ il cuore che mi ricorda la felicità, si espande e manda ossigeno al cervello...mi ricorda di cogliere l'attimo e mi fa sorridere, si distendono i lineamenti che prima erano contratti...Quindi al di là dei miei grandi affetti che sono sicuramente fonte di gioia; è il cuore che mi avvisa e mi ricorda che la felicità è in ogni piccola cosa; anche la mancanza di qualcosa di negativo è indice di felicità. Il pessimismo di Schopenhauer nell'"arte di essere felici" ha di fondo una verità viceversa, ossia: asserisce che più si è felici e più si sarà infelici; ma è vero anche il contrario.

Sentirsi bene con se stessi, essere in equilibrio, ringraziare e godere per quello che si ha

Amare e sapere di essere amato

A me rende felice poter condividere le mie passioni con chi amo, essere in salute e sapere che le persone a me care sono in salute e stano bene.

Per quanto mi concerne tutto può essere sintetizzato nella frase: " Sentirsi bene con se stessi, essere in equilibrio”.

La felicità passa da ciò che può essere scontato e apparentemente dunque sottovalutato: la propria salute e quella delle nostre persone care, un sorriso, l'equilibrio con sé stessi e la propria attuale dimensione, un caffè con calma con una persona cara, un libro, un bicchiere di vino di fronte ad un tramonto, un animale da affezione, del tempo. 

Tempo per fare ciò che ci fa stare bene: tempo per vivere! 

Per me Felicità è rendere felici gli altri. Fare bene, mi fa stare bene e sono anche felice per questo.

Mi piace molto la definizione della fantastica Allende, condivido che la felicità sia uno stato d’animo spesso di breve durata e che va accolto, godendolo prima che passi, quando emerge dall’intimo perché siamo entrati in risonanza con qualcosa di nostro, o di esterno a noi, e ci pervade con una sensazione di enorme benessere.

Quello che possiamo perseguire è il “volersi bene”, così semplice a dirsi ma così difficile da realizzare nell’intimo, perché comporta quel far pace con sé stessi, lavorare sui propri limiti e sulla propria storia, qualunque essa sia, sentendosi comunque amati di un amore gratuito e riuscendo a dare un senso alla vita, così da sorridere anche senza motivo.

Nel volersi bene, c’è meno rumore nel nostro animo ed è più facile far affiorare e farsi sorprendere dai momenti di felicità, che possono essere attimi appena percettibili. Non condivido quindi la definizione di “Stato di completa soddisfazione, caratterizzato da pienezza, durata e stabilità”, che direi “appagamento”.

Che cosa quindi mi rende felice? Difficile sintesi, ma quando riesco a “volermi bene” sento che le risposte riportate nelle categorie sono tutte a portata di mano, tra tutte in primis “Sentirsi bene con se stessi, essere in equilibrio, ringraziare e godere per quello che si ha”.

Una sera a "La torre di Babele" Corrado Augias ha ospitato Luciano Canfora, il più grande filologo italiano vivente. Hanno dissertato anche della felicità e di come sia espressamente prevista dalla Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti e, implicitamente, dall'art. 3 della nostra Carta. Che cosa realmente sia, nessuno sa davvero, ma la si percepisce in modi personali eterogenei e a tratti indistinti.
Ho una comfort zone abbastanza ampia e dotata di paratie mobili; quindi, riesco sempre ad avere gocce di felicità ogni giorno. Oltre alle cose belle dei miei figli, sono felice ad esempio quando scopro alcuni miei errori, dovuti perlopiù alla capatosta: mi aiutano sempre a capire dove si trovi e a farmici trovare. L'ultimo risale a giugno scorso, ma me ne sono accorto soltanto mesi dopo, errore tanto evidente da essere invisibile. L'ultima perla di felicità è stata scoprire l'altro ieri che un mio progetto, immaginato più di trent'anni fa, è ancora attuale e pronto per essere realizzato (e già iniziato pian pianino ieri). 

Per rispondere nel merito sulla categorizzazione proposta da Barbara, direi tutte le categorie proposte, sotto varie forme e dosi. La felicità è semplice, ma mai banale, per questo non serve ostinarsi a cercarla altrove, ma nelle cose che già si hanno.

Condivido la definizione del  saggio Khalil Gibran: “Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno”.
Per me la felicità è un atteggiamento mentale che si acquisisce con la maturità e l'esperienza, non ce la danno le cose materiali esterne a noi ma la troviamo dentro di noi e qualunque situazione di vita non sarà in grado di scalfirla se l'abbiamo interiorizzata efficacemente attraverso un percorso di consapevolezza interiore..

C'è purtroppo che ritiene la felicità un breve attimo di entusiasmo che passa presto e lascia il vuoto dietro di sè...un'illusione della mente, fugace e inconsistente. 

Rispondo con Kant Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me

La felicità è attimi: un tramonto, un sorriso, uno sguardo, il raggiungimento di un risultato, una canzone evocativa di un bel momento... io di solito, in quegli attimi mi dico "fermati, sii consapevole, cristallizza e sii contenta"... è importante rendersi conto degli attimi di felicità...

Non riesco proprio ad incardinare in una definizione onnicomprensiva "la mia felicità", né i molteplici e variegati modi in cui si manifesta (anche se mi riconosco in alcuni esempi letti negli interventi di oggi).

So però che per me, corollario della felicità sono la consapevolezza e la gratitudine. Saper riconoscere di essere felici ed essere grati per questo è estensione della felicità stessa.

La felicità secondo me è ambivalente: può fare rima con "illusione" o con "integrazione". La prima è legata agli oggetti che possediamo, alle belle esperienze che facciamo e alle persone che incontriamo, ma è temporanea. La seconda riguarda la nostra essenza, la nostra capacità di tornare all'UNO e di superare la nostra frammentarietà. Si cerca di raggiungere la seconda solo dopo aver capito l'inganno della prima. Ma l'averne capito l'illusorietà è già felicità!

Mi accomuna l'aiutare gli altri, dalla famiglia in senso esteso, al prossimo, anche con forme di volontariato.

E poi, concedetemi una piccola licenza, dall'apparenza prosaica: per noi allergici alimentari e non solo cronici, la felicità di poter assaporare una pietanza senza aver alcuna reazione avversa.

Per me la felicità profonda vuol dire tante cose, ma spesso non me ne rendo conto e quindi grazie per avermi dato il tempo di pensarci un po’. 

Sono felice nel sentirmi parte profonda di qualcosa, nel trovare la bellezza in quello che faccio ogni giorno, far sorridere una persona triste, ascoltare un amico che ha bisogno di parlare, attraversare il buio e finalmente non avere paura di guardarci dentro, riconoscere gli errori e non vergognarsi ad ammetterli.

Anche io ti confesso che non riesco a dare una definizione esatta di “felicità”.

Ma se devo esprimere le mie prime sensazioni, posso dire che sono felice, ad esempio, quando sono vivo momenti belli con i miei figli e la mia famiglia, quando vedo che il mio lavoro e i miei sacrifici permettono il raggiungimento di obiettivi importanti non solo per me stessa, ma soprattutto per il bene della comunità, quando mi sento d’aiuto per il prossimo.

Anche io penso che la felicità sia fatti di attimi precisi che ricordiamo benissimo. Una sensazione di pace e euforia allo stesso tempo. A volte è il risultato di quello in cui crediamo veramente, che amiamo veramente, o a volte è l'esatto contrario... lasciar andare le cose. Fotografie della vita, e che la vita ci regala non so se c'è una formula segreta per raggiungerla ...ma non credo... capita in un preciso momento ed è una bellissima sensazione. 

A me rende molto felice leggere e rileggere queste risposte, per la ricchezza, la diversità, la profondità e anche, e forse soprattutto, perché avete risposto!

E ora a voi

La mia felicità