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Aldo Moro: lo scandalo Lockheed e “l’Antelope Cobbler”

Antelope Cobbler
Antelope Cobbler

Dall’oblio dei ricordi mi sovviene la figura di Aldo Moro intento a leggere “La Repubblica”:

Roma, via Fani quartiere Monte Mario. Sono quasi le 09,00 è la Fiat 130 con a bordo l’Onororevole Moro si avvicina all’incrocio con Via Stresa, la strada è in discesa, e Moro sfogliava, come suo solito, la fascetta dei giornali acquistati nell’edicola di Monte Mario.

L’onorevole Moro ebbe un sussulto quando vide la terza pagina del quotidiano “La Repubblica”.

Antelope Cobbler

Il quotidiano di Eugenio Scalfari intitolava a tutta pagina: Antelope Cobbler? Semplicissimo è Aldo Moro presidente della DC”.

Aldo Moro era indicato come “L’Antelope Cobbleril famigerato e misterioso collettore delle tangenti dello scandalo Lockheed.

Lo statista non ebbe modo di finire di leggere l’articolo che la Fiat 130, guidata dall’appuntato Domenico Ricci, frenò di colpo per evitare l’urto con l’Alfetta di scorta, guidata dall’agente Giulio Rivera, che li precedeva e iniziò il crepitio delle armi.

Il commando delle Br usò le armi in maniera molto “professionale” riuscendo a non ferire Aldo Moro.

Furono 93 i bossoli reperiti e catalogati, di questi ben 49 risulteranno sparati dalla stessa arma. I brigatisti uccisero i cinque uomini della scorta (l’appuntato dei carabinieri Domenico Ricci 42 anni; l’agente di polizia Giulio Rivera di 25 anni; il vice brigadiere di polizia Francesco Zizzi, 30 anni; l’agente di polizia Raffaele Iozzino di 25 anni; il maresciallo dei carabinieri Oreste Leopardi di 52 anni).

br sequestro Moro

Dal 16 marzo 1978 per cinquantacinque giorni Aldo Moro rimase nelle mani delle Brigate Rosse fino al 9 maggio in cui il corpo del politico venne ritrovato a Roma all’interno di una Renault 4 rossa in via Caetani.

La terza pagina de “La Repubblica” è un documento, caduto nell’oblio dei ricordi, che fa comprendere quale fosse il clima politico nel nostro paese in quegli anni. La notizia, se confermata, avrebbe decretato la morte politica di Aldo Moro e del suo tentativo di sdoganare i comunisti con il governo di “solidarietà nazionale”.

Dal febbraio 1976 imperversava lo scandalo Lockheed: l’accusa era che politici italiani dietro il pagamento di una tangente di un milione di dollari  avevano favorito l'acquisto di 18 aerei Hercules C130 dall’azienda statunitense Lockheed Corporation. L'impeachment travolse le più alte cariche dello Stato, dal presidente della Repubblica Giovanni Leone al presidente del Consiglio, Mariano Rumor, sospettati entrambi di aver ricevuto compensi dalla Lockheed Corporation.

La stampa nazionale e internazionale cercarono invano di identificare in uno dei due uomini politici Leone e Rumor, la famigerata “Antelope Cobbler” cui sarebbero state pagate tangenti dalla Lockheed.

Tanassi, Rumor e Gui furono posti sotto accusa per corruzione dalla Commissione inquirente il 30 novembre; pochi mesi dopo, il 3 marzo 1977, Rumor venne scagionato, mentre Tanassi e Gui furono giudicati colpevoli. Ebbene il quotidiano “La Repubblica” il 16 marzo del 1978 è certa che dietro il nome in codice si cela Aldo Moro. Nell’articolo si legge: “A fornire questa pista è stato un teste, Luca Dainelli, ascoltato il 10 febbraio scorso dal giudice istruttore Antonio De Stefano. Secondo la deposizione di Dainelli, fra i documenti in busta chiusa del dipartimento di Stato americano inviati all’ambasciatore Volpe, vi era un appunto, o memorandum, nel quale si annotava che l’Antelope Cobbler del caso Lockheed era l’onorevole Moro”.

Quali fonti indicava “La Repubblica” per individuare Aldo Moro come l’Antilope Cobbler?

Il quotidiano era entrato in possesso di una velina che circolava in quei giorni nelle redazioni dei giornali, la notizia venne pubblicata anche dal Corriere della Sera, La Stampa e il Giornale. La velina indicava come fonte, della notizia clamorosa, la segreteria di Stato americano.

Nella nota si riportava la deposizione rilasciata dall’ex diplomatico Luca Dainelli. Quest’ultimo è stato nel lontano 1939 vice-console a New York, poi durante la guerra ha esercitato la funzione di collegamento tra il comando italiano e quello americano e da allora ha stretto amicizie e contatti ad alto livello negli States.

Nel 1966, quando è ambasciatore in Pakistan, Dainelli lascia la carriera diplomatica e nel 1971, dopo l’elezione di Leone a Presidente della Repubblica, accetta l’invito di “alcuni amici come Antonio Lefebvre e l’ambasciatore Girolamo Messeri a svolgere un lavoro informativo … per ragguagliare periodicamente lo stesso Lefebvre sulla posizione americana di fronte ai problemi italiani” (cfr. La Tela del Ragno, il delitto Moro di Sergio Flamigni, edizioni Associate 1988)

Filodiritto è in possesso dell’atto declassificato del Dipartimento di Stato datato 20 marzo 1974, nella nota si legge: “QHO IS ANTELOPE COBBLER? L'UNICA INDICAZIONE, CHE ESCE DAI CIRCOLI DEL GOVERNO AMERICANO, SI RIFERISCE AD ALDO MORO. C'È UNA TESTIMONIANZA DI QUESTA TEORIA. LUCA DAINELLI, EX DIPLOMATICO CHE HA VISSUTO PER MOLTI ANNI NEGLI STATI UNITI E DURANTE L'ULTIMA GUERRA HA MANTENUTO IL COLLEGAMENTO TRA LE FORZE ARMATE AMERICANE E I COMANDANTI ITALIANI. AMICO DI FAMIGLIA DI LEFEBVRE, LE FU CHIESTO DA LEFEBVRE DI COINVOLGERSI NEL CASO LOCKHEED PER SCOPRIRE DAGLI AMERICANI L'IDENTITÀ DI ANTILOPE COBBLER.... "SONO STATO AVVICINATO - SI LEGGE NEL VERBALE DELL'INTERROGATORIO - DALLA PERSONA PIÙ VICINA ALL'AMBASCIATORE VOLPE, TRIMARCO, CHE IN CIRCOSTANZE DI MASSIMA SEGRETEZZA MI HA INFORMATO DI UN FATTO MOLTO DELICATO NOTO SOLO ALL'AMBASCIATORE: L'EX ASSISTENTE DEL PERSONALE DI VOLPE LAVORAVA IN UN UFFICIO DEL DIPARTIMENTO DI STATO DIRETTAMENTE RESPONSABILE DEI DOCUMENTI INDIRIZZATI AL SEGRETARIO DI STATO. DATO IL TRATTO DI KISSINGER DI NON TENERE INFORMATI I SUOI CAPI MISSIONE SU QUESTIONI RIGUARDANTI I PAESI IN CUI SONO STATI ACCREDITATI, QUESTO GIOVANE FSO ERA ABITUATO A INVIARE UNA BUSTA SIGILLATA DIRETTAMENTE AI DOCUMENTI DELL'AMBASCIATORE VOLPE RIGUARDANTI L'ITALIA. TRA QUESTI C'ERA UNA COPIA DI UN MEMORANDUM IN CUI IL VICE SEGRETARIO DI STATO A USO UFFICIALE LIMITATO USO UFFICIALE LIMITATO PAGINA 03 ROMA 05060 180513Z LOWENSTEIN INFORMAVA IL SEGRETARIO DI STATO KISSINGER CHE IL CIABATTINO ANTILOPE DEL CASO LOCKHEED ERA ALDO MORO. DAINELLI CONTINUÒ LA SUA STORIA, SOSTENENDO CHE 15 GIORNI PRIMA DELLE ELEZIONI DEL 1976 HOWARD STONE, FUNZIONARIO AMERICANO HAN E AMICO INTIMO E OSPITE FREQUENTE A ISCHIA, ARRIVÒ A ROMA. AVEVA VIAGGIATO SU UN AEREO DOVE SI ERA SEDUTO ACCANTO A LOWENSTEIN CHE, CHIESTO DA STONE DI SPECIFICARE L'IDENTITÀ DEL CIABATTINO ANTILOPE, INDICAVA A STONE, CHE CONOSCEVA, UNA FOTOGRAFIA DI MORO APPARSA SU UNA RIVISTA ILLUSTRATA ITALIANA. A QUESTO PUNTO DAINELLI DICHIARÒ AL GIUDICE DI AVER INFORMATO IL PRESIDENTE LEONE CHE AVEVA ESPRESSO LA SUA PREOCCUPAZIONE ALL'AMBASCIATORE AMERICANO. VOLPE INVIÒ UN LUNGO TELEGRAMMA A KISSINGER SULL'ARGOMENTO. DAINELLI HA DICHIARATO: "SI È TRATTATO DI UN INCONTRO AI MASSIMI LIVELLI DEL DIPARTIMENTO DI STATO NEL CORSO DEL QUALE SI È DECISO DI FARE TUTTO IL POSSIBILE PER TACERE LA QUESTIONE. IN QUESTO INCONTRO SIA LOWENSTEIN CHE HOWARD STONE, CHE RISIEDE ANCORA A WASHINGTON, Sheryl P. Walter Declassified/Released US Department of State EO Systematic Review 20 Mar 2014 Sheryl P. Walter Declassified/Released US Department of State EO Systematic Review 20 Mar 2014 È STATO CHIESTO DI CONFERMARE LE INFORMAZIONI. IL TESTIMONE INFORMÒ IL GIUDICE DI AVER COMUNICATO ALL'EPOCA IL NOME DI ALDO MORO COME QUELLO DI ANTILOPE CIABATTINO A FEDERICO SENSI, CONSIGLIERE DIPLOMATICO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA... UN ALTRO ELEMENTO SIGNIFICATIVO RIGUARDA L'ATTUALE ATTIVITÀ DI FEDERICO SENSI E HOWARD STONE. DOPO L'EPISODIO CITATO DA DAINELLI IN MERITO ALLA PRESUNTA IDENTIFICAZIONE DI ANTILOPE CIABATTINO, SENSI E PIETRA SONO STATI IMPIEGATI DA MONTEDISON.. FINE TEXTGARDNER USO UFFICIALE LIMITATO NNN”.

Il documento è oggi visibile sul sito di wikileaks (Link)

Antelope Cobbler era la figura che faceva da testa di ponte tra l’azienda aereonautica statunitense ed il governo italiano ricevendo in cambio tangenti.

Insomma, mentre Aldo Moro stava per varare un “governo di solidarietà nazionale” un clima non certo benevolo aleggiava sulla sua testa quasi a far capire come quella scelta politica fosse non gradita a molti.

In particolare, l’amministrazione americana che non aveva usato formalismi per dissuadere Aldo Moro dagli intenti “solidaristici”.

Nel settembre 1974, una settimana prima del viaggio ufficiale del presidente della Repubblica Giovanni Leone e dell’allora ministro degli esteri Aldo Moro negli USA, su consiglio di Kissinger, il presidente Gerald Ford ammise che il suo governo era intervenuto tra il 1970 ed il ’73, per rovesciare Salvador Allende in Cile: «Abbiamo fatto ciò che gli Stati Uniti fanno per difendere i loro interessi all’estero» (conferenza stampa di Gerald Ford, Washington, 17 settembre 1974).

Lo stesso Kissinger tornò sopra l’argomento tre giorni dopo l'arrivo della delegazione italiana: «Ci rimproverate per il Cile. Ci rimproverereste ancora più duramente se non facessimo nulla per impedire l’arrivo dei comunisti al potere in Italia o in altri paesi dell’occidente europeo» (New York Times, 27 settembre 1974).

Al ritorno da quel viaggio, Moro apparve profondamente turbato: infatti comunicò al suo collaboratore Corrado Guerzoni, la volontà di ritirarsi dall’attività politica per due o tre anni, e confidò alla moglie il motivo principale della sua preoccupazione: «È una delle pochissime volte in cui mio marito mi ha riferito con precisione che cosa gli avevano detto”. Adesso provo a ripeterla come la ricordo: Onorevole (detto in lingua inglese naturalmente), lei deve smettere di perseguire il suo piano politico per portare tutte le forze del suo paese a collaborare direttamente. Qui, o lei smette di fare questa cosa, o lei pagherà cara. Veda lei come vuole intendere” – La frase era così.

È una cosa che a me ha fatto molta impressione. Sono rimasta a meditarci a lungo, da allora in poi” (Testimonianza di Eleonora Moro, 19 luglio 1982, in Commissione Moro, vol. LXXVII, Atti giudiziari 1a corte d’Assise di Roma interrogatori di imputati processo Moro e Moro-bis, udienza del 19 luglio 1982, Roma, Tipografia del Senato, 1993, pp. 51-52; il file dell’Archivio storico on-line del Senato risulta essere danneggiato; Commissione parlamentare di inchiesta, vol. V, pagg. 5-6).

Le premesse lasciano intendere che la notizia avvelenata, riportata nella terza pagina da “Repubblica”, ha una chiara matrice a stelle e strisce.

Naturalmente, dopo poche ore dal rapimento di Moro, il quotidiano “La Repubblica” e le altre testate che avevano ripreso la notizia uscirono con una edizione straordinaria che dava notizia del rapimento dello statista e dell’eccidio della scorta.

La notizia dell’individuazione dell’Antelope Cobbler sparì nell’oblio dei ricordi.

Solo Carmine (detto Mino) Pecorelli nel numero 26 del 1978 del settimanale O.P. analizza una possibile chiave di lettura a stelle e strisce tra lo scandalo Lockheed e il rapimento Moro. Nel settimanale Osservatorio Politico si legge: “Il caso Lockheed e l’agguato di via Fani sono due episodi di destabilizzazione ad altissimo livello, episodi di solito trattati dalle reti internazionali di spionaggio”.

Ricordiamo che Pecorelli, poco dopo il viaggio ufficiale di Leone e Moro negli Usa (settembre 1974), sull’agenzia O.P. aveva pubblicato alcune singolari note, che sembravano presagi di morte: “Il Moro … Bondo”; “È proprio il solo Moro il ministro che deve morire alle 13?” (numeri O.P. del 2 luglio e 7 novembre 1975).

L’agenzia il 9 gennaio 1976, riporta a tutta pagina una caricatura di Moro: “Il santo del compromesso, Vergine, martire e … dimesso”. Queste allusioni di morte usate per Moro, l’agenzia O.P. non le userà per nessun altro personaggio politico.