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Comunicazione efficace, retorica, dialettica. I tre mondi dell’avvocato

Comunicazione
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Molti professionisti del Foro, soprattutto chi ha fatto studi classici, ha frequentato scuole forensi e si è appassionato dell’ars oratoria nella sua forma più tradizionale da Aristotele a Platone a Cicerone, hanno avuto modo di confrontarsi con le regole della retorica, l’arte dell’argomentazione, del parlar bene. Lo scopo principale della retorica era persuadere l’interlocutore.

Il discorso, pertanto, secondo gli insegnamenti aristotelici, poi ripresi da Cicerone, si preparava seguendo passaggi che si sviluppavano dalla inventio alla dispositio, alla elocutio, alla memoria, fino alla pronuntiatio. Il risultato sarà un contenuto caratterizzato da una struttura con un esordio (exordium), l’esposizione (narratio), le argomentazioni (argumentatio) a sostegno e contro, la conclusione (peroratio) in un crescendo di intensità emotiva. In tutto questo, accanto alla cura della linguistica, delle parole, grande rilievo occupava il paraverbale (come vengono dette le cose) e il non verbale (la gestualità, in particolare). Tutto contribuiva a coinvolgere gli interlocutori e trasmettere pathos.

Dalla retorica va tenuta distinta la dialettica, che invece è l’arte “dell’uscire vittoriosi” da un confronto dimostrando le proprie teorie e il fondamento della propria opinione. Aver ragione, in sostanza, è l’obiettivo. Da Aristotele a Socrate a Platone il file rouge sarà rappresentato dall’abilità nel sapersi districare tre le contraddizioni altrui e la logicità delle nostre argomentazioni in modo da averla vinta sull’avversario.

I professionisti forensi, chi più chi meno, si trovano quotidianamente nella propria attività ad applicare tali principi, oralmente o per iscritto, in atti, udienze, attività della propria professione.

L’avvocato, si sa, è normalmente un buon oratore, ha una spiccata capacità dialettica e un buon uso del linguaggio. Eppure spesso nelle relazioni con i collaboratori di Studio, con i colleghi e con i clienti la sensazione è che la comunicazione sia ancora poco efficace, se intendiamo con “comunicazione” il “mettere in comune” un contenuto tra due interlocutori in modo che lo possano condividere. Comunicare, infatti, vuol dire principalmente ciò, mettere in comune.

Essere dunque degli eccellenti oratori, abili alchimisti di retorica e dialettica non comporta necessariamente essere degli eccellenti comunicatori. Saper delegare in modo efficace i collaboratori di Studio, saper trasmettere i feedback in modo mirato, saper condurre riunioni efficaci, saper prevenire e gestire i conflitti in Studio, sono tutte abilità che non necessariamente il bravo oratore possiede. Sono abilità che si acquisiscono e vanno allenate. Una componente essenziale per una comunicazione efficace sarà la capacità di entrare in empatia con l’interlocutore, e la capacità di ascolto attivo. La comunicazione efficace, un tempo poco considerata come risorsa, è oggi una competenza su cui puntare, che potrà fare la differenza anche nella professione.