La corriera fantasma del Vaticano

Partita da Brescia per il Sud. I passeggeri fucilati.
La corriera fantasma del Vaticano
La corriera fantasma del Vaticano

Oltre il 25 aprile. Per ricordare anche le vittime innocenti di talune efferate vicende.

 

Otello Montanari, capo partigiano e figura storica della Resistenza, è morto il 17 aprile scorso a Reggio Emilia senza che alcuno abbia raccolto il suo appello di qualche anno fa: chi sa parli. Si riferiva alle vicende oscure accadute nell’ultima parte della lotta di liberazione. Un appello che fece scalpore perché Montanari era una figura di primo piano dell’Associazione partigiani e della locale sezione Pci e post-Pci. Ma nessuno ha parlato. Pochi giorni prima del decesso di Montanari, sempre a Reggio Emilia, durante una messa celebrata dal vescovo, ha chiesto perdono Meris Corghi, la figlia del partigiano che il 13 aprile del ‘45 uccise il giovane seminarista Rolando Rivi, 14 anni, beatificato da Papa Francesco. Fu uno dei delitti più efferati e odiosi  compiuti nel “triangolo della morte”, un territorio modenese compreso all’incirca tra Castelfranco Emilia, Mirandola e Carpi dove dall'aprile 1945 alla fine del 1946 vi furono oltre un migliaio di omicidi politici, sui quali per lo più non è stata fatta luce.

Ecco perché tra le tante celebrazioni del 25 aprile ce n’è una fuori dal coro ed è quella che, nel cuore del “triangolo della morte”, nei pressi di San Possidonio, ricorda la Corriera Fantasma, episodio raccapricciante ricostruito a forza di mezze verità. Intendiamoci, non si tratta di sminuire il valore della lotta di liberazione e la memoria dei tanti partigiani che hanno dato la vita per combattere la dittatura. Ma di riconoscere che in quel clima di violenza sono avvenute anche turpi azioni ed è giusto ricordare chi le ha subìte, senza alcuna colpa, come nel caso del seminarista Rivi. E senza per questo essere tacciati di simpatie fascistoidi: le atroci responsabilità di quel regime sono giustamente già state consegnate alla storia. Semplicemente non bisogna avere paura di un’operazione-verità ad oltre 70 anni di distanza.

Nel maggio 1945, con la caduta della Repubblica Sociale, molti civili e soldati (va sottolineato che il reclutamento oltre che volontario fu anche forzoso) si trovarono nella necessità di ritornare dalle loro famiglie in Meridione. Ad attivarsi affinché questo avvenisse fu anche il Vaticano attraverso la Pontificia opera di assistenza. Appunto su una corriera con la bandiera dello Stato del Vaticano trovarono posto 43 passeggeri che da Brescia avrebbero dovuto raggiungere le regioni del Sud. Tra essi ex internati militari italiani provenienti dai campi in Germania e alcuni ex militari della Repubblica Sociale. La corriera, che a quanto sembra era un autocarro riconvertito alla meglio per il trasporto di persone, partì da Brescia ma non arrivò mai a destinazione. Fu fermata presso Concordia (Modena) da un gruppo della polizia partigiana e i passeggeri costretti a scendere. Tutti avevano il lasciapassare del Cln, Comitato di liberazione nazionale, e il “visto” del Vaticano. Nonostante questo coloro che si trovavano sulla corriera vennero perquisiti e interrogati. Negli anni successivi furono rinvenute in alcuni poderi delle fosse comuni. In due di esse, la prima con sei corpi e la seconda con dieci, fu possibile identificare, attraverso gli effetti personali, una parte di quei passeggeri.

Di tanto in tanto quella terribile vicenda è approdata nelle aule giudiziarie ed è stata oggetto di indagine ma tutta la verità deve ancora essere scritta. In seguito ad alcune nuove testimonianze i carabinieri di Carpi redassero due rapporti nel febbraio e giugno 1968 in cui si legge: “Il 18 o 19 maggio ’45 un furgone scortato dai partigiani scaricò a San Possidonio un gruppo di uomini che vennero condotti a piedi in Comune e quivi, dopo un sommario processo, spogliati, legati ai polsi e fatti scendere nello spiazzo antistante lo stabile del municipio. Un primo scaglione di quattro o cinque uomini, fra cui un ragazzo dall’apparente età di 16-17 anni, venne fatto salire su di un autocarro che si diresse in una località da dove, circa 20 minuti dopo, si sentirono provenire le raffiche di armi automatiche.
L’autocarro tornò poco dopo per fare salire il secondo scaglione. Le persone soppresse e sepolte in modo clandestino in quel periodo, nel comune di San Possidonio, soltanto dentro fosse comuni delle quali poté essere accertata l’esistenza, sarebbero state, nel complesso, più di ottanta. Dal novero restano escluse le persone soppresse e sepolte isolatamente qua e là sempre in modo clandestino. Circa il movente dei fatti addebitati, è da escludere che gli indiziati siano stati mossi da ragioni sorrette da ideali politici, stante il fatto che le esecuzioni, perpetrate con fredda determinazione e inaudita ferocia, riguardavano persone non compromesse politicamente, civili o ex militari non più in uniforme ed inermi, giovani comunque muniti di salvacondotto rilasciati dallo stesso Cln”.

I rapporti riportano anche la testimonianza dell’ex partigiano Luigi Bassoli “il quale affermò di essere a conoscenza che le persone fermate venivano sensibilmente alleggerite dei loro oggetti e delle loro somme. L’asserto del Bassoli conferma peraltro, quanto dichiarò pure don Guglielmo Freddi, parroco di Moglia (Modena) all’epoca dei fatti, il quale, già appartenente a quel Cln, ne uscì poco dopo “disgustato” dai sistemi depredatori della polizia partigiana ed affermò testualmente: “Io stesso con i miei occhi ho visto la polizia partigiana spogliare reduci e viaggiatori di tutto ciò che avevano”.

I carabinieri ritennero di avere individuato alcuni degli autori dell’eccidio della Corriera Fantasma che però se la cavarono, nel processo svoltosi a Modena nel 1970, con l’amnistia: “Coloro ai quali appartenevano i resti ossei riesumati in quel di San Possidonio – è scritto nella sentenza- furono fermati nelle predette circostanze storiche ed ambientali e dalla rievocazione anche se frammentaria dei testi, si è saputo che furono dapprima rinchiusi in una ex casa del fascio, perquisiti e poi fucilati. Dalle indagini peritali è altresì risultato che furono percossi a sangue”. “Ma l’eccidio – prosegue la sentenza-  fu animato negli autori da un movente politico, tendente a combattere, attraverso la distruzione fisica di quelle persone, le idee che essi, per convinzione degli autori, avevano incarnato e che venivano ritenute contrastanti con l’interesse della Società o dello Stato.
Quindi fu un plurimo omicidio con movente politico. Tale qualifica rende il reato passibile dell’operare dell’amnistia”.

Così la Corriera Fantasma è diventata un fantasma anche per la giustizia italiana.

L’articolo è stato pubblicato su “Italia Oggi” del 24 aprile 2018.

Autore: Carlo Valentini  - http://www.carlovalentini.it/