x

x

L’arte di litigare bene

O della gestione migliore del conflitto
conflitto
conflitto

Si può litigare bene? Sembra un ossimoro.

Proviamo a lasciarci coinvolgere da un’espressione che potremmo formulare così: non dobbiamo, ad ogni costo, entrare in e vivere un conflitto, tuttavia, in quanto esperienza naturale, fisiologica, per certi aspetti necessaria per crescere, ricerchiamo, per quanto possibile, una sintetica modalità per scorgere un beneficio che possa riguardare i nostri processi di apprendimento proprio quando sperimentiamo il coinvolgimento totalizzante di un conflitto.

Innanzitutto, focalizziamo l’attenzione sulla consapevolezza come fonte di conoscenza.

Ognuno di noi vive il suo conflitto nel senso che ad esso associa un’immagine che è solo ed esclusivamente la sua. Abbiamo tutti un’idea diversa di conflitto: si confligge anche sul modo di comprendere il conflitto.

Ognuno di noi constata, anche, la sua personale capacità di stare e gestire un conflitto. È decisivo conoscere questo nostro abitare il conflitto perché esprime il come partire nella gestione del conflitto stesso.

Necessita, inoltre, essere consapevoli che il saper gestire un conflitto dipende anche dal nostro dal nostro vissuto doloroso con il quale non siamo ancora interiormente rappacificati.

Questo tassello ancora sofferente è un precipitato emotivo e psichico, una tessera viscerale che affonda le radici nella parte più intima di noi stessi e riaffiora alla memoria come reminiscenza ininterrotta di un’ingiustizia subita.

Assestate queste minime ricognizioni di interiorità, come affrontare al meglio un litigio?

Poniamo un’analogia con il gioco degli scacchi ed attiviamoci mossa dopo mossa; avanti e indietro proprio perché con i diversi pezzi si può andare in ogni direzione.

La prima mossa consiste nel raccogliere il proprio stato emotivo esaminando e chiamando per nome le nostre emozioni. Questa mossa dovrebbe, altresì, favorire il distacco dall’innato riecheggiare della ricerca del colpevole proprio perché questa indagine è un atto che disturba intimamente impedendo l’acquisizione delle adeguate competenze auto-regolative.

La seconda mossa si compone dell’ascolto e della comunicazione, vissuti reciprocamente al fine di poter iniziare ad orientare la discussione verso risvolti positivi.

Questo perché nessuna delle due o più parti in conflitto può imporre all’altra una soluzione in modo unilaterale: è necessario focalizzarsi sull’attitudine a gestire la situazione, evitando di ridurre il conflitto alla “persona”, per sciogliere le dinamiche ostili.

La terza mossa possiamo considerarla un corollario della seconda. È il momento nel quale va attivato un rilassamento emotivo per riconoscere le emozioni, dar voce al proprio pensiero e, soprattutto, intercettare il mondo simbolico di chi si sta opponendo a noi: questa azione, decisiva, è efficace solo se è reciprocamente vissuta.

Nella quarta ed ultima mossa i confliggenti, dopo aver potuto esporre le loro ragioni, è auspicabile che siano ben disposti ad individuare atteggiamenti capaci di manifestare un’efficace autoregolazione finalizzata a trovare un accordo e, così, giungere alla conclusione del conflitto.

Le quattro mosse sono semplici e decisamente semplificate; rappresentano la base di ogni pacifica risoluzione dei conflitti perché decollano dall’interiorità e vanno verso l’esterno.

In ogni conflitto è in gioco il legame libertà-verità che alberga nel cuore della persona.

Già in ambito socratico-platonico, il criterio di ricerca della verità consisteva nel sollecitare il soggetto pensante a ri-trovarla in sé stesso ed a “trarla fuori” dalla propria anima. È la cosiddetta maieutica, il noto metodo pedagogico fondato sulla partecipazione attiva del soggetto. Richiamiamo brevemente l’etimologia: dal greco μαιευτική (τέχνη), l’arte ostetrica, ovvero l’ostetricia (derivata, a sua volta, da μαῖα, ovvero mamma, levatrice). Si tratta dell’espressione con la quale Platone indica nel Teeteto quella che potremmo ritenere la pars construens del metodo socratico fondato sul dialogo.

Una scoperta che viene da lontano.

Il dato positivo evidenziato dall’utilizzo del metodo maieutico ha permesso di constatare un’intensificazione di competenze riguardo alla gestione del conflitto.

Impariamo a stare pacificamente insieme quando riusciamo ad interagire nelle criticità con la consapevolezza che siamo e viviamo sempre e comunque in relazione.

Se evitare i conflitti, i litigi, può essere utopistico, almeno litighiamo bene: sarà utile per tutta la vita!

Queste brevi note hanno semplicemente avuto l’intenzione di aiutarci a considerare le risorse di cui siamo naturalmente dotati per superare gli scontri che possono verificarsi nella nostra vita.