Recensione al saggio “Il senso della mediazione dei conflitti. Tra diritto, filosofia e teologia”
Recensione al saggio “Il senso della mediazione dei conflitti. Tra diritto, filosofia e teologia”, a cura di Maria Martello, Giappichelli, Torino, febbraio 2024.
L’autrice, Maria Martello, brugherese, è stata giudice onorario presso il Tribunale dei minorenni e, successivamente, presso la Corte d’Appello di Milano. Sul tema ha diverse significative pubblicazioni ed in questa ultima fatica riconosce come la giustizia sia un’esigenza primaria della persona, come lo è il diritto alla vita, primo e fondamentale diritto a partire dal quale si declinano immediatamente il diritto alla salute e il diritto all’istruzione.
La mediazione dei conflitti, quale strumento che declina un orizzonte di giustizia riparativa, rappresenta un’ipotesi di risposta adeguata proprio al bisogno di giustizia che ogni essere umano coltiva nel suo intimo.
Si tratta, per utilizzare le parole di un’altra opera dell’autrice, di una «giustizia altra e alta», la quale supera la formalità applicativa della norma positiva per raggiungere il nucleo interiore fondamentale della persona in carne ed ossa e focalizzarsi sulla sua relazione con colui che è altro da sé percorrendo un cammino, spesso arduo, con lo scopo di tendere a rimuovere le ragioni del dolore che ogni dinamismo conflittuale, purtroppo, genera.
La mediazione dei conflitti, nella sua essenza veritativa, si realizza quando, grazie ad una particolare squadra di persone, si riconsegna alle parti la possibilità di trovare da se stesse la soluzione alla problematica che li vede, appunto, confliggere, responsabilizzandosi, senza delegarla ad una figura terza. La diversità dei punti di vista è chiamata a diventare dialogo, confronto, rielaborazione e, auspicabilmente, risoluzione del conflitto. La mediazione può giungere a questo esito felice solo se ogni applicazione del programma mediativo, è in grado di indurre un’esperienza di vita la quale sia veramente umana e consenta a chi è stato scorretto ed ingiusto di riprendere in mano sé stesso e la propria vita. Tale è il motivo per cui occorre, sotto il profilo dell’onestà intellettuale, definire il modello operativo al quale ci si riferisce.
Nel saggio l’autrice propone un modello esecutivo di mediazione umanistico-filosofica che può fornire validi suggerimenti anche per il vissuto quotidiano. Nel testo sono presenti diversi contributi dal profilo eccellente: ci sono scritti di filosofi (Salvatore Natoli e Tommaso Greco), di giuristi (Roberto Bartoli e Luciana Breggia) e di teologi (Pietro Bovati e Letizia Tomassone).
Si tratta di apporti pregiati per ridare linfa alle radici sapienziali-filosofiche che orientano, sorreggono e rinforzano il pensiero inscritto nel profilo culturale della giustizia riparativa e dei suoi strumenti applicativi. La mediazione, quale strumento cardine e più noto della restorative justice, costituisce il felice recupero di una modalità per esprime la centralità della persona nell’esercizio della giustizia stessa.
Con il favore della cosiddetta Riforma Cartabia, l’azione di mediazione, come accennato, pone al centro la persona nella sua concretezza di unità soggettiva e del suo essere in relazione al fine di poter eliminare le ragioni del dolore originate da ogni forma di conflitto.
Mediare, quale estrinsecazione della cura per l’uomo, è da ritenersi risposta significativa nell’ambito del problema Giustizia, così come attestano anche i precedenti storici. Occorre quindi conoscere il valore dello strumento mediazione e sapere come esso incida sulle relazioni quotidiane a tutti i livelli.
Infine, ma non per concludere, si può affermare che il testo costituisce uno strumento formativo, immediatamente, per gli operatori del diritto; è inoltre utile per formatori ed educatori, manager aziendali, scolastici, per chi lavora nel campo dell’associazionismo e del volontariato.
Può essere considerato anche come un manuale multidisciplinare di autoformazione per tutti coloro che desiderano comprendere sé stessi e affinare la propria sensibilità in ordine al modo di vivere in relazione oggi.