Bologna etrusca. La città “invisibile”
Bologna etrusca. La città “invisibile”
Venerdì 17 (maggio per la scaramanzia, in questo caso, ci affidiamo agli Etruschi!) alle ore 18 verrà presentato in Sala Borsa il libro di Giuseppe Sassatelli Bologna etrusca la città “invisibile”.
Sulle tante novità contenute nel libro l’autore ci manda qualche anticipazione, ora e nei prossimi giorni.
La prima importante novità del libro riguarda l’estensione della città etrusca, ore molto chiara e ben definita.
A nord i limiti della città corrispondevano alle attuali via Riva di Reno, via Falegnami e Via Augusto Righi; a ovest il limite era segnato dall’antico corso dell’Aposa che scendeva da Via San Mamolo, lambiva Piazza San Domenico e passava nei pressi delle Due Torri; a est il limite era costituito dal Corso del Fiume Ravone che scendeva dalla colina e passava accanto alla attuale chiesa di Ravone in via Andrea Costa, e asud l’abitato si spingeva fino alle prime propaggini collinari almeno fino a Villa Cassarini, sede della Facoltà di Ingegneria dove era dislocata l’acropoli della città con tutti gli edifici sacri.
Si tratta di una superficie molto ampia di oltre 200 ettari in linea con le superfici delle grandi metropoli dell’Etruria come Veio, Tarquinia Cerveteri. Ovviamente non tutta questa ampia area era occupata da abitazioni che nella fase più antica erano capanne di legno e paglia, ma prevedeva anche spazi liberi per l’agricoltura e le attività ad essa collegate, come del resto avveniva nella città medievale con spazi liberi da edifici per orti e piantagioni.
Mano a mano che le abitazioni si infittiscono questi spazi interni per l’agricoltura si riducono e la città mette in atto un solido programma di occupazione della vasta pianura circostante attuando le prime bonifiche e praticando una agricoltura di avanguardia che prevedeva la rotazione delle colture (quelle tra grano e erba che ancora oggi si adottano nella pianura padana) attraverso la quale i terreni si rifertilizzano perchè l’erba cattura l’azoto naturale.
Da questa agricoltura così innovativa derivano le risorse per alimentare la città e anche eccedenze da destinare al commercio.
Verso la metà del VI secolo la città si trasforma anche in senso architettonica sostituendo alle capanne le case con fondazioni di ciottoli, pareti di argilla pressata e tetti con tegole e coppi di terracotta, altra grande invenzione degli Etruschi che avevano la prerogativa di dare monumentalità al centro urbano, oltre che di essere degli ottimi isolanti e protettori dal caldo e dal freddo.
Oltre alle abitazioni erano dislocato in questo spazio anche tutte le attività produttive, in particolare le officine per la lavorazione del metallo (bronzo e ferro) e le fornaci per la cottura delle ceramiche di uso domestico oltre che dei coppi e delle tegole per le case.
Attorno alla città si disponevano i luoghi di sepoltura le cui tombe sono un formidabile fonte di conoscenza dei cittadini e delle loro storie, individuali, sociali ed economiche. Ma di questo parleremo la prossima puntata