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Oltre il ricordo

Foibe: Mattarella e Grasso
Foibe: Mattarella e Grasso
giornata del ricordo

La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.” È questo il testo dell’articolo 1 della Legge 30 marzo 2004, n.92, che, nella sua semplicità, da piena luce ad una pagina meno nota della Storia del Novecento italiano.

Malga Bala

In occasione della prima celebrazione di questa solennità nazionale, il 10 febbraio 2005, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ebbe modo di scrivere: “Ho accolto con soddisfazione la decisione con cui il Parlamento Italiano ha istituito la Giornata Nazionale del Ricordo. Essa consente di commemorare con continuità una grande tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Il mio pensiero è rivolto con commozione a coloro che perirono in condizioni atroci nelle Foibe, nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945; alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia. Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria; ricordati e spiegati alle nuove generazioni.”

Foibe: giorno del ricordo

La Legge istitutiva di questa giornata è stata approvata in Parlamento con una maggioranza del 98 per cento, a dimostrazione del fatto che, nel terzo millennio, il clima politico parlamentare era certamente maturo per una più pacata analisi storica dei fatti. Nonostante questa chiara indicazione delle Camere, nel tessuto sociale sono rimaste piccole e isolate sacche di negazionismo, tanto che, nell’ultima celebrazione del 2021, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato: “I crimini contro l’umanità scatenati in quel conflitto non si esaurirono con la liberazione dal nazifascismo, ma proseguirono nella persecuzione e nelle violenze, perpetrate da un altro regime autoritario, quello comunista. (…) Il dolore, che provocò e accompagnò l’esodo delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane, tardò ad essere fatto proprio dalla coscienza della Repubblica. Prezioso è stato il contributo delle associazioni degli esuli per riportare alla luce vicende storiche oscurate o dimenticate, e contribuire così a quella ricostruzione della memoria che resta condizione per affermare pienamente i valori di libertà, democrazia, pace. Le sofferenze patite non possono essere negate.”

Mattarella, giornata del ricordo

Con questo spirito, oggi gradirei ricordare, tra le migliaia di morti italiane, gli oltre 250 Carabinieri che rimasero vittime delle Foibe. Per il loro sacrificio, nel 2009 la Bandiera dell'Arma è stata decorata con la Medaglia di Oro al Merito Civile, per la seguente motivazione: "Dopo l’8 settembre 1943 lungo il confine nord orientale, l’Arma dei Carabinieri, confermando le sue tradizionali virtù di abnegazione ed altruismo, offriva il suo generoso, instancabile contributo nell’alleviare le sofferenze delle popolazioni italiane dell’Istria, della Dalmazia, delle province di Trieste e Gorizia travolte dalla violenza di preponderanti forze ostili che rivendicavano la sovranità su quei territori. Nell’immane tragedia che comportò la soppressione di migliaia di cittadini italiani ed il drammatico esodo delle popolazioni Giuliano-Dalmate, oltre 250 carabinieri, sostenuti da un eroico amor patrio, immolarono la propria esistenza nella difesa di quei martoriati territori."

Tra questi militari, desidererei richiamare l’attenzione del lettore all’atroce eccidio di Malga Bala. Durante il secondo conflitto mondiale, la carrozzabile Tarvisio - Cave del Predil - Passo Predil - Plezzo - Gorizia era un’importante arteria utilizzata dalle forze di occupazione tedesche per lo smistamento nei due sensi di marcia di uomini, armi, viveri e munizioni destinati dalla Germania alla zona del litorale adriatico. Dopo l’ultimo di una serie di agguati subito dai tedeschi, l’11 ottobre 1943 due autocarri di SS tedesche raggiunsero Bretto di sopra dove, con largo uso di lanciafiamme, incendiarono tutte le abitazioni dove erano state rinvenute armi e vestiario militare (una donna 80enne venne arsa viva), fucilando tutti gli uomini rastrellati (15 in tutto, mentre un sedicesimo venne ucciso a colpi di calcio di fucile).

Per tentare di controllare meglio la zona, evitando ripercussioni sui civili, fu deciso di istituire un distaccamento fisso di carabinieri a protezione della centrale idroelettrica a valle di Bretto di sotto. La sera del 23 marzo 1944, il Vicebrigadiere Perpignano, Comandante del distaccamento, e il Carabiniere FRANZAN si erano recati in paese. Sulla via del ritorno, furono aggrediti da due partigiani slavi. Contemporaneamente la caserma dell’Arma fu circondata da altri appartenenti allo stesso commando, che successivamente riuscì a catturare i due carabinieri di guardia alla centrale e ad entrare nella caserma. Gli slavi, catturati tutti i militari, li costrinsero ad incamminarsi lungo un percorso impervio, portando a spalla tutto il materiale trafugato dalla caserma. Gli ostaggi furono forzati a raggiungere Malga Bala, passando per il Monte Izgora (circa 1.000 m s.l.m.), la Val Bausiza (di nuovo a valle) e risalendo verso l’altipiano di Bala. Il lungo tragitto fu intervallato da rare soste: l’ultima, la sera del 24 marzo, in una stalla sita sull’altipiano di Logje (853 m s.l.m.). Qui fu somministrato ai militari un minestrone a cui erano stati aggiunti soda caustica e sale nero.

malga bala

La mattina successiva (il 25 marzo 1944) i 12 prigionieri percorsero l’ultimo tratto di strada che li separava da un casolare sito su un pianoro, Malga Bala, dove furono torturati e poi vilmente uccisi, senza alcun motivo. I cadaveri dei militari furono rinvenuti casualmente dopo una settimana e portati nella chiesa di Tarvisio, ove il 4 aprile 1944 si svolsero i funerali. Non dimentichiamo mai i nomi dei 12 militari trucidati, che avevano tra i 19 e i 38 anni:

  • Vice-Brigadiere Dino PERPIGNANO, nato a Sommacampagna (Verona) 17 agosto 1921;
  • Carabiniere Domenico DAL VECCHIO, nato a Refronto (Treviso) il 18 ottobre 1924;
  • Carabiniere Antonio FERRO, nato a Rosolina (Rovigo) il 16 febbraio 1923;
  • Carabiniere AMENICI Primo, nato a Santa Margherita d'Adige (Padova) il 5 settembre 1905;
  • Carabiniere Lindo BERTOGLI, nato a Casola Montefiorino (Modena) il 19 marzo 1921;
  • Carabiniere Rodolfo COLSI, nato a Signa (Firenze) il 3 febbraio 1920;
  • Carabiniere Fernando FERRETTI, nato a San Martino in Rio (Reggio Emilia) il 4 luglio 1920;
  • Carabiniere Attilio FRANZAN, nato a Isola Vicentina (Vicenza) il 9 ottobre 1913;
  • Carabiniere Pasquale RUGGERO, nato a Airola (Benevento) l’11 febbraio 1924;
  • Carabiniere Adelmino ZILIO, nato a Prozolo di Camponogara (Venezia) il 15 giungo 1921;
  • Carabiniere Ausiliario Michele CASTELLANO, nato a Rochetta S. Antonio (Foggia) l’11 novembre 1910;
  • Carabiniere Ausiliario Pietro TOGNAZZO, nato a Pontevigodarzere (Padova) il 30 giugno 1912.

Il 27 marzo 2009, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito alla memoria di ciascun militare la Medaglia d'Oro al Merito Civile, con la seguente motivazione: “Nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, in servizio presso il posto fisso di Bretto Inferiore, unitamente ad altri commilitoni, veniva catturato da truppe irregolari di partigiani slavi, che, a tappe forzate, lo conducevano sull'altopiano di Malga Bala. Imprigionato all'interno di un casolare, subiva disumane torture che sopportava con stoica dignità di soldato, fino a quando, dopo aver patito atroci sofferenze, veniva barbaramente trucidato. Preclaro esempio di amor patrio, di senso dell'onore e del dovere, spinto fino all'estremo sacrificio. Malga Bala (SLO) 23-25 marzo 1944".

Malga Bala

Oggi Malga Bala è in Slovenia, oggi il quadro geopolitico di quell’antico confine è fortunatamente mutato.

Oggi dobbiamo andare oltre il ricordo, che si potrebbe trasformare in rancore e questo in violenza.

Oggi più che mai dobbiamo affrontare le sfide futuro usando quei Valori, basati sul dialogo e sul rispetto reciproco, che sono l’insegnamento della nostra Storia. Come ha ricordato l’appena rieletto Presidente Mattarella in occasione dell’ultima celebrazione il 10 febbraio 2021: “Il futuro è affidato alla capacità di evitare che il dolore si trasformi in risentimento e questo in odio, tale da impedire alle nuove generazioni di ricostruire una convivenza fatta di rispetto reciproco e di collaborazione. Ogni comunità custodisce la memoria delle proprie esperienze più strazianti e le proprie ragioni storiche. È dal riconoscimento reciproco che riparte il dialogo e l’amicizia, tra le persone e le culture. (…) Da questi valori discendono progetti altamente apprezzabili come la scelta di fare di Gorizia e Nova Gorica, congiuntamente, capitale della cultura europea 2025. Atti di alto significato simbolico che dimostrano una volta di più come la integrazione di italiani, sloveni e croati nell’Unione Europea abbia aperto alle nostre nazioni orizzonti di solidarietà, amicizia, collaborazione e sviluppo. Il passato non si cancella. Ma è doveroso assicurare ai giovani di queste terre il diritto a un avvenire comune di pace e di prosperità. La ferma determinazione di Slovenia, Croazia e Italia di realizzare una collaborazione sempre più intensa nelle zone di confine costituisce un esempio di come la consapevolezza della ricchezza della diversità delle nostre culture e identità sia determinante per superare per sempre le pagine più tragiche del passato e aprire la strada a un futuro condiviso».