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Rivista Percorsi penali - 1/2023

Percorsi Penali n. 1/2023
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Carmen Cortés Cañagueral

LA NEBBIA

C'era una volta, poco a nord di Lisbona, un bellissimo e romantico Palazzo Portoghese pieno di archi moreschi a ferro di cavallo e merlature colorate, un misto di stili e richiami, mitologici e religiosi. Fu costruito su una roccia, un rigore in portoghese, per cui lo chiamarono Palacio da Pena.

Intorno a lui si stendeva un parco ricco di padiglioni sempre più belli, cascate e laghetti, giardini frondosi con migliaia di specie provenienti da tutto il mondo, fontane e serre, gazebo, stalle e felci.

Ma i suoi colori erano così vividi e brillanti e la sua bellezza era tale che tutte le streghe della foresta ne invidiavano l'attrattiva. E in un incontro notturno, le maghe fermarono sulla montagna l'umidità che proveniva dal vicino oceano e immersero il Palazzo in un mare di nebbia, affinché la sua bellezza rimanesse nascosta nella foschia e nessun visitatore venisse più a reclamarla. il suo fascino. .

I passanti cominciarono a sembrare fantasmi e le cupole a cipolla del palazzo, un sogno spettrale. Gli elfi non riuscivano a trovare la strada e le principesse, sebbene uscissero sulla loro terrazza, non potevano vedere la bellissima Sierra de Sintra dal loro punto di osservazione.

Tuttavia le streghe non avevano fatto i conti con la malinconia, né con il fatto che questa malinconia si adattasse così bene al luogo. Né contavano sul romanticismo di migliaia di malinconici di tutto il mondo che continuavano a visitarlo, che decisero di essere ombre spettrali in quei boschi, a godersi quella neve portoghese aggrovigliata tra i rami degli alberi e tra i merli; che decise di avvicinarsi quasi a toccare i profili nebbiosi del palazzo per scoprirne i colori e la sua bellezza.

Inoltre non contavano sul fatto che i tempi sarebbero cambiati e che le principesse non sarebbero rimaste alla torre di guardia per vedere le montagne, ma avrebbero portato i loro tuktuk lungo le strade per vederle con o senza nebbia.

E così le cose andarono avanti, finché un giorno di fitta nebbia, era l'anno 1995, il mago dell'Unesco riconobbe l'impareggiabile bellezza del Palazzo e gli conferì un titolo estraneo al clima, quello di Patrimonio dell'Umanità, che compensò l'incantesimo di le streghe, concedendo al Palazzo qualche giorno di sole e colori sgargianti.

Dicono che le streghe dovessero arrangiarsi, ma continuano a cercare di trarre in inganno i viandanti che si avventurano nelle foreste del Palazzo nei giorni di nebbia. Che ottengono molte volte, questa è la verità.

 

Carmen Cortés Cañagueral                             Palacio de Pena, Sintra, Portugal
 

LA NIEBLA 

Había una vez un poco al norte de Lisboa un precioso y romántico Palacio portugués lleno de arcos de herradura moriscos y almenas de colores, de mezcla de estilos y referencias, mitológicas y religiosas. Estaba construido sobre una peña, una pena en portugués, por lo que le llamaron Palacio da Pena.

A su alrededor se extendía un parque lleno de pabellones a cual más hermoso, de cascadas y lagos, de frondosos jardines con miles de especies de todo el mundo, de fuentes e invernaderos, de miradores, caballerizas y helechos. 

Pero sus colores eras tan vivos y brillantes y su belleza era tal, que todas las meigas del bosque envidiaban su atractivo. Y en una reunión nocturna, las hechiceras detuvieron en la montaña la humedad que venía del cercano océano y sumieron al Palacio en un mar de niebla, para que así quedara su belleza escondida entre la bruma y no se acercaran más visitantes al reclamo de su encanto.

Los paseantes comenzaron a parecer fantasmas, y las cúpulas  acebolladas del palacio, un sueño fantasmagórico. Los elfos no encontraban el camino, y las princesas aunque salían a su terraza no podían ver la  hermosa Sierra de Sintra desde su atalaya.

Sin embargo, las meigas no habían contado con la melancolía, ni con que esa melancolía le sentara tan bien al paraje.  Ni contaron tampoco con el romanticismo de miles de melancólicos del mundo que continuaron visitándolo, que decidieron ser sombras fantasmales en esos bosques, disfrutar de esa névoa portuguesa enredada entre las ramas de los árboles y entre las almenas; que determinaron acercarse hasta casi tocar los perfiles brumosos del palacio para descubrir sus colores y su belleza. 

No contaron tampoco con que los tiempos cambiarían, y con que las princesas no se quedarían en la atalaya para ver la sierra, sino que llevarían su tuktuk por los caminos para verla con niebla o sin ella. 

Y así siguieron las cosas, hasta que un día de niebla densa, corría el año 1995, el mago Unesco reconoció la belleza sin igual del Palacio y le otorgó un título ajeno a la climatología, el de Patrimonio de la Humanidad, que compensó el hechizo nebuloso de las brujas, otorgándole al Palacio unos cuantos días de sol y colores brillantes.

Dicen que las meigas tuvieron que conformarse, pero siguen intentando extraviar a los caminantes que se aventuran en los bosques de Palacio los días de niebla.  Cosa que consiguen muchas veces, esa es la verdad.

 

Carmen Cortés Cañagueral                             Palacio de Pena, Sintra, Portugal

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