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Rivista Sistema 231 - 4/2022

Copertina
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Mario Rigamonti

Solo fiori

Immagini come ricordi che riaffiorano, simili a ombre tenaci. Le opere di Marco Rigamonti rivelano come le geografie della terra siano inseparabili dalle nostre emozioni e dalla nostra mente. Ci troviamo di fronte a una sorta di ritrovamento, a un incontro velato di malinconia e attraversato dal tempo. Già, il tempo: si narra che la fotografia non possa raccontare il passare del tempo, ma solo fissare implacabile un istante trascorso, delimitato e già concluso. Ma sarà del tutto vero?

Con queste nuove serie di opere Rigamonti dimostra che la fotografia non è solo il momento dello scatto: essa infatti può trasformarsi in una sospensione, in una deriva nel corso del tempo. In un percorso nel passato e nella fotografia. Le sue, in effetti, sono immagini di immagini. Egli scava nel proprio archivio di fotografie compiendo, senza uscire dallo studio, una sorta di viaggio tra classificatori e contenitori. Estrae alcune serie di diapositive scattate all’epoca dell’analogico, le stampa su Polaroid 20x25 (altro materiale desueto, invecchiato) e le trasferisce su carta da acquarello.

Sospese tra apparizione e scomparsa, tra salvazione e dissoluzione appaiono anche le immagini della serie Solo fiori, dedicata ai fiori destinati ai defunti che una volta giunti anch’essi a fine vita, vengono gettati negli appositi cassonetti dei cimiteri. Fiori non più raffigurati tra fioritura e appassimento, tra rigoglio cromatico e disfacimento, come venivano rappresentati dai pittori di vanitas del Seicento, protesi a ricordare la mortalità dell’uomo, ma anche la desiderabilità e la fragilità della bellezza. Invece, nelle immagini di Rigamonti troviamo solo fiori appassiti, solo petali e corolle gettate via; eppure, anche se ormai residuali, pur sempre segni di un gesto d’affetto che unisce i viventi e gli scomparsi.  Essi non sono tanto metafore della nascita e della morte, ma ricordi tenaci ancora vivi, ancora tra i vivi. Ricordi salvati da Rigamonti e mostrati quasi così come sono stati trovati, senza fughe nell’allegorico o nel pittoresco. E proprio per questo belli, malinconici, traversati da una pensosità vibrante. 

Gigliola Foschi, estratto dal testo per la mostra Tutto il silenzio che c’era

Le opere di Mario Rigamonti sono trattate dalla galleria d’arte Studio Cenacchi di Bologna.

Opere dell'autore