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Integrità

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Integrità

Jane Austen, nel caratterizzare uno dei suoi personaggi nel romanzo Persuasione, scrive di Lady Russel: “possedeva un'integrità assoluta, insieme a un delicato senso dell'onore”. L’integrità per l’autrice è, dunque, una qualità individuale.

Il termine deriva dal latino Integrĭtas -atis, da integer, intero. Declinato con “essere integro, incorrotto, onestà, rettitudine assoluta” (Treccani)

Ma quando siamo davvero “interi” ed integri? L’organizzazione ha una propria integrità? Quest’ultima può influenzare l’integrità dei singoli componenti della comunità?

Il significato della parola integrità è in un rapporto di reciproca dipendenza con quello di Etica, di coerenza e anche di libertà.

Ma mentre l’etica comporta una riflessione sia del singolo sia della comunità per convenire sul suo significato diffuso e definirne i comportamenti e la coerenza abita il piano nobile della dimora dei valori e si alimenta di ricerca e riflessione (Grazia Mannozzi UM 18 luglio 2022), l’integrità, sul piano individuale, ha a che fare anzitutto con noi stessi, con la nostra personale interezza.

Richiede consapevolezza, unità di pensiero e di azione. Un pensiero legato ai valori più profondi, quelli radicati ed “incorruttibili”; il nostro nocciolo. Ed è l’integrità che si traduce in quelle che chiamiamo azioni coerenti e che portiamo come valore aggiunto nella comunità nella quale agiamo.

L’integrità è la lealtà che dobbiamo a noi stessi, quella ci permette di costruire relazioni professionali ed umane sane, che rispettano l’integrità altrui, senza pretendere di corromperla e che è sicura di non poter essere corrotta.

Significa essere fedeli a se stessi.

Rappresenta l’unità di misura della coerenza e ne è anche “calmierata” dalla stessa, affinché, attraverso quella riflessione che ci permette anche di cambiare idea, non sfoci poi nell’integralismo.

Essere integri non ci rende eroi valorosi, non è una virtù. È il punto dal quale nasce ogni virtù.

L’integrità è anche intimamente legata alla libertà. Possiamo essere integri se non siamo liberi?

Jean-Paul Sartre scriveva e considerava la libertà individuale come una dannazione, un peso. Forse in questo caso lo è, perché implica delle scelte.

E se io, soggetto, non mi sento libero nello spazio personale di compiere la mia scelta, che è ancorata alla mia lealtà verso me stesso, non mi realizzo pienamente e non riconoscerò mai nell’altro il suo spazio e la sua integrità.

Nei contesti organizzativi, specie della pubblica amministrazione, leggiamo spesso la parola integrità: “Piano della trasparenza ed integrità”, Piano dell’integrità della ricerca” e la rinveniamo in numerosi testi.

Ma esiste un’integrità organizzativa? Spesso spostiamo le nostre responsabilità sulla collettività, perdendo il senso della responsabilità individuale. Ed è pericoloso, perché ci deresponsabilizza come singole persone, in grado di scegliere e agire.

Possiamo definirla come la somma delle singole integrità? È solo un’operazione algebrica o un concetto più complesso che a che fare con le interazioni, le relazioni, la piccola fetta di comunità che abitiamo?
 

Integrità: ambia e muta nel tempo?

L’OCSE[1] nel 2017 ha adottato una Raccomandazione sull’integrità nel settore pubblico, definendo l’ Integrità pubblica come “il coerente allineamento e l'adesione a valori etici, principi e norme condivise per sostenere e dare priorità all'interesse pubblico rispetto agli interessi privati nel settore pubblico” riconoscendola come “uno dei pilastri delle strutture politiche, economiche e sociali e pertanto essenziale per il benessere socio-economico e la prosperità degli individui e delle società nel loro insieme”

La Raccomandazione contiene un insieme di azioni, che ben ci fanno comprendere, quanto l’integrità, nei contesti organizzativi, non sia solo una qualità personale, ma che per costruirla, garantirla e monitorarla, è necessario attivare numerosi ed articolati processi, che vanno dalla selezione, al riconoscimento del merito in modo trasparente, alla definizione delle responsabilità fino alla creazione di una cultura aperta che possa rispondere proprio alle preoccupazioni sull’integrità.

Note

[1] OCSE, Recommendation of the Council on Public Integrity, OCSE/LEGAL/0435, 26 gennaio 2017