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Coerenza

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Coerenza

Ilaria De Vanna e Lisangela Sgobba, nel loro Dizionario minimo di parole necessarie (I libri dell’Arco, Rimini, 2022), parlano della “Coerenza” come di una “infrangibile forza interiore, aurea saldezza, valorizza come ammirevole forgiatura l’umano essere per natura non finito né perfetto. La coerenza è garanzia di bene e di fiducia, spalla salda a cui sostenersi, luogo sicuro in cui riparare. Antidoto naturale alla corruzione, si sostanzia di coraggio morale e oceanica pace del cuore”.

L’etimologia ne svela il significato: dal latino cohaerere, essere attaccato, la coerenza richiede compattezza.

Se riferita a profilo comportamentale, la parola coerenza rinvia a una costanza logica o affettiva nelle azioni. Al pari della costanza, infatti, la coerenza esprime l’idea di continuità e stabilità nel tempo e nello spazio.

Ma questa interpretazione apparentemente univoca della parola coerenza apre in realtà percorsi di riflessione tanto più interessanti quanto più cadono sul suo opposto: l’incoerenza.

La persona coerente non è necessariamente come roccia o albero saldamente attaccato al terreno: la coerenza è anzi compatibile con le dinamiche della riflessione, del dubbio metodico, degli interrogativi che consentono di ripensare e rivedere le proprie scelte.

Chi è incapace di cambiare opinione non è detto che sia una persona coerente: forse è soltanto miope e ostinata, orgogliosa e rigida.

La coerenza chiede la continuità di un atteggiamento interiore positivo, aperto, sempre e comunque, all’ascolto, al dialogo, alla trasparenza dell’agire. La coerenza abita il piano nobile della dimora dei valori. Si alimenta di ricerca e riflessione, quelle sì stabili e continue, chiede robustezza interiore senza rigidità, precomprensioni o pregiudizi.

L’incoerenza, viceversa, si nutre di ciò che alcuni potrebbero scambiare per coerenza: fedi dichiarate come incrollabili (ma in realtà temporanee e caduche); indisponibilità a cambiare opinione anche di fronte ai fatti; incapacità di (ri)costruire relazioni sane e generative.

L’incoerente grida, la persona coerente parla.

L’incoerente spesso è portato alla menzogna, all’altrui discredito, al dileggio; cerca argomenti con “visioni a tunnel”, crea alleanze che disfa sulla base di interessi transitori o di convenienze momentanee, immemore di passati contrasti o persino di tradimenti. Talvolta è incline a combriccole, consorterie o complotti.

La persona coerente è prevedibile e affidabile; sceglie con chi aprirsi al dialogo, mantiene aperta la mente ai fatti, assume il dubbio come metodo e i diritti umani come bussola.

Come scrivono De Vanna e Sgobba, “vivere coerentemente rende saldi e liberi allo stesso tempo”.