Il riconoscimento dei CFU: nuove disposizioni e opportunità

Il riconoscimento dei CFU: nuove disposizioni e opportunità
Il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), il 4 luglio 2024, ha emanato il Decreto Ministeriale (DM) n. 931 “Definizione criteri generali per il riconoscimento dei crediti formativi universitari (CFU) extracurriculari – Attuazione art. 18 DL PNRR quater”.
Il nuovo DM, come altri nell’ultimo periodo, è stato pubblicato per assolvere alle disposizioni urgenti relative all'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), in particolare per l’articolo 18 del Decreto Legge 2 marzo 2024 n. 19 “Disposizioni urgenti in materia di formazione superiore e ricerca”, che ha disposto la modifica dell’articolo 14 comma 2 della Legge 30 dicembre 2010, n. 240 “Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario”, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla Missione 4 - Componente 2 del PNRR.
Il DM modernizza il sistema universitario introducendo importanti modifiche al processo di gestione dei CFU nei Corsi di Studio (CdS) che diventa più adattabile alle esigenze delle studentesse e degli studenti e che non si limita solo al riconoscimento di attività formative previste nei CdS tradizionali ma anche ad attività extracurriculari, tirocini ed esperienze di apprendimento, permettendo quindi una maggiore integrazione tra formazione teorica e pratica. Infatti, secondo l’articolo 2 del DM, è possibile il riconoscimento di CFU per conoscenze e abilità professionali nonché di altre conoscenze e abilità maturate in attività formative di livello post-secondario, per attività formative svolte nei cicli di studio presso gli istituti di formazione della pubblica amministrazione e per il conseguimento di un titolo olimpico o paralimpico.
Le nuove disposizioni normative contenute nel DM rappresentano quindi un cambiamento importante per la formazione continua e lo sviluppo professionale in quanto consentono di personalizzare il percorso universitario di ogni individuo sulla base delle esigenze specifiche di chi possiede una pregressa carriera professionale, valorizzando soprattutto la propria esperienza pratica. Permette anche di applicare i principi trasversali previsti dal PNRR, quali, tra l’altro, l’obbligo di protezione e valorizzazione dei giovani, la digitalizzazione e il principio di parità di genere e inclusione, ma anche quelli specifici dell’ambito universitario, relativi alla flessibilità, accessibilità e interdisciplinarietà dei CdS.
L’intento del MUR è stato quello di facilitare l’accesso al mondo universitario e di valorizzare le competenze professionali acquisite e l’esperienza maturata da ogni persona rendendo l’istruzione sempre più agile. Infatti il DM consente a chi lavora, sia nella Pubblica Amministrazione sia in ambito privato, e desidera iniziare o proseguire un percorso universitario, di seguire CdS più flessibili e modulari grazie all’aumento del numero di CFU riconoscibili.
Secondo l’articolo 3 del DM le Università devono disciplinare nel proprio Regolamento Didattico le modalità per il riconoscimento delle attività secondo criteri in stretta coerenza con gli obiettivi formativi e i risultati di apprendimento attesi riferibili al CdS a cui la persona intende iscriversi o risulta iscritta.
Con il superamento del limite dei 12 CFU della precedente normativa, ogni studente e ogni studentessa, nel corso della propria carriera universitaria, potrà ricevere un riconoscimento di attività formative con un limite massimo di CFU pari a 48 per i corsi di laurea e laurea magistrale a ciclo unico e 24 per i corsi di laurea magistrale (articolo 3 comma 2 del DM). Il DM sostituisce quindi anche le previsioni contenute nell’articolo 4 comma 3 del DM n. 1648/2023 e nell’articolo 4 comma 3 del DM n. 1649/2023 che definiscono le nuove Classi di Laurea, di Laurea Magistrale e di Magistrale a Ciclo Unico, pertanto, i limiti di riconoscimento CFU si applicano a tutti i CdS, abrogando la norma che consente agli Atenei di prevedere un limite inferiore all’interno dell’ordinamento didattico di ogni CdS.
Il DM permette quindi ad ogni individuo di investire nel proprio futuro accademico e di fare una scelta strategica che può aprire nuove opportunità professionali e personali per raggiungere gli obiettivi prefissati.
È possibile richiedere il riconoscimento delle attività extracurriculari da sottoporre alla valutazione dell’Ateneo, sia in fase di iscrizione sia durante il percorso di studio, attestando attività formative, certificate a norma di legge, con conseguimento di una prova e valutazione finale (articoli 1 e 4 del DM).
Il riconoscimento di CFU risulta essere uno strumento fondamentale per garantire la continuità e la conclusione del percorso formativo delle studentesse e degli studenti ma deve avvenire secondo criteri in stretta coerenza con gli obiettivi formativi e i risultati di apprendimento attesi relativi al CdS interessato. Infatti l’articolo 4 del DM stabilisce che le Università devono assicurare il riconoscimento di CFU attraverso una valutazione effettuata dalla struttura didattica competente secondo le procedure e le modalità indicate nel Regolamento didattico del CdS.
La valutazione dei CFU riconoscibili essendo affidata all’autonomia universitaria ha una natura discrezionale ma deve sempre avvenire in conformità con i rispettivi ordinamenti e deve essere sempre effettuata esclusivamente sulla base delle competenze dimostrate da ciascuna studentessa e da ciascuno studente in quanto sono escluse forme di riconoscimento attribuite collettivamente (articolo 3 del DM). È, inoltre, previsto che il mancato riconoscimento di CFU debba essere sempre adeguatamente motivato.
Quali sono in conclusione i principali vantaggi dati dal nuovo riconoscimento di CFU? Sicuramente un notevole aumento della flessibilità dei CdS, cioè della possibilità di adattare il percorso formativo alle esigenze e agli interessi personali; maggiore possibilità di valorizzare le esperienze pregresse e di riconoscere le competenze acquisite con l’abbreviazione del percorso universitario e quindi riduzione del numero di CFU necessari per conseguire il titolo di studio, risparmiando tempo e costi associati; un accesso facilitato alla formazione universitaria, sia nazionale sia internazionale, con conseguente agevolazione della mobilità studentesca e, per ultimo, ma non per importanza, un maggiore adattamento alle esigenze del mercato del lavoro con l’incremento delle opportunità di crescita professionale e dell’aggiornamento continuo delle competenze che vengono stimolate e che sono elementi essenziali per mantenere la competitività nel mercato del lavoro.
Nella Riforma del Lavoro (Legge 92/2012), infatti, è sancito il riconoscimento del diritto all’apprendimento permanente (articolo 4, commi 51-61) dove per “apprendimento permanente” si intende qualsiasi attività intrapresa dalla persona in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva di crescita personale, civica, sociale e occupazionale. Quindi cosa c’è di meglio di un percorso universitario e questo DM vuole andare proprio in questa direzione ma, nel generale contesto di modifiche normative a cui ha lavorato recentemente il MUR, ci auspichiamo una politica universitaria che metta sempre al centro dell’intero sistema gli interessi delle studentesse e degli studenti ma che nello stesso tempo tuteli e garantisca stessi diritti a tutte/i senza discriminazioni e con la massima trasparenza delle procedure per le Università statali e non statali.
Sebbene la riforma offra nuove opportunità ci sono ancora molte sfide che le Università devono affrontare soprattutto nell’ambito dell’uniformità e trasparenza delle valutazioni dei riconoscimenti dei CFU, fondamentali per evitare disparità di trattamento e garantire che i CFU siano attribuiti correttamente, ma anche per la digitalizzazione e automazione dei processi legati alla gestione dei CFU che devono diventare sempre più flessibili e inclusivi e focalizzati sulle esigenze e sul futuro professionale delle studentesse e degli studenti.