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L’insostenibile leggerezza delle parole

Le nostre parole possono cambiare ed influenzare la vita degli altri?
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Nelle relazioni interpersonali la parola veicola immagini, suscita emozioni nel nostro interlocutore e anche in noi che la pronunciamo. È il mezzo di comunicazione più usato, che ci mette in relazione con gli altri; che può creare ponti oppure distanze ed ostilità.

Capita spesso di sottovalutarne effetti e conseguenze. Non ci concediamo il tempo per sceglierle, per interrogarci sul loro significato. Trascuriamo l’importanza del sentire le parole che pronunciamo e di ciò che può sentire il destinatario. Abbiamo fretta di parlare e così facendo delegittimiamo la complessità anche di una sola parola, indebolendone il significato.

A chi non succede di “subire” una parola che gli viene detta in tutta fretta o di “viverla” positivamente nell’accoglierla, anche sul luogo di lavoro?

Nei contesti organizzativi, la scelta delle parole incide sullo sviluppo delle relazioni e sul consolidamento delle stesse. Al contempo può aprire crepe, talvolta insanabili.

Scegliere con cura sincera ed onesta le parole significa rendere vivo e autentico il dialogo.

Il dialogo visto ed inteso come partecipazione attiva, come luogo metaforico di incontro tra parole, dove pensieri, anche distanti e diversi, si misurano con attenzione e rispetto.

Gorgia da Lentini[1] nell’ Encomio di Elena[2] scriveva “[…] la parola è un gran dominatore, che con piccolissimo corpo e invisibilissimo, divinissime cose sa compiere; riesce infatti e a calmare la paura e a eliminare il dolore e sa suscitare la gioia e aumentare la pietà […] C’è tra la potenza della parola e la disposizione dell’anima lo stesso rapporto tra la sostanza chimiche e la natura del corpo. Alcune eliminano dal corpo certi dolori e alcune curano la malattia, altre portano alla morte; così anche i discorsi producono dolore, altri diletto, altri ispirano coraggio agli uditori, altri infine, con persuasione, avvelenano l’anima […].”

L’uso delle parole sortisce effetti dei quali siamo responsabili. Prendersi il tempo di riflettere su questo strumento potentissimo che è la parola; senza affrettarla, può portare grandi benefici. E se non posiamo donarla come cura, proviamo ad eliminare emozioni o istinti personali prima di pronunciarla.

Su quanto le parole possano influenzare il comportamento degli altri, desidero concludere richiamando un breve ed “ironico” racconto: La morte della Pizia[3], che ha molteplici chiavi di lettura ed avvia, anche, una riflessione sul potere della parola e su quanto possa modificare la vita degli altri. In questo racconto, la sacerdotessa di Delfi, Pannychis XI, aveva fatto ad Edipo “una profezia che più insensata e inverosimile non avrebbe ma potuto essere”[4] ma che alla fine si era avverata, così di notte le apparivano tutti i protagonisti del mito di Edipo che le raccontano quanto avevano compiuto, influenzati dalle parole delle profezie e dei vaticini. La stessa sacerdotessa ammette che si era trattata di una profezia fatta “vuoi per guarirlo dalla fede incondizionata nelle sentenze degli oracoli, vuoi perché essendo così di cattivo umore le saltò il ghiribizzo di fare arrabbiare quel principe”.

L’autore ci mostra, con ironia, non solo quanto l’uso delle parole possa influenzare ma quanto, anche la mancanza di filtri personali, possa interferire e modificare i nostri comportamenti.

Le parole sono importanti, diceva Michele Apicella, in “Palombella rossa”, film diretto da Nanni Moretti.

 

[1] Filosofo, sofista, retore V secolo a.c.

[2] Opera risalente al 415 a.c.

[3] Di Friedrich Dürrenmatt Pubblicato per la prima volta nel 1976; attualmente edito da Adelphi

[4] Che Edipo avrebbe ucciso il padre e sposato la madre