Amici mai
Amici mai
Può esistere l’amicizia sul lavoro?
Probabilmente alcuni di noi si sono trovati davanti a questa scelta: superare o meno il confine?
Effettivamente trascorriamo moltissimo tempo con i colleghi; condividiamo soddisfazioni, tensioni ed esperienze, anche fuori ufficio, si pensi ai viaggi di lavoro o alle occasioni di networking.
A volte li frequentiamo più dei nostri familiari!
Può succedere allora che un rapporto quotidiano, assiduo, collaborativo e a tratti complice, dal professionale evolva sul personale?
Può nascere un’amicizia, o addirittura un amore sul posto di lavoro? E se nasce è un bene o un male?
Si può sicuramente fare una distinzione per grado di coinvolgimento: amore, amicizia, feeling, intesa; ma anche per modalità: si lavora gomito a gomito o solo nella stessa azienda, si era già amici prima di lavorare insieme oppure lo si è diventati "tra i banchi" (scrivanie).
Certamente non è in dubbio la necessità di una sinergica e serena convivenza sul posto di lavoro, che nasce dal rispetto e dalla correttezza alla quale tutti siamo chiamati e che è determinante per il wellness personale e aziendale.
Il dubbio è su un altro piano rispetto allo scambio di cordialità, al “come hai trascorso le vacanze?" o “hai risolto quel problema con l’auto?”, che sono discorsi garbati tra persone che, inevitabilmente, condividono un minimo di aspetti della propria vita personale.
Il livello di complicazione in cui ci stiamo addentrando è quello della confidenza senza formalismi, delle aspettative e purtroppo anche delle delusioni, che possono nascere da un rapporto più profondo, che può rendere vulnerabili.
Mettendo il focus sull’amicizia, le opinioni sono divergenti in base al contesto, alle esperienze personali e al carattere. Chi ha indagato su queste dinamiche giunge a risultanze discordanti.
La domanda è stata al centro di uno studio di qualche anno fa intitolato “Friends Without Benefits: Understanding the Dark Sides of Workplace Friendship”, pubblicato sulla rivista Academy of Management Review, secondo il quale le amicizie sul lavoro sono controproducenti al punto da minacciare gli obiettivi professionali.
Le autrici sostengono che le caratteristiche che definiscono l’amicizia (informalità, volontarietà, visioni comuni e aspetti socio-emotivi) vadano in contrasto con i quattro elementi fondamentali della vita d’ufficio (ruoli formali, vincoli involontari, scambi professionali e obiettivi strumentali).
Essere colleghi-amici sarebbe quindi complicato e logorante perché si potrebbero creare disfunzioni come alleanze negative, favoritismi, ripicche o addirittura conflitti che si amplificano fino a degenerare nell'incompatibilità ambientale. Il risultato sarebbe deleterio sia sull’emotività delle persone direttamente coinvolte, che su chi gravita nell’ambiente circostante.
Qualcun altro viceversa, fa del rapporto di amicizia tra colleghi uno degli strumenti di crescita del team:
“prima si fa la squadra e poi la partita”.
Nell’articolo della Harvard Business Review "The Power of Work Friends" si sostiene che l’amicizia sul lavoro non solo sia possibile, ma sia anche positiva; tanto che secondo la società americana di analisi e consulenza Gallup, avere amici al lavoro potrebbe essere una strategia che i manager dovrebbero adottare per migliorare le prestazioni e ridurre il burnout.
Insomma, c’è chi nell’amicizia sul lavoro vede un grosso vantaggio in termini di solidarietà, armonia e produttività; fermo restando che l’attenzione che si deve prestare in generale nei rapporti di amicizia, in questo caso dovrebbe essere amplificata.
Cicerone ci direbbe che “è opportuno essere amici come se si fosse, prima o poi, destinati a diventare nemici.”
Nonostante gli innegabili rischi però è molto difficile frenare un sentimento che evolve spontaneamente allora, senza arrivare al “Friendly but not friend”, si può con buon senso e consapevolezza, apportare tutta una serie di cautele, come consigliato nel titolo azzeccatissimo, di questo articolo della SDA Bocconi “Amici al lavoro, maneggiare con cura” che spiega come creare amicizie in ambito professionale potrebbe rivelarsi una buona scelta per il nostro benessere, se fatta con la consapevolezza delle reciproche aspettative.