La difesa comune

L’UE procederà ad uno scambio di opinioni in merito agli obiettivi nazionali e fornirà incentivi agli Stati, i quali dovranno collaborare tra di loro per operare nel cyberspazio e nello spazio extra-atmosferico
cyberspazio
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La difesa comune


Abstract

Gli Stati si sono impegnati ad aumentare le spese per la difesa e per rafforzare la base tecnologica ed industriale.


Sommario

1. La “bussola strategica”

2. Gli obiettivi comuni


1. La “bussola strategica”

Il Consiglio Europeo ha annunciato – lo scorso 21 marzo – di voler ridisegnare il proprio assetto difensivo, pubblicando il documento denominato “bussola strategica”. L’obiettivo è quello di rafforzare, entro il 2030, la politica di sicurezza e di difesa dell’UE, puntando su cooperazione e collaborazione tra i Paesi membri. Inoltre, è importante rendere l’UE un garante della sicurezza più forte e capace. Il documento propone quattro pilastri: azione, investimenti, partner e sicurezza. Per quanto riguarda quest’ultima, l’Unione Europea, per rafforzare la sua potenzialità di anticipare, scoraggiare e rispondere alle minacce, incrementerà le sue capacità di analisi e di intelligence. Svilupperà il pacchetto di strumenti della diplomazia informatica e istituirà una politica dell’UE in materia di cyberdifesa, al fine di essere preparati a rispondere agli attacchi informatici. Verranno, inoltre, istituiti strumenti e gruppi di risposta contro le minacce ibride e contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri.


2. Gli obiettivi comuni

Se si deve parlare di guerra, meglio in termini preventivi. La nostra cybersecurity non è ancora ai massimi livelli, anche se si sta avviando verso parametri di confidenzialità. Le nostre strutture di Difesa e di Intelligence sono eccellenze, adesso in coordinamento funzionale da parte dell’ANC. Possiamo essere quindi, come ha giustamente ricordato anche il Presidente del Consiglio con il nostro Ministro della Difesa, partner affidabili (parafraso) e motori propulsivi di un nuovo atteggiamento verso la difesa non convenzionale. Bisogna passare per obiettivi comuni, ad esempio definendo la cyberdifesa non solo in termini di cyberwar, ma soprattutto di cybersecurity e cybercrime. Gli Stati Ue devono fare fronte solidale nella condivisione di intelligence predittiva, disciplinando lo scambio di informazioni e la fornitura di tecnologie ed expertise. Vanno riformulati i reati informatici, che, al contrario, devono atteggiarsi in modo da contemplare la possibilità di attacco/resistenza a postazioni ostili, sempre in chiave preventiva e difensiva, ovviamente. Senza la capacità normativa della “attribuzione” dei delitti informatici avremo sempre armi spuntate. E qui c’è davvero poco da discutere. Le faziosità, come quelle sul (fisiologico, invece) incremento delle spese militari nell’Ue, vanno lasciate altrove.