Il valore di una corretta strategia marittima alla luce dei recenti avvenimenti geopolitici

tra cielo e mare
Ph. Cinzia Falcinelli / tra cielo e mare

Il valore di una corretta strategia marittima alla luce dei recenti avvenimenti geopolitici

 

È notizia recente la ripresa delle ripetute minacce lanciate dagli Houthi di riprendere gli attacchi contro le navi mercantili e commerciali nel Mar Rosso, nonché per gli attacchi segnalati contro le navi militari nella zona. Sebbene nel 2025 non ci siano stati effettivamente attacchi da parte degli Houthi alle navi mercantili, gli armatori continuano a temere il peggio e dunque prudentemente preferiscono tenersi alla larga dal Mar Rosso per quanto possibile, con danno economico e conseguente malcontento dell’Autorità del Canale di Suez. La situazione è rimasta molto pericolosa nel Mar Rosso, dato che la tregua a Gaza è saltata, il conflitto in Siria si è nuovamente infiammato e il governo degli Stati Uniti ha lanciato critiche aggressive su Gaza e Iran. La situazione è evidentemente diventata sempre più delicata e, per questo motivo, molti armatori preferiscono evitare di mettere a rischio le loro navi e la vita dei loro equipaggi.

Inoltre, dopo più di un anno di interventi nel Mar Rosso – sia difensivi, come la missione europea Aspide, sia offensivi, compresi gli attacchi aerei sostenuti dagli Stati Uniti e dal Regno Unito – è diventato evidente che gli sforzi internazionali per ripristinare la sicurezza marittima non hanno pienamente contenuto la minaccia Houthi, per non parlare della stabilizzazione in Yemen.

In questo quadro preoccupante e al fine di proteggere l’attività marittima, il Segretario generale ONU ha chiesto la piena libertà di navigazione nel Mar Rosso. E le Nazioni Unite hanno sottolineato altresì che la risoluzione 2768 (2025) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, relativa agli attacchi degli Houthi contro le navi mercantili e commerciali, deve essere pienamente rispettata.

Questa brevissima sintesi ci restituisce un quadro drammatico della situazione geo-politica nel suo complesso e, di conseguenza, l’attuale evidente precarietà della sicurezza marittima.

Negli ultimi due anni, come noto, anche in molte altre parti del mondo, numerosi, gravi eventi hanno mostrato l’effettiva vulnerabilità dell’ordine marittimo globale. Solo per fare qualche esempio, possiamo ricordare i danni subiti dal gasdotto Nord Stream 2 nel Mar Baltico, le interruzioni delle esportazioni di cereali dal Mar Nero oltre, come detto poc’anzi, i ripetuti gravi attacchi alla navigazione nel Mar Rosso: possiamo dunque affermare che i mari e gli oceani oggi sono chiaramente degli spazi contesi per gli affari internazionali.

Occorre seriamente interrogarsi sui motivi di quanto sta accadendo. Dopo la fine della Guerra Fredda, si è dato per scontato di poter utilizzare liberamente le rotte marittime e tutti i Paesi sono diventati sempre più dipendenti dallo sfruttamento dei fondali marini e dal flusso continuo di merci, dati e risorse primarie. Le vie marittime sono diventate le fondamenta della prosperità del XXI secolo, solcate da soggetti con caratteristiche diverse, sia statali che privati.

Il trasporto marittimo internazionale, d’altra parte, è il mezzo più efficiente ed economico per il trasporto di merci su scala mondiale. Essendo affidabile e a basso costo, in condizioni di normalità, non solo facilita il commercio globale ma contribuisce alla prosperità delle nazioni e dei popoli. Ma, come appena segnalato, viene sempre più di frequente esposto ad attacchi e a crescenti pericoli.

L’aspirazione globale attuale è dunque quella di creare un settore marittimo internazionale che sia sicuro, protetto ed efficiente, costituendo una componente essenziale per una crescita economica verde e sostenibile.

La promozione di una navigazione e di uno sviluppo marittimo sostenibili è una delle principali priorità dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) per i prossimi anni. Pertanto, efficienza energetica, nuove tecnologie e innovazione, istruzione e formazione marittima, sicurezza marittima, gestione del suo traffico e sviluppo delle sue infrastrutture saranno alla base dell’impegno dell’IMO nel fornire un quadro istituzionale in grado di sostenere un sistema globale di trasporto marittimo verde e sostenibile.

Per quanto riguarda l’Unione Europea è del tutto evidente che la sicurezza marittima è di vitale importanza per i suoi Stati membri che insieme, costituiscono la più grande zona economica esclusiva combinata al mondo.

Per questo motivo il 19 febbraio scorso, il Consiglio dell’Unione Europea ha prorogato fino al 28 febbraio 2026 l’Operazione navale EUNAVFORMED ASPIDES, attiva nel Mar Rosso a protezione del transito dei mercantili nello Stretto di Bab el Mandeb. Il rinnovo della missione navale a guida greca, è stato rifinanziato con un “importo di riferimento” di oltre 17 milioni di euro. ASPIDES è un’operazione di sicurezza marittima difensiva con l’obiettivo di ripristinare e salvaguardare la libertà di navigazione nel Mar Arabico e nel Mar Rosso, nonché nei golfi di Aden, Oman e Golfo Persico. Per garantire e migliorare la sicurezza marittima nella sua area di operazione la missione europea raccoglierà informazioni sul traffico di armi e sulle “flotte ombra” da condividere con gli stati membri dell’UE, la Commissione europea, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), Interpol, l’Agenzia dell’UE per la cooperazione nell’applicazione della legge (EUROPOL) e l’Organizzazione marittima internazionale (IMO).

Come noto, l'economia dell'Unione Europea dipende in larga misura dalla sicurezza degli oceani. Solo per inquadrare la situazione, oltre l'80 % del commercio mondiale e circa due terzi dell'approvvigionamento mondiale di petrolio e gas sono estratti in mare o trasportati via mare. Fino al 99 % dei flussi globali di dati sono trasmessi attraverso cavi sottomarini. Va da sé dunque che il settore marittimo mondiale deve essere sicuro al fine di sfruttare pienamente il potenziale degli oceani e dell'economia blu sostenibile. L'Unione Europea intende fortemente rafforzare l'ampia gamma di strumenti di cui dispone per promuovere la sicurezza marittima, sia civile che militare.

Per farlo in maniera efficace è necessario sapersi adattare alle nuove sfide in materia di sicurezza approntando tutti i mezzi utili per poterle affrontare in maniera adeguata. Le dilaganti attività illecite, quali la pirateria, il traffico di migranti e la tratta di esseri umani, il traffico di armi e stupefacenti e il terrorismo, rimangono sfide cruciali. A queste si affiancano tuttavia minacce nuove e in evoluzione, legate all'aumento della concorrenza geopolitica, ai cambiamenti climatici, al degrado dell'ambiente marino e agli attacchi ibridi e informatici.

Si tratta di una criticità che deve diventare un'opportunità che porti a promuovere soluzioni sostenibili alle molteplici questioni di sicurezza marittima che l'Unione Europea e la comunità internazionale si trovano ad affrontare. È anche un'opportunità per rafforzare il ruolo e la credibilità dell'Unione Europa a livello internazionale. I recenti sviluppi geopolitici, come l'aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina, ci ricordano con urgenza che l'Unione Europea deve rafforzare la propria sicurezza e potenziare la capacità di agire non solo sul proprio territorio e nelle proprie acque, ma anche nel vicinato e oltre.

Di primaria importanza è dunque la strategia europea per la sicurezza marittima (EUMSS). Essa consente all'UE di intervenire per proteggere i suoi interessi in mare e proteggere i suoi cittadini, i suoi valori e la sua economia.

La strategia per la sicurezza marittima, aggiornata nel 2018, promuove la pace e la sicurezza a livello internazionale nonché il rispetto delle norme e dei principi internazionali, garantendo nel contempo la sostenibilità degli oceani e la protezione della biodiversità. La comunicazione congiunta e il piano d'azione associato specificano diverse azioni integrate che risponderanno agli interessi dell'Unione Europea. A tal fine l'UE rafforzerà gli interventi nell'ambito di sei obiettivi strategici: Intensificazione delle attività in mare, Cooperazione con i partner, Ruolo guida nella sensibilizzazione al settore marittimo, Gestione dei rischi e delle minacce, Potenziamento delle capacità, Istruzione e formazione.

La strategia aggiornata e il relativo piano d'azione contribuiranno ad attuare la strategia dell'Unione Europea per la sicurezza e la difesa.

Una più stretta cooperazione tra le autorità civili e militari, in particolare attraverso lo scambio di informazioni, la promozione di una governance dei mari basata sul rispetto delle norme e lo sviluppo della cooperazione internazionale nel settore marittimo sono gli imprescindibili punti di riferimento di questo importante percorso.

Possiamo dunque affermare che l'Unione Europea è diventata un attore riconosciuto nella sicurezza marittima, conducendo le proprie operazioni navali, rafforzando la consapevolezza del settore marittimo e cooperando con un'ampia gamma di partner esterni dimostrando di saper rispondere adeguatamente alle minacce e alle sfide per la sicurezza marittima di oggi e del futuro.

Forte, infine, l’impegno dei Ministri degli Esteri del G7 tenutosi recentemente in Canada durante il quale è stata approvata una task force contro le cosiddette “flotte ombra”: "Invitiamo i membri degli 8 Paesi nordici- baltici (Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Lituania, Norvegia, Svezia), e possibilmente altri - si legge nel comunicato ufficiale - a unirsi ai membri del G7 in una Shadow Fleet Task Force per migliorare il monitoraggio e il rilevamento e per limitare in altro modo l'uso di flotte ombra impegnate in attività illegali, pericolose o dannose per l'ambiente, basandosi sul lavoro di altri attivi in questo settore. La Task Force costituirà una risposta degli Stati partecipanti all'appello dell'Organizzazione marittima internazionale" per "promuovere azioni volte a prevenire operazioni illegali nel settore marittimo da parte di flotte ombra e dei loro stati di bandiera, comprese operazioni illegali allo scopo di eludere le sanzioni, eludere la conformità alle normative di sicurezza o ambientali, evitare i costi assicurativi o impegnarsi in altre attività illegali".

La road map è dunque sempre più convintamente quella di rafforzare il coordinamento tra gli Stati membri del G7 e con tutti i possibili partners al fine di monitorare e scongiurare attività illegali con l’obbiettivo di restituire normalità all’intero sistema in assenza del quale vengono inevitabilmente e pesantemente penalizzate le economie dei paesi colpendo gravemente le economie, le popolazioni e l’ambiente nel suo complesso.

Non possiamo che augurarci che tale percorso possa portare presto ad una normalizzazione nel minor tempo possibile di una situazione così tanto complessa e potenzialmente assai rischiosa.