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Quello che mi accingerò a fare attraverso questo personale breve ‘’racconto’’, riconducibile credo a quelle esperienze che ci accomunano, è parlare di tempo, spazio e immagini.
Questo mio pensare e raccontare potrebbe suonare casuale e addirittura sconnesso, ma credo anche questo faccia parte di quella analogia che ci lega.
Parlare del tempo, quel qualcosa che viaggia con una meta, spesso sconosciuta, una tappa eterea come una immaginaria mongolfiera che è ferma, immobile, prima che qualcosa o qualcuno la animi facendola elevare e spiccare il volo.
Nell’immaginarlo, questo tempo, mi ritrovo a dover giocare con la mia mente e da questo gioco, fatto di botte e risposte, scaturiscono dei risultati, che sono: azioni spontanee, ricerche improvvise, ma soprattutto scatti con la macchina fotografica che catturano forse più velocemente quello che in fondo ci colpisce.
Le immagini, un ammasso di numerosissimi dati, che il nostro occhio ancor prima della fotocamera, ruba freneticamente perché rappresentano la finestra davanti alla quale si può ricordare, riflettere e fantasticare il tempo e lo spazio, il passato e il futuro. Ed è per questa spinta fantasiosa che ne posto alcune, quelle che si portano il peso di dover mostrare quel che al loro interno c’è, tra corpi vicini e lontani, tra edifici geometrici chiusi (che raccolgono al loro interno spazzi quotidiani) e i caldi tramonti che alleggeriscono il nostro ritorno a casa.
Ed infine la sagoma di un uomo, che con la sua bandiera tenuta vicina, sfugge dalla nebbia circostante, vittorioso.