x

x

Si va verso la ripubblicizzazione delle casse di previdenza dei professionisti

casse di previdenza
casse di previdenza

Si va verso la ripubblicizzazione delle casse di previdenza dei professionisti

Da molte lune, alla luce dei dati offerti dal bilancio tecnico e dall’entità del debito latente, vado sostenendo la fine dell’esperienza di sussidiarietà delle Casse di previdenza dei professionisti per la gestione della previdenza obbligatoria di primo pilastro.

Nello Speciale assemblea nazionale del Giornale della previdenza dei Medici e degli Odontoiatri, alla pag. 18: «Ci sono segnali di una volontà di riprogettare il sistema della previdenza obbligatoria italiana, che – come sappiamo – è gestita dall’assicurazione generale obbligatoria, che fa riferimento all’Inps, le gestioni sostitutive, le gestioni integrative e le gestioni proprie. E sappiamo che all’Inps ci vanno sia i lavoratori dipendenti, sia i lavoratori autonomi. Ci sono le gestioni speciali autonome: quelle dei commercianti, degli artigiani, dei lavoratori dell’agricoltura, quindi coloni, mezzadri, coltivatori diretti, ecc., che sono lavoratori autonomi e hanno la loro gestione. Ebbene, una delle ipotesi – e, vi garantisco, non sto parlando di parole, sto parlando di proposte scritte – è quella di riportare le Casse al mondo dell’Inps, nel campo delle gestioni speciali, non la Gestione separata, ma le gestioni speciali autonome. Questa è una proposta, quindi ritornare allo Stato, fare il grande Inps ed eliminare definitivamente l’esperienza di sussidiarietà, che prevedeva l’impostazione della previdenza sui corpi intermedi. L’articolo 38 della Costituzione infatti non dice che è lo Stato che istituisce o gestisce, ma integra o predispone organismi, quindi la sussidiarietà. Peraltro nel mondo Casse – e lo dico da Presidente dell’Adepp – viene usato come esempio l’Inpgi, la cui la gestione dei dipendenti è stata portata all’Inps, mentre quella dei lavoratori autonomi è rimasta nell’alveo Casse. L’idea che talvolta passa, con una certa mistificazione, è invece che tutta l’Inpgi non abbia retto. E che sia stato il primo segnale di un sistema che sta andando al suo sfilacciamento. Questa è la questione. Altre proposte scritte prevedono di dare all’Inps la competenza su una sorta di zoccolo duro previdenziale, uguale per tutti gli iscritti alle Casse, e poi dare alle Casse (quelle regolamentate da Ordini e collegi professionali) il ruolo di gestire una previdenza complementare di nuovo conio, obbligatoria. Guardate che l’esperienza ha degli antecedenti, perché l’Enasarco è proprio questo: la previdenza di primo pilastro la fa l'Inps e l'Enasarco fa una previdenza di secondo pilastro obbligatoria. Questa è una seconda ipotesi che sta girando. E vi dico che queste ipotesi hanno forti sostenitori. Ce n’erano nei precedenti governi, ma devo dire che  arrivano segnali che anche l’attuale governo possa adottare quest’ipotesi, anche in considerazione di alcune situazioni in Inps, ma non voglio adesso dare elementi di giudizio di merito. Quest’idea di accorpare tutto c’è e la sentiamo noi stessi quando andiamo ai ministeri».

Naturalmente l’Adepp si oppone ed infatti «La partita contro la ripubblicizzazione, che è data per scontata, l’abbiamo riattivata proprio la settimana scorsa, in Adepp. Su richiesta di un’altra grande Cassa, come Presidente di Adepp, ho dato avvio a un tavolo tecnico con il professor Sabino Cassese e altri tecnici – c’era anche il professor Angelo Piazza e i nostri legali – e abbiamo affrontato il tema su quali mezzi mettiamo in campo e che percorso facciamo, contro la Ripubblicizzazione delle Casse, una riforma che chiederà poi, ovviamente, il giudizio ai ministeri vigilanti ed è anche un indicatore di volontà di sistema».

Il padre dell’autonomia delle Casse previdenziali è il prof. Sabino Cassese, noto a tutti per la sua competenza e lucidità di analisi.

Il 17 giugno 2022 Sabino Cassese, classe 1935, giurista e accademico italiano, già Ministro per la funzione pubblica nel Governo Ciampi (1993 – 1994) e Giudice emerito della Corte Costituzionale, ha infiammato la platea dell’Adepp con la sua lectio magistralis sull’autonomia delle Casse dei liberi professionisti.

Le Casse, ha spiegato Cassese, sono corpi intermedi il cui ruolo istituzionale e sociale è consacrato nella nostra Carta Costituzionale. Secondo il prof. Cassese, lo Stato non ha sostenuto la loro autonomia ma ha cercato di ridimensionarla con una serie di interventi normativi succedutisi nell’ultimo trentennio.

Secondo il prof. Cassese, il legislatore nazionale avrebbe commesso due errori:

- il primo quello di ritenere le Casse, fondazioni e associazioni di diritto privato, “organismi di diritto pubblico”;

- il secondo errore quello di assimilarle alle Pubbliche Amministrazioni applicando loro norme come quelle sulla spending review e sulle procedure di evidenza pubblica.

Il prof. Cassese fa un’analisi perfetta del processo in corso di ripubblicizzazione delle Casse di previdenza dei professionisti, ma non spende una parola nel cercare di spiegare le ragioni di tale processo che il legislatore nazionale ha individuato, alzando lo sguardo sul futuro, come deve fare il regolatore previdenziale, sulla futura crisi di sistema delle Casse di previdenza dei professionisti per ragioni legate a fattori macroeconomici quali sono il calo demografico e la crisi reddituale.

Quando in un prospetto analitico, l’Adepp pubblicherà il funding ratio di ogni Cassa, e cioè il rapporto tra la patrimonializzazione e il debito latente, i professionisti comprenderanno che per ragioni di demografia e di reddittività è necessario ritornare sotto la garanzia dello Stato, trattandosi appunto di previdenza obbligatoria di primo pilastro.

È noto a tutti che nei prossimi anni l’equilibrio economico – finanziario delle Casse di previdenza non dipenderà più dai contributi versati dagli iscritti ma dal rendimento del patrimonio nel frattempo accumulato il che, tradotto in parole semplici, significa scaricare sull’iscritto, obbligato per legge ad esserlo, il rischio che contraddistingue i mercati finanziari nei quali il management delle varie Casse sarà costretto a ricercare l’extra rendimento per far quadrare i conti di sostenibilità di lungo periodo.

Non credo, francamente, che ciò sia in linea con l’art. 38 della nostra Carta Costituzionale.

A mio giudizio, come ho scritto più volte, la previdenza obbligatoria di primo pilastro dovrebbe essere uguale per tutti i lavoratori, subordinati e autonomi, pubblici e privati, gestita e garantita dallo Stato.

In questa visione le Casse di previdenza dei professionisti, consorziandosi in un’unica Cassa per ragioni di economie di scala, ben potrebbero allinearsi ai Fondi Pensioni nella gestione della previdenza complementare volontaria.

Consiglio comunque la lettura del “Sulla sostenibilità finanziaria del sistema delle Casse professionali a distanza di un decennio dalla riforma Monti – Fornero. Cosa possiamo imparare dal sistema previdenziale dei notai” di Salvatore Villani, Ricercatore di Scienza delle finanze dell’Università di Napoli “Federico II” (pag. 97 e seguenti) della Rivista trimestrale della Fondazione italiana del notariato “Imposizione della cd. previdenza di II pilastro: criticità e prospettive di riforma” a cura di Stefano Fiorentino.