La IA per la gestione del patrimonio delle Casse di previdenza

Intelligenza artificiale
Intelligenza artificiale

La IA per la gestione del patrimonio delle Casse di previdenza

 

«Nella sua accezione più elementare, l'AI è semplicemente "machine learning": la capacità di un computer di pensare, apprendere ed eseguire funzioni che associamo agli esseri umani, stabilendo regole o algoritmi da cui operare. L'AI può anche "ragionare" – prendendo decisioni sulla base di algoritmi - per scegliere risultati e informazioni.» (Fonte: www.axa-im.it).

«Applicazioni pratiche dell’IA negli Investimenti

Analisi dei Dati: L’IA può analizzare grandi quantità di dati provenienti da varie fonti per identificare tendenze di mercato e opportunità di investimento.

Previsione dei Mercati: Utilizzando algoritmi predittivi, l’IA può formulare previsioni sui movimenti dei mercati finanziari e dei singoli titoli.

Gestione del Portafoglio: I robot advisor, alimentati dall’IA, possono creare e gestire portafogli diversificati in modo automatico, ottimizzando l’allocazione degli asset in base agli obiettivi e al profilo di rischio dell’investitore.

Trading Algoritmico: L’IA può essere utilizzata per sviluppare algoritmi di trading automatico che eseguono transazioni in modo rapido e efficiente, sfruttando le opportunità di arbitraggio e di mercato.

Vantaggi dell’investire con l’IA

Analisi Dati Approfondita: L’IA può analizzare dati in tempo reale provenienti da una vasta gamma di fonti, consentendo agli investitori di prendere decisioni più informate.

Riduzione del Rischio: Utilizzando algoritmi predittivi, l’IA può identificare e mitigare i rischi di investimento, contribuendo a proteggere il capitale degli investitori.

Efficienza Operativa: L’IA può automatizzare molte attività legate agli investimenti, riducendo i costi operativi e aumentando l’efficienza complessiva».(Fonte: www.it.investing.com)

«L'IA come strumento finanziario

L'IA rappresenta una potente risorsa per interpretare, gestire ed analizzare grandi quantità di dati in modo accurato ed efficiente. Questa tecnologia avanzata offre nuovi modi di comprendere e affrontare i mercati finanziari, e i vantaggi che ne derivano sono considerevoli.

L'IA porta con sé due vantaggi distintivi che la pongono in netto contrasto rispetto ai tradizionali approcci di investimento: la scientificità e l'attrattività.

Scientificità: l'IA si distingue per la sua razionalità. È immune alle emozioni umane, il che la rende una risorsa preziosa, soprattutto durante i momenti di incertezza e turbolenza nei mercati finanziari. A differenza degli investitori umani, che possono essere influenzati dalle emozioni e reagire impulsivamente, l'IA si basa su dati e analisi oggettive per prendere decisioni di investimento, riducendo così la probabilità di errori dovuti a impulsi emotivi.

Attrattività: gli esseri umani possono essere riluttanti nell'ammettere i propri errori e talvolta rimangono ancorati a pregiudizi preesistenti. L'IA, al contrario, è notevolmente flessibile e adattabile. Risponde prontamente alle nuove situazioni e ai cambiamenti nei mercati finanziari, consentendo la creazione di strategie di investimento più flessibili e dinamiche.

Un percorso verso l'adattamento

L'IA offre soluzioni ideali per affrontare l'incertezza e la volatilità dei mercati finanziari. Le strategie basate sull'IA sono robuste, affidabili e altamente personalizzabili per adattarsi alle esigenze individuali degli investitori. Questa flessibilità rappresenta un'arma inestimabile per proteggersi dall'incertezza dei mercati, consentendo agli investitori di navigare con maggiore sicurezza attraverso le acque agitate dell'investimento finanziario.

In sintesi, l'investimento con l'IA si profila come una scelta sagace per coloro che desiderano migliorare le proprie strategie di gestione finanziaria. Questa tecnologia avanzata offre una prospettiva scientifica, elimina l'emotività e si adatta prontamente all'evoluzione dei mercati. In un mondo finanziario in costante mutamento, l'IA è destinata a diventare un alleato indispensabile per ottenere risultati più intelligenti e redditizi.» (Fonte: Creditinvest Bank).

La Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale ha pubblicato, sul sito istituzionale, la relazione conclusiva, approvata all’unanimità, e della quale l’Adepp ha dato informazione positiva, omettendo però di evidenziare le criticità che pur ci sono e sono tante.

Cosi l’iscritto è contento della sintesi “sì” e non va a leggere la relazione perché è più facile dire che tutto va bene, piuttosto che impegnarsi a risolvere le criticità, che sono tante come vedrete.

Alla pag. 14 «Si segnala, quindi, che, nonostante quasi tutti gli Enti 509/1994 siano passati al metodo di calcolo contributivo (ancorché “pro quota”), spesso non è stato adeguato a tale mutamento il regime contabile. Sarebbe pertanto auspicabile che tutti gli Enti che sono passati al contributivo, ovvero sono originariamente contributivi, adottino un sistema contabile che evidenzi separatamente nel passivo i montanti».

Accanto alla patrimonializzazione a valore di mercato, va indicato anche il debito latente e il funding ratio, che misura appunto il rapporto tra patrimonializzazione e debito latente.

Alla pag. 47 si legge: «Riflessioni ulteriori, e in termini più generali, meriterebbero i “compensi” (gettoni di presenza) percepiti dai soggetti (frequentemente i componenti del Consiglio dei delegati/C.d.A.) indicati dagli Enti per la partecipazione negli Advisory board/comitati consultivi degli OICR Alternativi nonché la trasparenza in merito al conferimento di detti incarichi. Tali compensi, sebbene finalizzati a favorire il controllo sull’andamento gestionale degli OICR, assumono importi non marginali che potrebbero andare a discapito del perseguimento del miglior interesse degli iscritti, ossia della selezione dei migliori prodotti finanziari in termini di rischio/rendimento e connessi costi».

Ricordo che io ho fatto un accesso agli atti di Cassa Forense per avere gli elenchi del 2023 e 2024 con la composizione dei CdA e Collegi sindacali di Sicav e Sicaf che gestiscono 4 miliardi, senza avere risposta, ancorché sollecitata!!

Veniamo ora, riservandomi una lettura più attenta nel proseguo, alle conclusioni sulle Casse di previdenza, pagg. 63, 64, 65 e 66:

«2.5 CONCLUSIONI SULLE CASSE DI PREVIDENZA

Le evidenze emerse nel corso dell’indagine supportano l’ipotesi che esistano margini di miglioramento delle soluzioni organizzativo-procedurali adottate dalle Casse nonché delle loro attività di investimento, anche al fine di perseguire il miglior interesse degli iscritti.

In alcuni casi potrebbero essere adottate procedure più adeguate, anche a legislazione vigente; in altri casi, invece, potrebbe risultare necessario un intervento normativo. Qui di seguito – senza la pretesa di prefigurare una lista completa di soluzioni definitive – si indicano le principali aree di possibile intervento.

  • Mancano, ad oggi, previsioni normative in tema di requisiti di onorabilità, di professionalità e di indipendenza nonché in materia di meccanismi elettorali, di numero e di durata dei mandati. In particolare, l’appartenenza degli organi di vertice delle Casse alle specifiche professioni cui sono legati i singoli enti può comportare in determinati casi l’assenza di una formazione professionale specifica nelle materie economiche, statistiche e giuridiche, presupposto necessario per l’efficace espletamento dell'incarico secondo professionalità, competenza e correttezza. Sembrerebbe, pertanto, opportuno introdurre regole più chiare e stringenti, prevedendo un necessario “bilanciamento” tra vincoli alle politiche di investimento delle Casse (si è in attesa dal 2012 del decreto MEF sugli investimenti) e l’adeguatezza della corporate governance degli Enti. La frammentazione esistente fra le diverse strutture di governo societario e gli eterogenei regimi contributivi andrebbe ridotta, e per rendere più omogeneo il primo pilastro fornito dalle Casse professionali e anche per favorire possibili forme di aggregazione.
  • Dall’analisi delle strutture organizzative, ed in particolar modo degli uffici/strutture che si occupano delle attività di gestione e di controllo degli investimenti, emerge che, a livello aggregato, le Casse impiegano mediamente 11 risorse umane nell’Area Patrimonio (pari al 10 per cento della dotazione complessiva di personale). In termini di Asset Under Management (AUM), dalle analisi svolte – sempre a livello aggregato - emerge che le 11 risorse umane gestiscono/monitorano, a livello di singola risorsa umana, investimenti pari in media a circa 0,54 miliardi di euro. Tale aspetto pone profili di attenzione circa l’effettiva capacità dell’Ente di monitorare in maniera efficace ed efficiente il portafoglio investimenti riuscendo, pertanto, ad ottimizzare il binomio rischio-rendimenti.
  • Nell’attività di investimento delle Casse si registra un forte coinvolgimento degli advisor. Tale coinvolgimento, dovrebbe peraltro supportare le Casse nella definizione di politiche di investimento che tengano conto delle differenti specificità delle platee di riferimento, che pure esistono, essendo correlate a diverse categorie di professionisti. Tuttavia dall’indagine è emersa una certa omogeneità delle politiche di investimento, che sembra quindi non essere in linea con tale premessa. Inoltre, nella comparazione delle politiche di investimento delle diverse Casse, si è riscontrata l’assenza (cfr. grafici a pag. 60 e 61) di una diretta relazione tra rischi e rendimenti. Inoltre, nel periodo considerato risulta che la sommatoria dei saldi previdenziali e assistenziali (pari a 21,89 miliardi di euro) è prossima alla sommatoria dei risultati di esercizio (pari a 21,92 miliardi di euro). In conclusione, sembrerebbe opportuno rafforzare quantitativamente e qualitativamente le strutture interne delle Casse nonché la “robustezza” delle procedure secondo le quali le Casse interagiscono con gli advisor, al fine di gestire il rischio di eccessivo “affidamento”.
  • Dall’analisi dell’informativa contabile delle Casse emergono significativi profili di attenzione sulle seguenti aree: i) gestione del portafoglio immobiliare (bassa redditività) e crediti verso inquilini (morosità); ii) crediti contributivi nei confronti degli iscritti (stock significativo), meccanismi di recupero e mancata iscrizione di adeguati fondi di svalutazione crediti; iii) spese sostenute per il contenzioso (rischio di antieconomicità del giudizio promosso); iv) componenti di costo degli strumenti finanziari acquistati. In materia, si dovrebbe semplificare e razionalizzare il sistema dei controlli attualmente in essere al fine di armonizzare la vigilanza ed evitare duplicazioni di attività, dispersione di dati e sovrapposizione di scadenze.
  • Dall’indagine è emersa la presenza di OICR dedicati alla singola Cassa (sottoscrittore al 100 per cento) nonché la presenza di un asset manager (controllato al 100 per cento) all’interno di una Cassa. Ciò solleva profili di attenzione sulla complessiva operatività di tali intermediari/strumenti, soprattutto con riferimento ai costi, agli aspetti remunerativi del management e alla gestione di possibili conflitti di interesse. Riflessioni ulteriori e in termini più generali, meriterebbero poi i “compensi” (gettoni di presenza) percepiti dai soggetti (frequentemente i componenti del Consiglio dei delegati/C.d.A.) indicati dagli Enti per la partecipazione negli Advisory board/comitati consultivi degli OICR Alternativi.
  • Con specifico riferimento ai Bilanci tecnici, si registrano “ritardi” di circa un anno tra la loro redazione/approvazione e il relativo periodo di riferimento. Ciò determina che le elaborazioni effettuate e le proiezioni contenute nei Bilanci tecnici, e disponibili, tempo per tempo, hanno un gap temporale di circa quattro anni rispetto all’effettivo andamento/situazione degli iscritti/pensionati (per ogni categoria di riferimento). Sarebbe necessario ridurre tale gap temporale e incentivare la predisposizione di Bilanci tecnici specifici (oltre che standard). Documenti, quest’ultimi, fondamentali per definire l’ALM, da cui poi discendono l’AAS e l’AAT.
  • Gli investimenti in OICVM nonché in OICR Alternativi sono realizzati in maniera molto significativa attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari di diritto estero. Occorre riflettere sia sulle “effettive” differenze in termini di rapporto rischio/rendimento tra gli strumenti nazionali e non nazionali sia sulla “capacità” dell’industria dell’asset management nazionale di far fronte e assistere le esigenze di investimento di investitori istituzionali come le Casse previdenziali.
  • Sugli aspetti contabili, un controllo esterno al quale sono sottoposti gli Enti previdenziali privati è quello svolto dalle società di revisione che certificano la corretta redazione delle scritture contabili di rendicontazione (art. 2, comma 3, del d.lgs. n. 509/1994). In materia, sarebbe opportuno estendere agli enti di previdenza l’applicazione delle più stringenti disposizioni previste dal d.lgs. n. 39/2010 in materia di “revisione legale” in linea con quanto già previsto per le associazioni e le fondazioni del Terzo settore.

In conclusione, la sostenibilità di lungo termine delle Casse previdenziali dipende da una pluralità di fattori, riconducibili essenzialmente all’andamento del saldo della gestione (somma dei saldi di previdenza e di assistenza) e al rendimento del patrimonio accumulato.

Sull’andamento della gestione previdenziale, espresso dal saldo per contributi e prestazioni, incidono i regimi contributivi e prestazionali, oltre che le caratteristiche reddituali e socio-demografiche dei diversi bacini di riferimento delle Casse di previdenza. Per quanto riguarda, invece, la redditività degli investimenti, particolare importanza rivestono le efficaci e consapevoli scelte di investimento nonché gli adeguati sistemi di corporate governance. In materia, occorrerebbe quindi rafforzare le forme di controllo e sulle modifiche degli statuti e dei regolamenti e sul profilo rischio-rendimento degli investimenti effettuati.

Concludendo, l’auspicio è che la presente Relazione risulti utile a stimolare il dibattito del Governo, del Parlamento e delle Istituzioni, anche per promuovere le opportune o necessarie iniziative di carattere normativo.»

Alla luce di tutto questo, io consiglio a tutte le Casse di previdenza di consorziarsi, utilizzando la IA, per creare un unico centro di comando per la gestione unitaria dell’intero patrimonio.

Già questo comporta un sostanzioso risparmio di spese, che sin traduce in un immediato aumento del rendimento.

L’unione, anche in economia, fa la forza e l’interesse è comune, a prescindere dalle singole specificità, a conseguire il maggior rendimento con il minimo rischio.

Lo and Behold: Il futuro è oggi!