Per un confine tra Colli a Volturno e Fornelli

Fornelli
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Per un confine tra Colli a Volturno e Fornelli

Gli abitanti di due comuni limitrofi della provincia di Isernia, Colli a Volturno e Fornelli, esercitavano anticamente gli usi civici in un «comprensorio di territorio» che, come si legge nel Catasto Onciario collese (1749), «si controverte con l’Università di Fornelli volgarmente detto la lite delli Fornelli intentata fin dall’anno 1585, li di cui confini cominciano dalle Tavernole a Capolaselva di Valleporcina ed indi camminando per la strada Francesca antica per la Fonte di S. Nicola e fonte dell’Acquaro, confina con Colle Roccio e Feudo di S. Vito, che non rende a questa Università frutto alcuno mentre l’estaglio di detti territori controversi si corrisponde all’Ill.stre Possessore Padrone comune di questa terra con quella delli Fornelli da molti anni addietro e propro da quel tempo che cominciarono detti territori a coltivarsi quando prima nel principio di questo secolo erano boscosi» (Archivio di Stato di Napoli, “Regia Camera della Sommaria”, Catasti Onciari, vol. 1579, f. 280).

La contrada era boscosa e ricoperta in parte da arbusti almeno fino agli inizi del Settecento, ma, essendo stata dissodata dagli abitanti di Colli e Fornelli, i quali avevano messo a cultura le terre a destinazione agraria, i marchesi Carmignano d’Acquaviva, feudatari di entrambi i comuni molisani, avevano imposto un canone d’affitto per poter continuare a coltivare quei fondi. «Per causa di un nuovo epitaffio piantato di notte tempo dai fornellani», si legge nel Catasto Onciario di Colli, «li collesi debbono pagare l’estaglio delli territori che devono egualmente coltivarsi da questi cittadini con quelli delli Fornelli alla ragione di ogni sette tomola uno al detto Possessore e quelli di Colli ogni dieci tomola uno» (Ivi, ff. 280-281).

A partire dal 1708 l’Università di Colli si era rivolta più volte al Sacro Regio Consiglio, un tribunale del regno di Napoli preposto a risolvere le liti di natura feudale, per abrogare l’imposta e, nonostante le sentenze favorevoli, i sindici alla fine decisero di recedere dai loro propositi «per timore riverenziale a detto illustre Possessore che di fresco aveva preso il possesso di questa terra» (Ivi, f. 281).

La vertenza tra le Università di Colli e Fornelli e i loro feudatari era stata risolta definitivamente dopo l’eversione del feudalesimo nel regno di Napoli nel 1806. Tra il 13 e il 14 luglio 1813 l’Intendenza della provincia di Terra di Lavoro, distretto amministrativo di riferimento del comune collese, in accordo con l’intendente del Contado di Molise, nel cui territorio rientrava Fornelli, aveva stabilito la divisione del «comprensorio di territorio» oggetto di lite (Archivio storico del comune di Colli a Volturno, b. 127, f. 3871, Relazione sulla sistemazione dei demani del Comune di Colli a Volturno, pp. 71-72).

«Dichiariamo: che essendoci recati nel Comune di Colli compreso nel Circondariato suddetto abbiamo verificato che tra il Comune medesimo e l’altro limitrofo di Fornelli esisteva un’antica e accanita questione di promiscuità, la quale derivava parte per comunione generale nascente da servitù reciproche e parte per comunione particolare che aveva origine da una causa di condominio» (Ivi, pp. 72-73).

Si era prescritto nel primo caso lo scioglimento delle «servitù reciproche senza compensi», mentre nel secondo di stimare «i diritti di ciascun luogo, aggiungendo al calcolo il numero complessivo degli animali portati al pascolo». Nonostante le lamentele degli amministratori locali di Colli e Fornelli, si decise di sciogliere «la comunione la quale nasceva da servitù reciproche, senza che un Comune avrebbe potuto pretendere dallo altro alcun compenso e si sarebbe conosciuta la linea di confinazione che ora andrà a descriversi, la quale è stata regolata su di un legale arbitrato fatto nell’anno 1692» (Ivi, pp. 74-75).

Il confine «comincia dal punto detto le Tavernole ed attraversa la strada nominata Francesca Vecchia, che va radente le falde dei monti detti Colle di Mezzo, Colle delle Pesche, Colle Tangredi, e Colle Cervaro, e giunge ad un fonte di acquaviva detto San Nicola e si prolunga fino alla altro fonte detto delli Carpini, dove termine la linea di confinazione dei due Comuni» (Ivi, pp. 75-76).

Per quanto riguarda la promiscuità «che nasceva dal condominio particolare», infine, questa «era limitata sopra i fondi denominati Selvapiana e Serraglie i quali sarebbero divisi in due parti eguali e ciascun comune ne avrebbe per recapito una metà, che corrispondeva al sito più prossimo al suo abitato, essendosi considerato che Fornelli aveva un maggior numero di anime, ma Colli possedeva più bestiame per cui controbilanciando i bisogni di ciascun luogo, ne è risultato, che il calcolo della metà è il più equo e proporzionato» (Ivi, p. 81).