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Ereditare un feudo? Non è così facile. Un Relevio abruzzese per il ducato di Tagliacozzo

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Ph. Federico Radi / Natura

Dopo la morte di Filippo II Colonna, duca di Tagliacozzo, avvenuta il 6 novembre 1714, era stata inoltrata alla Regia Camera della Sommaria una Petizione del Relevio dal figlio, Fabrizio II. La Significatoria, che autorizzava la liquidazione della tassa, invece, è datata il 28 febbraio 1716.

Il nobile entrava così in possesso del feudo di Tagliacozzo e degli altri beni feudali di proprietà della sua famiglia in «Apruzzo Citra e Ultra». Il casato dei Colonna era diventato proprietario di numerose baronie abruzzesi a partire dal XV secolo, dopo molti conflitti politici e militari con la corte napoletana e l’aristocrazia locale (compresi i rivali storici, gli Orsini).

Il re Federico I d’Aragona aveva concesso nel 1497 la contea di Tagliacozzo e alcuni feudi limitrofi (Avezzano, Cappadocia, Capistrello…) al capitano Fabrizio Colonna, duca dei Marsi. Questi, inizialmente, aveva appoggiato il sovrano francese Carlo VIII di Valois nella sua venuta in Italia per rivendicare la corona napoletana. Successivamente, aveva scelto di allearsi di nuovo con gli Aragonesi, ottenendo come ricompensa un consistente numero di feudi in Abruzzo Citeriore e in quello Ulteriore.

In seguito alla scomunica di papa Alessandro VI Borgia (1502) dovuta al sostegno dato a Federico d’Aragona, Fabrizio Colonna aveva perso tutte le sue proprietà, riottenute l’anno successivo dopo la morte del pontefice. Da allora e per i successivi due secoli, il casato dei Colonna aveva conservato il titolo di duchi di Tagliacozzo.

Il Relevio (o Laudemio) era un tributo introdotto nel Regno di Napoli dai normanni nel XI secolo ed era corrisposto dai baroni per la successione feudale. In origine, solo i valvassori, i subordinati dei vassalli, erano tenuti a pagare la tassa e, in secondo momento, era stata prescritta a tutti i feudatari. Entro un anno dalla morte del barone, il suo erede inoltrava alla Regia Camera della Sommaria la Petizione del Relevio: il futuro vassallo, per assolvere i suoi doveri fiscali, proponeva una somma di denaro che si riteneva congrua al valore della baronia soggetta all’imposta di successione.

Il barone presentava anche un carteggio, definito erroneamente Relevio, che attestava il legittimo possesso dei feudi per diritto ereditario e la lista delle rendite, onde giustificare l’offerta monetaria della Petizione. A sua volta, la Regia Camera della Sommaria apriva un’istruttoria per accertare la veridicità delle dichiarazioni del feudatario.

Qualora non ci fossero stati problemi durante le operazioni di verifica, si inoltrava al barone la Significatoria del Relevio per liquidare la tassa da versare nelle casse reali. Questa era pari alla metà delle rendite dei beni feudali, decurtata dell’adoa – il tributo sostitutivo del servizio militare che ogni barone doveva prestare al re in cambio dell’investitura feudale. Il feudatario, infine, veniva iscritto nei Cedolari - il registro dove si annotavano le imposte dovute dai vassalli al re di Napoli - come legittimo possessore del feudo.

La Petizione del Relevio di Fabrizio Colonna era stata stilata dopo la morte del padre tra il 1714 e il 1715, presentando tutte le rendite delle sue proprietà. Il pagamento del tributo, invece, era stato saldato solo nel 1746.