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We are Anonymous. We are Legion. We do not forgive. We do not forget. Expect us.

Anonymous
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We are Anonymous. We are Legion. We do not forgive. We do not forget. Expect us

 

Anonymous: la storia 

L’origine di Anonymous risale al 2003/2004, ad opera di un gruppo aggregatosi su “4chan”, un  sito web imageboard (sito o forum sprovvisto di archivio per i post e i thread, e dove la maggior parte dei contenuti postati sono immagini) in lingua inglese  fondato da Christopher Poole  nel 2003, tuttora attivo, dove gli utenti, in genere, pubblicano i loro contenuti in forma anonima.

Il sito era considerato una specie di “black hole” del web a causa della massiccia quantità di materiale pornografico e di contenuti “forti” che affluisce continuamente sul canale, attività favorita proprio dalla condizione di anonimato degli utenti e dalle singolari peculiarità del sito.

La bacheca “Random” è la più celebre e popolare caratteristica del sito. Conosciuta anche come “/b/”, è caratterizzata dalla scarsissima regolamentazione sui contenuti pubblicabili.

Nel 2003 gli utenti  utilizzavano la bacheca online principalmente per scrivere, postare immagini ed anche organizzare trolls (scherzi) su internet.

I bersagli del gruppo di allora erano per lo più ragazzine colpevoli di aver respinto o tradito qualche frequentatore di 4chan, chi maltrattava animali o qualsiasi altro utente che in qualche modo attirava l’antipatia del gruppo. 

Col tempo una parte della comunità del sito si organizzò e prese il nome di Anonymous.

Nel 2007 il gruppo balzò improvvisamente alla ribalta per un attacco DDoS (invio intenzionale di grandi quantità di dati a un obiettivo da diverse fonti per impedire a un utente, un gruppo di utenti o un’organizzazione di accedere a una risorsa di rete), sferrato alla piattaforma di gioco online “Habbo Hotel”, attacco motivato dalle politiche razziste dei moderatori del gioco.

Un anno dopo, nel 2008, a causa della pubblicazione di un video relativo ad un’intervista all’attore Tom Cruise e poi successivamente ritirato da internet dalla chiesa di Scientology che ne rivendicava i diritti, Anonymous, che lo riteneva un tentativo di censurare internet, si scagliò contro Scientology pubblicando documenti segreti e mettendo in atto diverse azioni di disturbo.

Durante questa operazione venne caricato in rete il primo messaggio di Anonymous: un appello in video ad unirsi al gruppo per chiunque avesse a cuore la libertà della rete.

Fu allora che il mondo venne a conoscenza dell’esistenza di Anonymous. Ma la protesta contro Scientology proseguì anche fuori dalla rete attraverso manifestazioni in una cinquantina di città sparse per il mondo.

 

Anonymous: il simbolo

Durante le manifestazioni contro Scientology, tutti i manifestanti e i membri di Anonymous decisero di coprirsi il volto con sciarpe e bandane per proteggere la propria identità.

Alcuni partecipanti preferirono invece indossare la maschera di Guy Fawkes (il cospiratore che nel 1605 tentò di assassinare, senza riuscirci, re Giacomo I e tutto il Parlamento inglese mediante l’esplosione di 36 barili pieni di polveri da sparo) e nei video che seguirono e che furono pubblicati online, furono proprio quelle maschere a catturare l’attenzione del pubblico.

La maschera di Fawkes divenne così il simbolo del primo gruppo di attivisti ribattezzati con la definizione “hacktivists” su internet.

Divenne molto noto anche il motto adottato dal collettivo:

”We are Anonymous. We are Legion. We do not forgive. We do not forget. Expect us” (Siamo Anonymous. Siamo legione. Non perdoniamo. Non dimentichiamo. Aspettateci).

 

Anonymous: in seguito 

Anonymous intraprese operazioni sempre più significative politicamente, per esempio sostenendo le proteste contro il governo di Ahmadinejad in Iran o con ”Operation Payback” (nata come rappresaglia agli attacchi contro siti BitTorrent da parte di grandi gruppi anti-pirateria) e supportando WikiLeaks con “Operation Assange” e contro l’Isis (l’organizzazione terroristica responsabile degli attacchi che hanno colpito Parigi  nella notte del 13 novembre 2015).

L’operazione più nota è però “Occupy Wall Street”, nel 2011, con la quale Anonymous appoggiò la protesta contro la concentrazione della ricchezza nelle mani dell’uno percento della popolazione, guadagnandosi definitivamente  l’appoggio della stampa e dell’opinione pubblica.

 

Anonymous: la struttura

Anonymous è un collettivo formato da varie tipologie di talenti informatici e non è dotato di alcuna gerarchia.

In quanto struttura decentrata, è caratterizzato da varie fazioni, espressioni di diverse aree geografiche.

Un’organizzazione fluida e flessibile, dunque, che permette a chiunque, in tutto il mondo, purché in grado di contribuire alle operazioni (comunicate attraverso servizi di messaggistica, forum e chat private) di entrare a farne parte.

Questa caratteristica permette agli hacktivisti di organizzarsi sia in maniera autonoma che partecipando ad operazioni complesse, coordinate in modo da coinvolgere anche migliaia di persone, come nell’operazione “Payback” (resa dei conti).

Nel frattempo però, riconosciuta la pericolosità degli attacchi informatici, si è sensibilmente alzato anche il livello di difesa degli obiettivi sensibili un po’ ovunque, rendendo più arduo il compito degli hackers.

 

Anonymous: gli scopi

Il gruppo dichiara di battersi affinché siano garantite la libertà di espressione e la giustizia.

Nel drammatico conflitto in corso tra Russia e Ucraina, Anonymous si è schierato a fianco di quest’ultima chiamando a raccolta con un video-messaggio ogni hacker disponibile.

Attualmente non vi sono notizie di attacchi informatici in grande stile da parte del collettivo Anonymous nel conflitto, ma vengono riportate diverse azioni dimostrative che hanno provocato il blocco temporaneo di media e agenzie di news tra cui l’agenzia Tass e l’emittente RT, e quella più che altro simbolica a carico del sito del Cremlino, bloccato anch’esso per alcune ore.  

Bisogna però aggiungere che a fianco di Kiev si sono schierati spontaneamente anche altri gruppi di hackers come  Liberland, Pwn-Bär Hack Team, che ha messo online i dati di un produttore di armi bielorusso.

Presenti anche  GhostSecurity, noto per aver condotto diversi attacchi informatici contro l’Isis, e il gruppo dissidente bielorusso Belarus Cyber-Partisan, che è riuscito a infiltrare il network ferroviario mettendo fuori uso alcuni servizi e bloccando alcune tratte, in particolare quella che collega la capitale con Orsha, rallentando così il trasferimento di truppe russe e mettendo a segno l’attacco più significativo fino ad ora.

Presenti anche altri hackers provenienti da vari paesi dell’unione europea, richiamati dall’appello del presidente ucraino del 24 febbraio dopo il triplice attacco informatico di tipo DDoS sferrato proprio il giorno precedente all’attacco russo e diretto contro diverse agenzie governative e alcuni istituti di credito ucraini.

I cyber attacchi di fonte russa, da taluni attribuiti a Sandworm, nota organizzazione di cybercriminali sospettata di essere in contatto con il Governo russo e il GRU, l’intelligence militare russa, hanno anche causato la diffusione di malware (Cyclops Blink ed HermeticWiper) estremamente distruttivi. Questa è la situazione al momento ma è presumibile che l’andamento degli attacchi informatici si modifichi in base all’evoluzione sul campo della guerra in atto, sia dall’una che dall’altra parte.

 

Anonymous: gli interrogativi

Anonymous è tutto quello che si è provato a sintetizzare fin qui e probabilmente molto altro ancora.

È una sigla dietro la quale si cela una collettività di individui dichiaratamente uniti dal comune interesse alla trasparenza dell’informazione, alla libertà di espressione e ad una sorta di giustizia sociale.

È anche un ambito di ideazione, progettazione e realizzazione di cyberattacchi a danno di chiunque, pubblico o privato che sia, venga considerato un ostacolo agli obiettivi perseguiti.

Anonymous agisce dunque compiendo azioni considerate illegali pressoché ovunque e perseguite penalmente con severità e, così facendo, mette a nudo dati spesso considerati attinenti alla sicurezza collettiva e per ciò stesso protetti dal segreto.

La selezione dei bersagli da colpire è compiuta in nome di quegli ideali di cui si è detto ma sappiamo ben poco dei meccanismi decisionali che la guidano.

Non sappiamo neanche se di Anonymous facciano parte solo idealisti visionari o anche persone portatrici di interessi concreti in ipotesi in conflitto con quegli ideali.

Certo è che Anonymous è una sfida immanente alla democrazia: la spinge dichiaratamente alla trasparenza ma al tempo stesso ne contesta e viola le regole; si presenta come difensore dei diritti umani, includendovi quello alla conoscenza senza limiti, ma li ridisegna secondo una sua intransigente visione.

Certo, infine, che Anonymous si schiera oggi dalla parte degli oppressi, quella giusta per definizione, ma, ancora una volta ed inevitabilmente, lo fa a modo suo, con i suoi mezzi e con le sue strategie.

Nascono domande e non si sa bene che rispondere, non chi scrive almeno.