Gran Bazar
Mentre scriviamo mancano poche settimane alle elezioni politiche.
I media propongono a cadenza quasi giornaliera sondaggi sui possibili esiti e chi ama tenersi informato li legge ora con giubilo ora con preoccupazione a seconda del suo orientamento.
I leader politici e i candidati schierati nelle varie liste rilasciano a ritmo incessante dichiarazioni sulle mille cose che, se vittoriosi, si impegneranno a fare per il bene comune.
Dal canto loro, i giuristi si affacciano su questo enorme mercato informativo con un duplice interesse: capire che ne sarà del Paese e chi ne reggerà le sorti ma anche quali direttrici normative saranno privilegiate nella prossima legislatura e di quali ideologie saranno figlie.
Anche noi abbiamo questo interesse e, poiché concorriamo a confezionare una rivista focalizzata sulla branca penale, abbiamo tentato di comprendere cosa pensano di questo e quello le formazioni politiche che, secondo i sondaggi del momento, possono contare sul maggiore consenso elettorale.
Abbiamo tentato, sì, ma non ci siamo riusciti.
La colpa, inutile girarci attorno, è solo nostra.
Non abbiamo intelletti così sofisticati e duttili che ci consentano di attribuire il giusto significato al detto e al non detto, all’urlato e al sussurrato, al programma nero su bianco e al post lanciato urbi et orbi su ogni piattaforma sociale che si rispetti.
Non possediamo chiavi di decriptazione da usare per capire il valore degli aggiornamenti e delle evoluzioni programmatiche e di dettaglio.
Siamo inadeguati, punto.
Questo è già chiaro ma desideriamo che non rimanga alcun dubbio al riguardo.
Ed ecco la prova regina.
Pensavamo che, pur dopo il varo e l’attuazione della riforma Cartabia nella parte dedicata alla giustizia penale, ci fosse ancora bisogno di attenzione in vari ambiti che ci sembravano importanti.