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Gian Butturini: intervista ai figli

Gian Butturini, London - dittico bancario della City e hippie - 2 stampe fineart, tiratura di 5, cm 75x60 cad.
Gian Butturini, London - dittico bancario della City e hippie - 2 stampe fineart, tiratura di 5, cm 75x60 cad.

La galleria d’arte Studio Cenacchi di Bologna ospita fino al 29 maggio la mostra FROM LONDON TO FREE DERRY di Gian Butturini (1935-2006).

Tutte le opere allestite sono visionabili qui: LINK

Incontro i figli Marta e Tiziano Butturini, responsabili dell’Archivio intitolato al padre.

 

D. Per cominciare vi chiedo di introdurre brevemente la figura di Gian Butturini.

Gian Butturini (1935-2006) era un designer di successo che sull’onda del ’68 scoprì con rara sensibilità la fotografia. A Londra per l’allestimento di uno stand che aveva progettato iniziò a cambiar vita, lavoro e propositi documentando con la Nikon le pulsioni, le contraddizioni e il fascino della Swinging London. Il libro LONDON BY GIAN BUTTURINI divenne presto un “cult” nella storia del fotogiornalismo internazionale. Molti anni dopo Martin Parr lo riconobbe facendo di Gian Butturini l’unico italiano tra i grandi fotografi non inglesi della mostra STRANGE AND FAMILIAR esposta al Barbican londinese e alla Manchester Art Gallery negli anni 2016-2017.

Nella sua esistenza nostro padre fece una scelta di campo dichiarando sempre con nettezza e trasparenza il suo impegno sociale e politico dalla parte degli ultimi. Con i reportage fotografici, il design della contro informazione, i suoi film e documentari.

 

D. Successivamente al cambiamento della sua vita a partire dal 1969, quali altri, tra gli innumerevoli reportage, volete citare?

Dopo London fu affascinato dalla Cuba di Fidel allora mitica per molti. Poi documentò la feroce repressione inglese nell’Irlanda del Nord. Al Festival mondiale della gioventù di Berlino del ’73 fotografò Angela Davis e Yasser Arafat. Nel Cile di Salvador Allende visse le fasi precedenti al golpe di Pinochet. Ritornò in Cile alla fine degli anni ’80 in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II. Particolarmente significativi anche i reportage nella Repubblica Saharawi, in Chiapas e in India. Per trent’anni, dopo avere collaborato con Franco Basaglia pubblicando “Tu Interni, Io Libero”, seguì a Trieste le tappe evolutive della nuova psichiatria.  Per l’Italia anche il volume “I Metalmeccanici”.

 

D. Il libro “London” è stato ristampato nel 2017 (Damiani editore) in seguito all’interessamento del noto fotografo Martin Parr che ha vergato una entusiastica prefazione alla nuova edizione. Cosa è successo dopo?

Nella prefazione Martin Parr definiva il libro un “gioiello nascosto” rammentando di avere scelto di averlo anche nella mostra  STRANGE AND FAMILIAR, da lui curata, per svelare agli inglesi l’originale contributo reso da Gian Butturini al racconto fotografico di Londra: “utilizzando i suoi notevoli talenti nel disegno grafico combinò ogni serie di trucchi per costruire la sua narrazione, dalla grafica alla carta strappata, dai disegni e dall’ingrandimento di singoli dettagli delle sue immagini”. Poi accadde l’imprevedibile. Nel 2019 una studentessa afro britannica di Bristol sostenne che due foto di London, impaginate una accanto all’altra, erano “razziste”. Il dittico comprende una donna di colore con la divisa della “London Underground” e il gorilla dello Zoo in gabbia. Per mesi in UK infuriò polemica sui social network tanto che Martin Parr messo alle corde come editor del libro riconobbe fondate le contestazioni chiedendo l’invio al macero delle copie rimaste. Naturalmente noi della Associazione Gian Butturini ci opponemmo con vigore riuscendo ad ottenere che, in base al contratto vigente, almeno l’editore Damiani cedesse agli eredi le copie del libro ritirate dalla distribuzione.

 

D. Lo scorso 7 aprile c’è stato un incontro Zoom (disponibile sul canale youtube di Studio Cenacchi) in cui, tra gli argomenti trattati, si è approfondita la tematica molto attuale della Cancel Culture. So che l’Associazione Gian Butturini, vostro tramite, ha cercato di confrontarsi con Mercedes Baptiste Halliday, la citata studentessa afro britannica, e con varie associazioni africane. Che riscontro avete avuto?

La Cancel Culture sta avendo seguito particolarmente nel mondo anglosassone. Sto leggendo al riguardo “Bianco” di Bret Easton Ellis, “Fragilità Bianca” di Robin D’Angelo e “L’era della suscettibilità” di Guia Soncini. Nel nostro caso a mio parere non ci sono tuttavia i presupposti. Nessuno può seriamente accomunare mio padre con personaggi compromessi con un passato razzista. La vita e le sue opere dimostrano con evidenza il contrario. Quanto alle due foto appaiate l’introduzione dell’autore dà la chiave interpretativa autentica. Lo stereotipo razzista si trasforma nella più aspra critica contro ogni segregazione. I fatti e ricerche recenti hanno accertato che questa polemica surreale sulle foto interpretate come “razziste” celava in realtà obiettivi di potere contro la persona di Martin Parr. Una campagna nefasta che peraltro continua ma Gian Butturini non può essere per questo dileggiato ingiustamente post mortem. I nostri contatti con alcune associazioni di persone di colore troveranno a breve ragionevoli riscontri. 

 

D. La mostra a Bologna, curata da Gigliola Foschi, contiene anche fin dal titolo opere provenienti da un altro importante foto-libro: “Dall’Irlanda dopo Londonderry”. Di cosa si tratta?

Nei giorni successivi alla strage del Bloody Sunday accaduta il 30 gennaio 1972 a Derry, mio padre si recò in Irlanda del Nord. I parà inglesi avevano appena ucciso tredici persone inermi che civilmente stavano manifestando con Bernardette Devlin, allora giovanissima neoeletta nel Parlamento britannico in rappresentanza dei cattolici repubblicani. Nel 2010 di fronte alla Camera dei Comuni il premier conservatore David Cameron riconobbe che si trattò di un eccidio “ingiustificato e ingiustificabile”. Il reportage è vibrante e intenso, denuncia in particolare la fase in cui venivano date alle fiamme le case delle famiglie cattoliche che abitavano a Belfast e Derry, mescolate a quelle degli unionisti. Con una fotografa americana di LIFE mio padre visse giornate di forti tensioni in una fase cruciale della storia irlandese. Le foto della mostra FROM LONDON TO FREEY DERRY di Gian Butturini pongono in evidenza due realtà UK che appaiono lontanissime tra loro: Londra e le principali città del Nord Irlanda britannico. Scene pur controverse di vita metropolitana e stato d’assedio militare. Entro l’anno contiamo di ripubblicare, 50 anni dopo, il reportage nord irlandese.

Gian Butturini Cover del libro Dall'Irlanda dopo Londonderry stampa fineart, tiratura di 5, cm 75x60
Gian Butturini Cover del libro Dall'Irlanda dopo Londonderry stampa fineart, tiratura di 5, cm 75x60

 

D. Un ricordo ciascuno, di qualsiasi tipo, di vostro padre.

Marta:

Quando mio padre tornava dai suoi viaggi, aveva sempre la valigia piena di oggetti tipici del posto in cui era stato, io sin da bambina fino ad adolescente/donna, aspettavo con emozione il suo ritorno, per riabbracciarlo e per scoprire insieme a lui cosa custodiva la valigia!

Questi sono i miei ricordi: Dei bonghi di terracotta e pelle di cammello dal Sahara, una bambolina di fili di lana bianca e marrone dal Cile, sigari, rhum, e musica da Cuba, strumenti musicali tipici dal Chiapas, sciarpe di cotone colorati dall' Eritrea, tessuti, spezie, colori, statuine sacre dall' India.

Insomma era sempre bellissimo quando tornava!

Tiziano:

Più d’uno. Era una persona di spirito. Quando gli chiesi perché in Irlanda si faceva ritrarre con la testa al riparo nella giacca a vento disse in slang bresciano: “là nevicavano pallottole”. In Germania est sotto i miei occhi per testare i tedeschi lanciava, divertito, monetine aspettando che con grande correttezza i passanti gliele riportassero. A Berlino ad un ricevimento ufficiale l’ambasciatore cubano si avvicinò dicendogli: “Dì al compagno Berlinguer che la Rivoluzione si fa con le armi tra le mani!” Sorrise. Al ritorno dal viaggio con le milizie del Fronte Polisario raccontò di avere davvero temuto quando la colonna armata di Range Rover sconfinò in un campo minato sotto il fuoco dei Mirage marocchini. Commentò: “… ma io sapevo di essere un uomo fortunato”

 

Gian Butturini, London - Anziano homeless - Stampa ai sali d'argento, tiratura di 10, cm 25 x 37,5
Gian Butturini, London - Anziano homeless - Stampa ai sali d'argento, tiratura di 10, cm 25 x 37,5
Gian Butturini, Free Derry - stampa ai sali d'argento, tiratura di 10 - cm 25x37,5
Gian Butturini, Free Derry - stampa ai sali d'argento, tiratura di 10 - cm 25x37,5